La città che sanguina

Non so se possa esistere una concreta identificazione tra città e cittadino. E’ possibile una reale sovrapposizione? Si può affermare “io sono Palermo”? Ciò che accade alla città accade simultaneamente ai suoi abitanti e viceversa? Da ragazzino ero convinto di essere legato a doppio filo con la mia città. Storia di viscere e senso d’appartenenza. Io ero triste? Ed ecco Palermo coprirsi di nuvole ostili. Io ero raggiante? E Palermo riluceva di sole e odorava di mare. Ma forse ero addolorato proprio perché Palermo era grigia o ero illuminato perché la città mi nutriva di luce. Non lo so. Non so se sia possibile che un abitante di un luogo sia quel luogo, e che quel luogo sia i suoi abitanti. Come davvero non so se in quei giorni di sangue ogni palermitano fosse Palermo e viceversa.
Il crollo però fu il medesimo.

Da “Mio padre non ha mai avuto un cane” di Davide Enia. Anteprima vista a Villa Filippina, Palermo, il 3 ottobre 2009.
Da non perdere il libro in uscita per Fandango.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

2 commenti su “La città che sanguina”

  1. Complimenti a Davide Enia per lo spettacolo, sarà che sono palermitana e quindi certe cose le sento molto vicine, ma la sua lettura è stata interessante e coinvolgente. Avrei potuto ascoltarlo per ore e ore. Comprerò subito il libro, sono veramente curiosa di leggere il seguito!
    Secondo me la risposta alla domanda se possa esistere una sovrapposizione tra la città Palermo e il cittadino palermitano è: si, anche se non è facile spiegarlo a parole, è qualcosa di atavico, qualcosa scritto nel nostro DNA.
    Come dice il mio consorte di origini settentrionali, la parola “terrone” non è sbagliata, non dobbiamo ritenerla un termine offensivo ma un aggettivo che esprime l’attaccamento alla terra, il sentirsene parte.

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