Il pesce salterà fuori dal barile?

Ci sono verità scomode persino da pensare quando si parla di crisi, di lavoro e redditività. Una di queste riguarda il sottile confine tra la congiuntura economica e la competenza professionale e rimanda alla domanda che molti di noi si pongono quando si trovano di fronte a situazioni occupazionali difficili o a prospettive societarie cupe: è colpa solo del mercato o anche di chi amministra la baracca?
In altre parole, il disastro di molte aziende è interamente da attribuire a cause esogene o c’è una responsabilità interna?
Per mia minima esperienza non ho esitazioni. Dietro molti fallimenti attuali – intesi in senso lato, e non esclusivamente giuridico – ci sono scarsa professionalità, menefreghismo, pochezza intellettuale. Poi c’è la crisi, certo. Ma quella fa parte di un altro sistema di rischio, meno masochista.
Punto e a capo.
Il Giornale di Sicilia ieri ha lanciato le sue nuove tariffe per gli abbonamenti digitali, proponendo sconti del 27 per cento rispetto allo scorso anno. Il quotidiano di Palermo attraversa, come altri giornali, una profonda crisi ed è giusto che si muova con nuove strategie imprenditoriali. Solo che a guardare i prezzi sembra che le intenzioni si siano fermate alle parole, e che nessuno dell’intelligence economica di via Lincoln si sia presa la briga di smanettare con un computer per vedere cosa fa la concorrenza.
Il GdS vende un abbonamento annuale per una edizione a 189 euro e per tutte le edizioni provinciali il prezzo sale a 252 euro.
Per la Repubblica, il Corriere della Sera, il Mattino e molti altri quotidiani italiani bastano 179,99 euro, allegati ed edizioni provinciali inclusi.
La Sicilia di Catania offre lo stesso servizio per 199,99 euro e non risultano (almeno su iTunes) restrizioni sulle edizioni locali.
La Gazzetta del Sud dà il suo prodotto a 149,99.
Punto e a capo.
Riflessione finale. Su quali progetti e prospettive si può costruire il rilancio di un quotidiano in crisi se non si rispetta l’abbecedario del mercato? Come può il GdS sperare, con questi numeri, di essere competitivo? Probabilmente certi passi sono ispirati di certo da buona fede, ma purtroppo risentono di una pessima conoscenza dei mezzi, di una lettura superficiale delle tendenze e – va detto – di una vetustà imbarazzante del management. Imbarazzante non in senso anagrafico, naturalmente, ma culturale.
Ci sono verità scomode persino da pensare quando si parla di crisi. Chissà che qualche pesce non decida finalmente di saltare fuori dal barile.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

Un commento su “Il pesce salterà fuori dal barile?”

  1. La vedo difficile, perchè non si tratta di barile ma di “buatta” di sarde salate ben pressate, come quelle di Sciacca.

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