La dose minima di cronaca

La foto è di Daniela Groppuso
Foto di Daniela Groppuso

La dose di cronaca quotidiana minima consiste, a mio avviso, in due-tre pagine di giornale o, a scelta, in una media porzione di tg delle 13 (quello serale è come i peperoni, per sostanza e orario è a rischio indigestione). Da qualche giorno cerco disperatamente di attenermi a questa prudente posologia, perché lavorando con la scrittura e con il briciolo di creatività di cui la natura mi ha fatto dono, ho notato un certo inaridimento del mio prodotto: più forme geometriche che illusioni, più ragione che cuore, più muscolo che senso.
Con ciò non mi sogno di indicare le geometrie, la ragione e i muscoli come simboli dell’aridità, contrapposti alle fecondità-profondità indiscutibili del cuore, dei sensi e di certe illusioni.
Però mi permetto di indurvi a una riflessione: quanto vi toglie la cronaca?
E’ davvero fondamentale contare i peli ripresi da una telecamera nascosta durante l’amplesso clandestino di un noto esponente politico? O piuttosto può assumere i contorni dell’urgenza il bisogno di storie narrate? Pesa di più un verbale di polizia esclusivo o una pagina di letteratura che può essere letta da chiunque? E’ più nutriente un resoconto giornalistico o una riflessione d’autore?
Certo, messe così, queste domande suscitano una risposta condizionata.
“Cosa preferisci tra un libro e un giornale?”.
“Libro, certo!”. E poi è uno che si addormenta col quotidiano spalmato addosso.
Allora credo che l’unica soluzione sia quella che preveda soltanto la dose minima di cronaca. Cercando di resistere alle deviazioni lisergiche dell’ultimo scandalo della politica italiana e cedendo a quelle suggerite dall’unica persona in grado di toglierci il sonno, scuoterci, ferirci, commuoverci, meritando solo riconoscenza: il nostro scrittore preferito.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

9 commenti su “La dose minima di cronaca”

  1. Opto per il libro anch’io. Ieri sera, esempio, a un certo punto mi sono stancato sia di Lucarelli – che ricicciava tutto il repertorio mafiologico – che dei Gens, i Gens!!!, che sull’altra rete cantavano “Per chi” da Carlo Conti: la mafia e la nostalgia anni ’60, due classici televisivi, ognuno a suo modo…; insomma, me ne sono andato a letto com Marcello Fois e il suo “Stirpe” (very intrigant). Il problema non è quello del “mio scrittore preferito” (e tu lo sai benissimo, ripeto, benissimo): il problema è del come la si fa, la cronaca, del come la si racconta, la vita, di come ormai si scrive, nei e sui giornali. E’ sparita la cronaca più che come genere giornalistico proprio come genere letterario, non è più nemmeno cattiva letteratura (che perfino quella, almeno, un suo fascino torbido ce l’ha), è scomparsa, morta, e-sti-nta. Un bel funeralone (anche un fineralino), una prece e via. Certo, in tempi recenti la vita (ma quale, poi?) ci è passata davanti, tra giornali e tv, come un simpatico siparietto (stiracchiato per mesi, però) di ministri e puttane e siamo ormai intossicati da questo beverone immondo. E la vita, quella un po’ più reale, quella quotidiana, l’abbiamo relegata a pagina 10 o 12, tranne non ci fossero calamità naturali e un numero di morti quanto bastasse. E comunque: non è cosa si racconta ma come lo si racconta. E’ quel metro che ci è scivolato di mano, come ad un sarto inesperto. Troppa poesia. O troppo burocratico rapportino. Rivorrei la cronaca, magari quella non alta, quella che sfiorava la letteratura: mi accontento di una stimabile, e onesta, via di mezzo. Che se la vita è raccontata bene, non toglie, anzi arricchisce.

  2. Quello che dici invita a enormi riflessioni!
    La cronaca occupa il posto della realtà. Se non la conosci, sei scollato…dalla realtà.
    La narrativa occupa il posto dell’immaginazione che è ingrediente immancabile di una dieta mentale sana. Si può scegliere di privilegiarne una, certo non si può fare a meno di nessuna delle due. La prima può disgustare (lo fa spesso), la seconda essere via di fuga o risorsa preziosissima (Fa differenza?). Allora si capisce l’esigenza di una soluzione che consiste nella dose (è una droga?) minima. :)

  3. Beh, totò, la prossima volta però non limitare le tue lucide considerazioni a un commento al mio post. Piuttosto inviamele via e-mail: meritano ben altro risalto.

