L’artista non è folle

Vorrei essere drastico: la follia non agisce in alcun modo nel processo creativo. Lo dico chiaro e tondo perché circolano ancora molti stereotipi sull’accoppiata “genio e sregolatezza”. Si dà per scontato che la sregolatezza sia il carburante del genio. Ebbene: non è così.

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Dal forum di Roberto Alajmo.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

13 commenti su “L’artista non è folle”

  1. Urge però un distinguo. Non è purtroppo (o per fortuna) il caso di Morgan, cui suppongo ci si riferisca nel forum, se non altro per “stare sul pezzo”. Basta ascoltare uno dei suoi dischi da solista o con i Bluvertigo. Sono tra le opere più curate e immaginifiche, dal punto di vista degli arrangiamenti e del lavoro in studio, dell’attuale panorama musicale italiano. E chi fa musica o è un buon ascoltatore sa bene che per ottenere tali risultati ci vuole grande disciplina, controllo e conoscenza dell’aspetto tecnico. Purtroppo il narcisismo televisivo nel quale è sprofondato ha oscurato questo aspetto. Ed è un peccato.
    Per il resto, sono d’accordo, ma applicherei questa considerazione a chi si comporta da “matto” geniale e assume pose e nient’altro.

  2. E comunque il discorso follia/creatività (follia, non droga: quella sì che non ha niente a che fare con la creatività) è antico, pieno di eccezioni, esempi illustri e oggetto di ricerca di fior di scienziati. Liquidarlo così mi sembra un po’ affrettato, buttato lì.

  3. Non condivido. Ma proprio per niente. E sto – se è possibile con una puntina in più di estremismo – dalla parte del prof. Cacciatore. Mi sembra un discursu ri cafè terrificante, lauti stipendi, panza china e chiappe nella bambagia. Mi sono svegliato benissimo ma è la prima cosa che mi ha messo di moderato malumore. Come mi è balzata sul culo non ve lo potete nemmeno immaginare. Avremo tempo, spero, per riparlarne…

  4. Concordo con Il Cacciatorino.Non è che la sregolatezza sia sempre sintomi di genialità, ma dal mio punto di vista è vero il contrario. Sregolatezza non nel senso di coltivare “vizi” o apparire trasgressivo bensì nel senso che ogni genio emerge dal “livello medio” ove si trovano i suoi contemporanei con caratteristiche che vengono da essi giudicate al di fuori della normalità: insomma per definizione non può essere una persona “comune”!

  5. Mozart, Alda Merini, Ligabue (il pittore, s’intende), Van Gogh, Proust, Kafka e via dicendo. Genio e sregolatezza, o follia. E arte, senza dubbio. E senza additivi.
    E poi c’è la follia “silenziosa”, quella che non si manifesta con atti eclatanti, sebbene sregolati. Dove la mettiamo?

  6. Ragazzi, c’è follia e follia. Quella innata non è catalogabile come sregolatezza, rientra semplicemente in un modo di leggere le cose e sarebbe discriminatorio recensirla.
    Quella artificiale, alla quale mi riferisco visto le vicende degli ultimi giorni, è invece inutile e controproducente. Anche qui sono molte le eccezioni: dire, ad esempio, che il rock lisergico non sarebbe mai nato senza l’Lsd è nascondere un pezzo di realtà storica. Perché il rock lisergico è nato grazie al genio dei Pink Floyd che assumevano Lsd.

  7. Dire : “la follia non agisce in nessun modo nel processo creativo ” equivale a cercare di nascondere il sole con una rete.
    L’artista folle crea per mezzo della sua follia. Follia che equivale a sofferenza e travaglio interiori non pose costruite da salotto, è chiaro.
    Non capisco quindi perchè negare che la follia possa essere parte della vita e caratterizzare alcune esistenze illustri.

  8. Forse sarebbe giusto dire che la “monomania” verso una forma d’arte porta ad eccellere in quel particolare campo, in determinati casi.
    Di conseguenza, il vero genio, assorbito in maniera totale dal capolavoro che sta realizzando, può risultare talvolta sregolato in tutti gli altri aspetti della vita, messi in secondo piano rispetto al primo obiettivo o interesse.
    In questo caso la follia (quando si esagera con la sregolatezza) è conseguenziale. Tutto quello che non è arte, e perciò necessariamente perfetto, viene vissuto in maniera da risultare “anormale” per gli altri, che giungono pertanto al giudizio di follia.
    Lasciatemi passare l’esempio degli autistici. Spiccano in alcune discipline a scapito, in genere, della socialità.

    Non necessariamente un genio però deve essere folle, ne un folle essere un genio. Quando il genio è anche folle regala, alla perfezione della sua arte, anche una parte della visione distorta degli altri aspetti della sua vita.

    La follia certamente non regala la creatività, concorre, ma non è il motore principale. Un buon metodo di lavoro può portare ugualmente a realizzare capolavori e a non essere sregolati.

  9. Naturalmente leggo solo adesso i commenti prima del mio…
    per follia intendevo la pura follia.

    Se la sregolatezza è quella delle “piste” e similari, niente da dire, perfettamente d’accordo con Gery.

  10. “genio e sregolatezza”,adoro Van Gogh(follia naturale),e sono cresciuta ascoltando Jim Morrison,Freddy Mercury,e tanti altri la cui follia era alimentata da droghe,ma in questi ultimi anni sono stata troppe volte stupita dalla creatività,dall’estro,dal genio (si!)non immaginereste mai, di un democristiano settantenne casa e chiesa,credetemi da rimanere a bocca aperta,chinare il capo e pensare questo si che è un genio!
    La creatività può trovare espressioni diverse ed essere alimentata,nutrita dal genio puro nascosto dietro facciate di assoluta normalità;dalla follia,quando la si riesce a canalizzare artisticamente o anche,non mi scandalizzo,dallo stato di estasi che certe sostanza danno ad alcuni soggetti sensibili nel recepirli e capaci poi di tradurlo in emozioni.
    Concludendo,genio e sregolatezza non è,per me,un concetto esauriente ed assoluto

  11. Mi dispiace di aver mandato la mattina di traverso a Totò Rizzo. Ti sei ripreso, poi?
    Vorrei contribuire al dibattito specificando che il testo (che andrebbe letto nella sua interezza) si rivolgeva a un pubblico di ragazzi delle scuole, dove il modello “maudit a matula” esercita secondo me una nefasta influenza, visto che di Van Gogh ne nasce uno ogni secolo, mentre di imbecilli esibizionisti uno al minuto.

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