A Biagio, Giuditta e Paolo

C’è una vicenda dolorosa di cui si discute in questi giorni a Palermo e per la quale è stata avviata persino una petizione su Facebook. L’aula del liceo Meli di Palermo intitolata a Biagio Siciliano e Giuditta Milella, i due studenti investiti e uccisi nel 1985 dall’autoscorta di Paolo Borsellino, ha cambiato nome ed è stata dedicata allo stesso Borsellino.
Il dolore, almeno il mio, proviene proprio da quest’intreccio di destini, dall’insana consapevolezza che per far posto a un giusto si debbano spostare due giusti.
La gestione della memoria ha, in questa città smemorata, picchi di schizofrenia. Perché comprimere con forza il ricordo di due ragazzini felici, falciati da un’auto che schizzava attraverso la Palermo/Beirut per non diventare carcassa, e annullarlo in quello dedicato a un giudice martire?
Biagio, Giuditta, Paolo – qualcuno dovrebbe ricordarlo – pretendevano una vita felice. Non l’hanno avuta, gli è stata sottratta.
Invece di pasticciare tra professorini, presidi, tentazioni politiche e un certo cattivo gusto, facciamo una cosa: non necessariamente ottima, ma appena sufficiente a evitare l’oltraggio alla memoria.  Intitoliamola a tutti e tre, quell’aula.
A Biagio, Giuditta e Paolo.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

9 commenti su “A Biagio, Giuditta e Paolo”

  1. Ricordo quel giorno come fosse ora.
    Ci passavo, in autobus, nel tragitto casa-scuola.

    Biagio e Giuditta sono stati vittima della mafia quanto Borsellino. Senza la mafia non sarebbe mai esistita la lunga stagione di corse folli delle scorte.
    Certamente Borsellino non sarebbe d’accordo neanche con la tua proposta, Gery.

    Di Borsellino si ricorda pure chi non l’ha vissuto.
    Io mi vergogno di dire che avevo quasi dimenticato quel giorno, eppure l’ho vissuto, comprese le fiaccolate.

  2. Non è surreale, sarebbe un merito. E’semplicemente da ragioneria d’assicurazione: se sei laureato e lavoratore vali 80 se sei giovane e disoccupato vali 40, se sei anziano e pensionato vali 25. Il resto non conta

  3. Io mi vergogno, semplicemente mi vergogno di essere italiana e, in particolare, siciliana

  4. Quello che non riesco ad esprimere con le mie parole

    La memoria e la storia

    Il rapporto fra la memoria e la storia non è qualcosa di nuovo, ma è antico quanto le società storiche. Le società sono storiche appunto perché si preoccupano della traccia che lasceranno dopo di sé. È per questo che esse hanno lasciato delle testimonianze, dei monumenti, delle iscrizioni, degli archivi, poi, in forme più elaborate, dei racconti, allo scopo di fissare nel tempo ciò che esse erano state: tutto ciò dura da più di duemila anni. Ciò che vi è di nuovo oggi è la trasformazione del rapporto fra la memoria e la storia, o, per dirlo più esattamente, la novità mi sembra essere il carattere quasi ossessivo che ha assunto la memoria nelle società contemporanee. È come se le nostre società fossero diventate delle imprese produttrici di memoria, che impiegano buona parte della loro narcisistica attività a riflettere sui mezzi per fissare la loro immagine mentre sono ancora viventi. Tale fissazione della memoria ha assunto forme differenti; per comodità di esposizione farò una distinzione fra tre forme principali. La prima e la più visibile è la commemorazione: noi commemoriamo tutto, e ciò è vero per quasi tutte le società, almeno per le società occidentali: passiamo il nostro tempo a ricercare delle occasioni per ricordare ciò che è stato il nostro passato e celebrarlo.

    Immagini del pensiero (30/5/1998)
    Jacques Revel

  5. Il precedente commento è mio. Ho messo la firma sbagliata per un errore di digitazione.

  6. Caro Roberto,
    dovevamo capirlo quando abbiamo firmato la petizione.
    Mi sembrava in effetti strano che fossero poche le firme. Mi aspettavo un certo numero di ex studenti del Meli quantomeno.

    In ogni caso, nella sostanza, non sarebbe male che intitolassero un’aula anche ai due ragazzi.

  7. In ogni caso resta il senso della mia proposta. Perché dividere tre vittime della mafia quando sarebbe opportuno riunirle in un unico ricordo che spazzi via le polemiche?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *