Kant, l’Ilva e la quinta di reggiseno

Alla fine, quello che sta emergendo è che c’era questo illuminato signore, miliardario e potente, con un Paese sulle spalle e una tremenda voglia di fare e distribuire.
Costui organizzava serate con decine di giovani belle e pettorute che avevano una sola pulsione: sapere, apprendere, imparare.
Si parlava di filosofia, in questo cenacolo di intellettuali: lui, Lele Mora, Emilio Fede.
E’ tutto scritto nei verbali di un processo ingiusto, orchestrato da chi vorrebbe mettere alla forca questo benefattore. Perché lui solo bene faceva, ci aveva pure costruito su un progetto politico: ricordate il partito dell’amore?
Assisteva giovani sbandate che dimenticavano le mutandine a casa, dava una mano a povere modelle senza fortuna, pagava gli studi a ex gieffine, assumeva soubrette disoccupate (senza tuttavia dar loro la pena di lavorare). C’era per tutte, a qualsiasi ora del giorno e della notte.
E’ un peccato che non si sia trovato nessuno all’Ilva con una quinta di reggiseno e con un briciolo di passione per Kant.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

4 commenti su “Kant, l’Ilva e la quinta di reggiseno”

  1. …nessuno avrebbe potuto meglio descrivere tanto accuratamente questa nuova scuola “paripatetica”! Tutta la discussione si articolava sull’evoluzione nei millenni del termine paripatetica, dall’antica Grecia ai giorni nostri. Le poverine si credevano al centro del dibattito filosofico.

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