Cervello Fini


Il succo è che Fini si mostra come l’unico politico (e non) in grado di mettere alle corde Berlusconi. Perché conosce i suoi punti deboli, perché ha costruito con lui un partito per mascherarli, perché è stato satrapo e nemico al tempo stesso, perché non c’è peggior nemico di un ex migliore amico.
Fini sa di avere il ruolo più comodo che un oppositore possa immaginare, quello di leader ragionevole esautorato da una maggioranza irragionevole, e si auto-nomina cavallo di Troia del centrodestra.
Il discorso di Mirabello passerà alla storia perché è di un sofismo meraviglioso (ho sempre subito il fascino dei sofisti). Dentro c’è tutto: il federalismo e i vizi del capo, i giovani e le forze dell’ordine, i giornali e il Tg1, la legge elettorale e la giustizia, la scuola e Gheddafi, la Lega e Almirante.
Fini gioca (e vince) sullo stesso tavolo del suo antagonista: la comunicazione. E’ più bravo di Berlusconi perché sa deragliare con misura, segue un copione sapendo che ogni improvvisazione gli costerà cara. Non urla con la mascella volitiva in fuori, non generalizza, non cerca il consenso plebiscitario. Sa che Mirabello non è l’Italia, ma sa anche che Montecitorio non è più la roccaforte del Nuovo Duce.
Si toglie tutti i sassolini dalle scarpe e non schiuma mai di rabbia: se l’autocontrollo fosse un parametro di una nuova legge elettorale lui vincerebbe a mani basse.
Tutto ciò ovviamente non fa di lui l’uomo nuovo, il faro dell’Italia che spera. Però a vedere Fassino che commenta incerto il discorso come se fosse una vittoria sua, e Gasparri rintronarsi con un inusitato riferimento alle bandiere dei movimenti gay (Tg1, of course), c’è da ricordarsi che quando la situazione è drammatica anche gli aiuti insperati possono essere determinanti.
Se si votasse adesso, Fini rischierebbe di raccogliere più consensi a sinistra che dall’altro lato.
Alle prossime elezioni la sua formazione politica toglierà più voti al Pd che al Pdl.
Scommettiamo una birra?

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

15 commenti su “Cervello Fini”

  1. Purtroppo vinceresti a man bassa. Sentir parlare ieri Bersani al tg di Mentana dopo il discorso di Fini faceva contemporaneamente:
    calare il sonno;
    venire il vomito;
    cadere le braccia.

  2. se si votasse adesso e fini andasse ad elezioni da solo dimezzerebbe il numero dei deputati al suo seguito,scommettiamo?
    il discorso di fini l’ho trovato scontato e populista, lui è un potente ex ministro, attuale presidente della camera,ha suoi uomini al governo,mica se ne può uscire così sui giovani, sui precari della scuola,sulle forze dell’ordine, sulle mancate riforme, dove è stato finora?
    prevedibile la fine del pdl-predellino,sbagliato aderirvi,vendere una storia,dei valori,la propria autonomia,un partito per la presidenza della camera…
    e ora rimette il cerino nelle mani di berlusconi per non assumersi la responsabilità di una rottura che ha così lungamente motivato,se avesse coraggio andrebbe davvero fino in mondo e farebbe cadere questo governo-farsa che tanto poco lo (ci!)soddisfa…ma poi? elezioni? e con chi? solo…e bene che va dimezza il numero dei deputati al seguito…meglio tirare a campare ed erodere consenso al premier,giorno dopo giorno…mentre l’italia affonda senza un governo che governi…uno statista,non c’è che dire!

  3. Prevedo un aumento significativo del partito di chi non vota.Scommettiamo una pizza da asporto?

  4. Certamente si sta preparando il dopo Berlusconi e la sinistra invece di fare la corte agli antiberlusconiani di comodo dovrebbe presentare Un serio progetto politico.

  5. Caro Anonimo, un progetto politico? Ma chi, la sinistra? Troppo complicato.
    Vedrà, scopiazzeranno dal discorso di Fini. Al massimo cambieranno qualche parola.

  6. Ottima analisi, fra le migliori in questa calda giornata. Su un solo punto non sono d’accordo: “Non generalizza”. Trovo invece che Fini si sia tenuto troppo sul vago per inseguire la tattica. Se ci fai caso nessuna proposta tangibile è stata fatta: il suo discorso, in definitiva, è solo un manifesto d’intenti.

  7. Il discorso di Fini è di quelli alla vecchia maniera, a braccio, da comizio bagna camicie, efficace, musica per le orecchie come non se ne sentiva da anni. Speriamo (ormai si spera e niente più) non sia un’altra paraculata da vecchi volponi. Magari al Gotha della finanza lombarda e dell’industria Piemontese serve un’uomo “nuovo” pronto a fermare la scalata dei libici e della Lega, e un Generale pronto a scatenare l’inferno se i lavoratori oseranno scendere in strada. Spero sia solo paranoia.

  8. E’ vero, se vuoi: non ha generalizzato, ha enunciato principi senza entrare nel merito. Ma tenersi sulla via generale, in politica, è rendere un cattivo servizio al dibattito.

    Questo non è un sofisma. Questo è berlusconismo applicato a uno scisma a-berlusconiano.

    Vorrei capire quando e se Fini voglia dare una struttura al suo pensiero. Così, lasciando tutto a un livello generico, il suo discorso è niente di più che un annuncio vuoto. “Meno tasse per tutti” o “città più sicure” non sono da meno di “garantiamo l’integrazione” o “aiutiamo le piccole e medie imprese”.

    Per carità, non fraintendermi: non mi sto scoprendo berlusconiano (sono molto lontano sia da B. che da Fini). Ma ho molta paura dei falsi amici.

  9. Mi sembra che la scommessa sia vinta in partenza!

    Segnalo l’autocritica nei pressi di FareFuturo, il “Think Tank” finiano, (http://www.ffwebmagazine.it/ffw/page.asp?VisImg=S&Art=8083&Cat=1&I=immagini/Foto O-Q/puntointerrogativo_int.jpg&IdTipo=0&TitoloBlocco=L’Intervento&Codi_Cate_Arti=40&Page=1). Suona un pò di vecchia retorica sovietica post-marxista, ovvero l’assai tardivo riconoscimento del vero volto di Berlusconi e del “berlusconismo” dopo un’alleanza politica che è durata per oltre tre lustri, quasi due legislature di governo e, poi, sfociata addirittura nella fondazione del più grande partito liberale della storia repubblicana, nonostante le “male parole” di Fini a proposito della proposta dal predellino di piazza S.Babila. Autocritica tanto ingenua quanto strumentale a ricercare una legittimazione politica che altrimenti sarebbe andata persa. Veramente, a crederci si farebbe un grosso torto alla memoria e alla storia. Ancora,fa sorridere, se non proprio piangere, la speranza delusa degli ex-AN, oggi “finiani” di FLI, che, per oltre quindici anni, si erano illusi che la vera novità del panorama politico italiano fosse l’imprenditore di successo che scende nel campo dell’agone politico e che prima o poi avrebbe avuto modo e occasione di dimostrare la caratura di un vero statista. Alla fine, sembrerebbero che siano bastati i veleni di quest’estate a far, finalmente, cambiare idea e aprire gli occhi a Fini e ex-camerati per scoprire il vero volto di Berlusconi. Ma, come ci si può credere? Chi sono i veri mandanti? Da dove vengono? Dove abitano? Magari, con tanto rispetto e affetto, da qualche parte in Sicilia?

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