  4. Identiche (le tue naturalmente scritte e rappresentate sempre al meglio) ed intime riflessioni quotidiane…mentre mi immergo per contratto (è una frase fatta in realtà ;-)…nella cronaca più massiccia, a volte dozzinale e comunque mai troppo interessante, ostinandomi a rivolgermi con occhi sognanti a quelle riflessioni d’autore e alla letteratura che per buona parte del mia vita, premurose, hanno provato a custodirmi dallo stress metropolitano. E’ una lotta continua…con le mani necessariamente in avanti, pronte ad afferrare per prime le news di cui sono ghiotti lettori, ascoltatori ed editori in preda alla frenesia dei numeri, e lo sguardo rivolto indietro, là dove regnano i ritmi cullanti dell’immaginazione, gli scenari da citazione e la poesia di una pagina da romanzo.

  5. Personalmente, il fare e leggere narrativa più che come una fuga lo vedo come un angolino appartato dal quale osservare la realtà. E’ un angolo in cui c’è, nel migliore dei casi, tutto quello che serve a un essere senziente: pace, lucidità, follia, furore, fantasia, ambizione di sfiorare qualche verità, voglia di rimescolare l’universo e, nuovamente, dargli ordine. Ma sono d’accordo con te, Gery: se il nostro angolino si intasa di giornali e di strepiti, diventa invivibile. Bisogna dargli una ripulita, ogni tanto. Con l’amore che merita. E che invece non meritano i conversatori da talk-show.

  6. Scelgo il libro, a patto che sia coerente con il filone a cui appartiene. Non mi piacciono, per intenderci, i romanzi travestiti da inchiesta giornalistica, uno per tutti Gomorra.
    Rizzo, resisteva ancora ieri sera alla visione della mafia di Lucarelli, quando il pentito raccontava del periodo in cui, abbandonata la lupara e non ancora di moda l’acido, si sfruttò il barbecue? Non riesco a dormirci sopra…
    Bravissimo Gery. La prego, Rizzo, accetti l’invito del padrone di casa. Lei è castrante, nella sue ragioni, nel suo scriverle così bene. Così posso cliccare sul mi piace anche per lei!

  7. Una riflessione a proposito del dilemma cronaca o narrativa …
    Notizia di cronaca: Elvis, 6 anni, venuto da Capo Verde muore di povertà in un tugurio di 20 mq., appoggiato sul grembo di sua madre dal quale era uscito appena qualche anno prima perchè, le esalazioni emanante dal piccolo braciere d’accomodo (la stufetta si era guastata qualche giorno prima) gli hanno intasato i polmoni a tal punto da ucciderlo.
    Muore in silenzio, in solitudine, accompagnato dal tiepido clamore che una notizia del genere suscita sull’opinione pubblica generale.
    In realtà non è solo una notizia di cronaca, in vero è una autentica tragedia.
    Per quanto attiene la narrativa, sempre la stessa notizia, mi ricorda la favola della “Piccola fiammiferaia” che, ai miei tempi, era molto in auge e faceva scorrere fiumi di lacrime a noi bambine della socità bene, educate dalle suore, e le incitava a compiere azioni di soidarietà, salvo scoprire qualche anno dopo che nella società bene tali azioni hanno, molto spesso, valenza di vetrina e ostentazione del proprio benessere e potere.
    Cito la notizia di cui sopra non per trasporre il discorso sulla cronaca per un pietoso avvenimento raccontato da un TG o da un quotidiano, ma a proposito di una riflessione:
    ultimamente, leggendo o ascoltando le notizie di cronaca (e negli ultmi tempi c’è stato davvero l’imbarazzo della scelta su cosa mettersi a leggere o ad ascoltare in anteprima!), mi sono ritrovata a pensare che ciò di cui stavo leggendo, o ascoltando, era talmente inverosimile da sembrare scaturito dalla più fervida immaginazione di un abilissimo e sensazionale scrittore!!
    Da che mondo e mondo la narrativa ha sempre attinto dalla realtà, soprattutto in certi generi letterari, ma in questi ultimi tempi sembra che stia avvenendo il contrario! (ma so che, putroppo, non è così)
    Talmente la realtà raccontata dalla cronaca è incredibile, torbida e sconcertante, da diventare difficilmente accettabile come vera!
    E quindi, quando apro le pagine del mio quotidiano preferito mi viene in mente una frase che solitamente si pensa aprendo un libro che si è iniziato a leggere: bene, vediamo un po’… dove eravamo rimasti ieri?
    E per concludere questa opinabilissima riflessione, per sopravvivere intelletualmente ultimamente mi sono data alla lettura di testi lontanissimi da questa realtà e quindi da questa cronaca…

  8. hem…intellettualmente con due T! pardon, stasera ho l’ortografia fuori fase…e la punteggiatura pure.
    E’ l’età.

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