La memoria e la nudità

La foto è di Tony Gentile
La foto è di Tony Gentile

Per un errore nel cerimoniale, che ha il sapore di una vendetta politica, alla cena organizzata dal presidente della regione siciliana Raffaele Lombardo in onore del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, non sono stati invitati il presidente del Senato Renato Schifani, il presidente dell’Ars Francesco Cascio, il sindaco di Palermo Diego Cammarata e altri illustrissimi e bravissimi e preziosissimi rappresentanti istituzionali.
L’occasione era quella del diciassettesimo anniversario della strage di Capaci.
Col passare del tempo, credo sempre più nel potere taumaturgico della memoria e sempre meno nell’ostentazione di essa.
Oso: tanto una ricorrenza è dolorosa, quanto dovrebbe essere allontanata dalla vetrina. Il modo perfetto per ricordare i martiri come Falcone, Borsellino a tanti altri dovrebbe essere quello che più rispetta l’intimità dei cari. E per “cari” non intendo solo i familiari, ma tutte le persone a cui uomini di tal coraggio mancano nella vita di ogni giorno. Mi piacerebbero manifestazioni private aperte ai singoli privati, che siano presidenti di qualcosa o di nulla, cittadini privilegiati o qualsiasi. Un coro di preghiere, magari ognuno verso il proprio dio, senza il vizio del censo, dell’investitura, del ruolo. Del resto, in questi casi non è il dato anagrafico del mittente che conta, ma la destinazione.
La parola “cerimoniale” in questi casi stride come una bestemmia in chiesa. Se c’è un momento in cui ci si ritrova nudi, quindi tutti inesorabilmente sullo stesso piano, è quello del ricordo: ognuno ha il suo, intimo, personale. Se c’è qualcuno che sgomita per essere in prima fila, magari per ostentare l’abito o la divisa nuovi, è un uomo senza nudità. Una persona falsa, insomma.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

11 commenti su “La memoria e la nudità”

  1. Molta carne al fuoco oggi.
    Credo che il minimo comune denominatore, proprio minimo!, di tutte queste storie sia la vacuità del potere stolto.

  2. Caro Gery,
    io li capisco. Ma prova ad immaginare cosa hanno provato questi llustri personaggi nel non trovare l’invito “altisonante” per l'”impegnativo” evento. Le telefonate ai segretari particolari per sapere se era arrivato o meno il prezioso messaggio: “Controlla bene, magari si è trattato di un disguido”. La fatica della ricerca per scovare tra le migliaia di inviti, quello giusto: “Cerca e ricerca che magari spunta fuori”. L’angoscia che serpeggia nello spulciare fino a quando la triste realtà non emerge:”Ma allora vero è?”. Bisogna capirli i nostri personaggi “austeri” e “militanti severi” delle parate: cosa campano a fare senza quell’invito?. Immagino le telefonate incrociate con gli altri non invitati: “Ah, pure tu, ma vedi questo che combina”. Probabilmente, ira, rabbia e magari qualche esclamazione impropria c’è pure stata. Così alla fine, i non invitati hanno faticato parecchio, sprecando energie che potevano essere destinate a ben altri impegni per la cittadinanza. Vedi un po’ cosa combina un mancato invito: distoglie l’attenzione dei politici dai nostri problemi. Non è bello. Bisogna capirli.
    Ps: nei giorni scorsi ho ricevuto alcuni inviti “altisonanti” e “impegnativi” per altrettante cerimonie “altisonanti” e “impegnative”. Tutti gli inviti, in pregiato cartoncino, erano accompagnati dal garbato “rispondi per favore”. Non l’ho fatto, nè sono andato. Mi dicono che posso finire nella black list: capisco, ma non me ne dolgo.

  3. Mi piacerebbe poter pensare (ma così non è) che la brillante assenza di cotanto illustri personaggi fosse voluta per la riservatezza del dolore che auspichi. Ma non è così

  4. Non hanno nemmeno il ritegno di evitare polemiche che sanno di beffa in un giorno così doloroso. Siamo spacciati, lo volete capire????

  5. certo che un po’ di rispetto per le cariche istituzionali non farebbe male.Imdipendendemente dalla provenienza politica rappresentano l’italia.Ho sempre di piu’ nostalgia di d’artagnan.

  6. Apparizione di un attimo.Ringrazio l’anonimo che si ricorda di me e smentisco di nascondermi dietro l’anonimato.L’accostamento credo che derivi non dallo stile ma dal fatto di non fare parte del gregge antiberlusconiano.Ci vediamo dopo le elezion europee e vi intratterro’ su un libro di E.Ferrari dal titolo indicativo”Saper perdere”Un abbraccio

  7. Entrare alla chetichella e dare del gregge ai noi che siamo quattro gatti mi pare un lusso eccessivo.

  8. Caro D’Artagnan, felice di ri-leggerla! Ma sa che anch’io ho appena iniziato un libro che si intitola “Saper perdere”, di David Trueba? Argomenti differenti, suppongo…

  9. Signor d’ Artagnan, se avvisa per tempo mi defilo volentieri.
    Il suo caparbio atto di” conversione” mi indispone non poco ma mai mi sognerei di toglierle il palchetto!
    Semmai sono io a toglierle l’ incomodo.
    Distinti saluti.

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