Ispirati dall’abitudine

ispirazione

L’abitudine alla lunga rischia di incatramarsi nel vizio. E io che sono un abitudinario da Guinnes dei Primati ho la presunzione di parlarne come da una cattedra.
Però è bello, e anche divertente, scardinare certe serrature che riteniamo di aver piazzato per protezione e invece sono lì soltanto a significare chiusura, privazione e un po’ prigionia.
Sempre in chiave personale, per qualche decina d’anni ho ritenuto, ad esempio, che non è il mattino ad avere l’oro in bocca, ma il cuscino. Sono stato, per vocazione e per professione, un tiratardi: quando ero costretto ad alzarmi alle otto del mattino – orario che con fallace dose di approssimazione definivo “da panificatore”- mi ritrovavo cotto già a mezzogiorno. Invece ultimamente ho provato a innescare la detonazione della sveglia qualche ora prima e, a poco a poco, ho scoperto che non è poi così male.
Potrei dilungarmi in altri esempi: abbandonare la diffidenza e provare a fidarsi, addolcire gli estremismi di certe abitudini alimentari, eliminare timori ingiustificati, leggere un altro libro di Cormac McCarthy, trascorrere un Capodanno in una città d’arte, vestirsi come una persona civile, imparare a contare prima di rispondere. Insomma credo che l’unica panacea contro un’abitudine sia un’altra abitudine, temporanea, rarefatta, folle.
E voi? Quante tendenze ripetitive, anche balzane, siete riusciti a eliminare?

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

56 commenti su “Ispirati dall’abitudine”

  1. Vogliamo parlare del rapporto carnale che gli uomini hanno con il divano e con il telecomando?
    Vogliamo parlare dell’abitudine tipicamente maschile di spiegare alla donna qualsiasi cosa come se la poverina soffrisse di atrofia?
    Per non parlare dell’abitudine alla ripetizione reiterata delle discussioni. Ci sono uomini che ripetono le stesse cose in continuazione.
    i fucassi.

  2. @cinzia, niente di più vero! e le intavolano mentre tu stai apparecchiando e nel frattempo cucini, ascolti il tg… e ti inseguono ovunque!
    – Hai capito? Hai capito? o i più intellettuali – mi sono spiegato, mi sono spiegato ?

  3. Oppure “ti spiego”. Di solito si tratta del loro lavoro. Da qualsiasi parte di parta, anche dalle alici marinate, si arriva al loro lavoro. Ai loro problemi. Ai loro colleghi. Ai loro malanni. Ai loro progetti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *