Bastava telefonare a Biagio Conte

Ovunque è un fiorire di articoli e commenti sulla anziana signora, senzatetto e forse con qualche problema psichico, che ha spogliato l’albero Falcone. Ho letto toni di sollievo per il fatto che la mafia non c’entrava e toni enfatici per il fatto che, non entrandoci, la mafia non era riuscita a intaccare la traballante volontà della signora.
Alla fine, un monumento alla lotta alla mafia è stato oltraggiato senza che ci fosse qualcuno a sorvegliare.
Un monumento è di tutti, non servono guardie armate intorno. Se uno vede un altro che lo danneggia, chiama la polizia, interviene, grida, telefona.
Invece qui sono trascorsi giorni in cui l’apparato istituzionale si è messo in movimento per stigmatizzare, dichiarare, porre in essere.
Sarebbe stato sufficiente il fischio di uno dei vigili urbani a passeggio per via Notarbartolo (ce ne sono tanti, ogni giorno, che non fanno un tubo). Invece si è arrivati al presidente della Repubblica.
C’era sin dall’inizio il filmato della clochard: bastava dirlo subito. E magari telefonare a Biagio Conte.
Solo che così non si sarebbe potuta scatenare l’indignazione prêt-à-porter di cui molti hanno bisogno fisico, come di un tiro di cocaina.
Non è solo la mafia che ci procura danni, ma anche la disattenzione verso i nostri simboli. E, quel che è peggio, basta la prima psicolabile di passaggio a scatenare il finto panico.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

6 commenti su “Bastava telefonare a Biagio Conte”

  1. Suvvia, si capiva fin dall’inizio che o era stato un ragazzino cretino o qualche mentecatto. Ma la retorica e l’allarmismo non vanno mai d’accordo con la possibilità del ridicolo, dunque…
    E’ che si prendono tutti tremendamente sul serio. Tutti. Involontariamente o in mala fede, non lo so. Ogni tanto ridersi addosso non guasterebbe. Anche perché la vita prima o poi ci costringe a farlo, come in questo caso.

  2. Non servirà a nulla la prossima “falconeide” (22 maggio) se gli stessi ragazzini che le scuole intrupperanno in direzione dell’albero di via Notarbartolo a far pubblica dichiarazione d’antimafiosità, non avranno un po’ a cuore gli ultimi della loro città (senzacasa, barboni, emarginati, matti lasciati al proprio destino) o se, nel pomeriggio di quello stesso giorno, in branco grideranno tronfiamente “ta’ ficc…” alle ragazzine che passano sul marciapiedi opposto o picchieranno qualche compagno gay a scuola, o daranno fuoco a un cestino portarifiuti per strada o vandalizzeranno qualche già malridotto autobus dell’Amat. Intanto hanno la coscienza a posto: sono antimafiosi. No, non servirà a nulla.

  3. Bellissimo e naturalmente intelligentissimo commento Gery…Peccato (o per fortuna?!) che si ostinano a non imparare da te…crogiolandosi nelle banalità immediate che menti piccole, e relativi processi mentali disarmanti e piccolissimi, sanno attuare con una disinvoltura estrema. Ti voglio sempre più bene!

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