A Cesare quel che è di Cesare

Quello che sta accadendo per il caso di Cesare Battisti è un tipico esempio di ubriacatura da superficialità collettiva. Che produce errori da una parte e dall’altra, col risultato di estremizzare sempre più le posizioni.
Infatti se andate a vedere chi sono i protagonisti più agguerriti dello scontro vi accorgerete che non c’è spazio per un moderato ragionamento tra i finto-giustizialisti più agguerriti e gli pseudo-intellettuali più radicali. I primi brandiscono la clava di una linea dura che riguarda tutti tranne che il loro capo (uno che le leggi se le fa fare su misura, come gli abiti). Gli altri si agitano sui sentieri del ragionamento evitando di fare i conti con le strettoie del diritto.
Quel che, mi pare, manchi è quel pizzico di logica che, come sempre, riconcilia i furori con la ragione.
Battisti ha condanne in contumacia all’ergastolo per quattro omicidi. In almeno un paio di casi – a dire degli innocentisti – c’è qualche ombra nella ricostruzione giudiziaria. Attenzione: siamo davanti a sentenze definitive, quindi vagliate da decine di giudici.
Due considerazioni.
Se anche in un caso – il delitto Torreggiani –  ci fossero dubbi sul reale coinvolgimento del condannato, rimarrebbero gli altri omicidi a giustificare la pena da scontare.
Se anche in un caso – il delitto Torreggiani o qualsiasi degli altri – si fosse verificato un errore giudiziario, bassissima (se non inesistente) sarebbe la possibilità di una ripetizione ossessiva dello stesso errore.
La tesi degli innocentisti porta, senza mai nominarla apertamente, alla congiura. A una sorta di ordine di Stato per incastrare Cesare Battisti. Tesi sconclusionata data la caratura del personaggio. Se proprio si fosse voluto prendere un capro espiatorio non si sarebbe scelto un delinquentello rapinatore conclamato. Si sarebbe puntato decisamente più in alto.
La tesi dei giustizialisti è viziata da un peccato originale: quello di un doppiopesismo ridicolo, con una legge che deve essere dura per alcuni e impalpabile per pochi altri.
In realtà – ne avevamo parlato un paio d’anni fa – ci sarebbe solo da mandare ognuno al proprio posto: Battisti in galera, perché, se anche fosse un perseguitato, di quattro omicidi ne avrebbe commesso almeno uno (e non parliamo di bruscolini); gli intellettuali (o pseudotali) fuori dall’arena; i politicanti fuori dalle scatole.
Insomma ci sarebbe da dare a Cesare quel che è di Cesare.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

7 commenti su “A Cesare quel che è di Cesare”

  1. Caso complicato, complicatissimo. Giusto andare coi piedi di piombo, ma col condannato in galera.
    cl.r.

  2. d’accordo su tutta la linea!!….ma,se mandiamo fuori dalle scatole i politicanti che si fregiano di essere politici chi resterà al governo di questa nostra amata povera Italia??????

  3. Sono pienamente d’accordo: questa storia assume sempre più i contorni di “arma di distrazione di massa”.

  4. Secondo me Battisti non verrà in Italia fino a quando il Brasile non risolverà un problema con l’Italia. Problema che non conosciamo e che forse non conosceremo mai. Nonostante i buonissimi rapporti commerciali con il nostro paese, il Brasile rifiuta con fermezza di estradare un comune criminale omicida, a “scapito” di enormi interessi economici e diplomatici? Per me i conti non tornano.

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