Chi vuol essere Millionaire

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Ho finalmente visto The Millionaire e l’ho trovato bello. Mi è piaciuta la regia di Danny Boyle con il contributo di Loveleen Tandan. Mi ha affascinato proprio quello stile di narrazione con scene a raffica, spesso mosse o sincopate, che invece non mi aveva colpito in Trainspotting (altra opera celebre di Boyle). Prima di vedere il film avevo letto la stroncatura di Salman Rushdie, che aveva bollato come ridicola la trama. Dopo aver visto il film ho giudicato fuori misura (e anche pretestuosa) l’affermazione di Rushdie. E non perché la storia narrata sia particolarmente originale, ma perché l’unica trama ridicola che conosco è quella che non ha capo né coda: e nella pellicola di Boyle gli accadimenti sono tutti, felicemente, al proprio posto.
Insomma, The Millionaire non sarà il capolavoro del secolo. Ma regala due ore di ottimo cinema. E’ uno di quei prodotti realizzati col bilancino: ingredienti ben dosati affinchè la pietanza piaccia a tutti (Rushdie a parte).

Aggiornamento. Attenzione, nei commenti si rivela il finale del film.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

40 commenti su “Chi vuol essere Millionaire”

  1. Io avevo letto il libro, molto più bello e quasi completamente stravolto dal film che, soprattutto alla fine mi è sembrato un mezzo pacco.

  2. A me è piaciuto. E’ un film fatto davvero bene, gli attori soni bravi, i bambini sorprendenti. Sono d’accordo, non è un capolavoro, ma il soggetto l’ho trovato comunque originale. Non è facile mettere in scena una storia d’amore senza risultare retorici o cadere nel dejà vu.
    La fotografia e la cura dei dettagli sono valsi la fatica di stare due ore con una gamba distesa su uno sgabello mooolto improvvisato che se ci ripenso, quasi quasi mi dimetto da contessa.

  3. Ho detto in passato (recentissimo) in questa sede quanto abbia amato Slumdog Millionaire: e mi fa piacere ripeterlo a chiare lettere, da appassionato cinefilo. Per me è un capolavoro (dovremmo metterci d’accordo sul significato che diamo a capolavoro: per me capolavoro è mediamente un film di Clint Eastwood, il più grande regista vivente in my opinion. E’ capolavor -oggettivo!!!- Arancia meccanica, è capolavoro “Fanny e Alexander”, è capolavoro un film di Hitchcock, uno di Truffaiut e via dicendo: è capolavoro la sequenza finale di Trainspotting di Danny Boyle, il regista di cui trattiamo: in quel film imperfetto -ne fa cenno Gery- vidi la potenzialità enorme in quella scena in cui il ritmo si elevva e la musica diventava un tutt’uno e l’adrenalina andava a mille. Con The Millionaire tutto quello che di ottimo era stato espresso in quella se). I motivi per cui questo film mi piace talmente tanto sono molteplici: mi piace ricordarne solo uno. E’ un inno alla vita e alla gioia come pochi (almeno negli ultimi anni). Se potessi farei un film palermitano con gli scanazzati che rotolano felici tra i vicoli e i mercati, lo farei sull’esempio di Boyle. Li farei parlare in italiano (un buon italiano) e addirittura per uno di questi vedrei un futuro felice. Senza uso di sostanze stupefacenti. So già che le perplessità e il sarcasmo che si leveranno daa questo post in poi non saranno pochi: sarò ben lieto di dibattere!

  4. Gli scanazzati dello Zen no, per carità. Non facciamo un Gomorra 2.
    g.mancuso

  5. E’ scappato l’invio mentre rivedevo e scrivevo e correggevo: la frase tra parentesi è più o meno questa: Con The Millionaire, tutto quello che di ottimo era stato espresso nella sequenza finale di Trainspotting, si fa film compatto e continuo, dal primo all’ultimo frame). Un film dal ritmo narrativo sfrenato e gioioso orchestrato da un ispirato Danny Boyle: ah, non mi pagano per dire queste cose!

  6. Caro Mancuso., appunto: mi terrei lontano da Gomorra qualcjhe anno luce. Scanazzati che parlano in perfetto italiano. D’altra parte a chi può fregare di meno dell’accento svedese dei due bambini protagonisti del capoladovoro di Bergman (Fanny e Alexander9? Pensate che possa interessarmi dell’inflessione londinese di Malcom Mc Dowell in Arancia meccaniac: no! la sua voce “doppiata” era di un itaklinao poeretto e molto convincente. Il cinema è trucco, non è neorealismo. Ma trucco non significa truffa. Sì, li prenderei dallo Zen e li farei doppiare. E sarebbero felici alla fine, e fiananche innamorati.

  7. Chiedo venia e faccio ammenda per gli imperdonabili strafalcioni e svarioni che hanno costellato gli adrenalici commenti!

  8. …Piangi o ridi se amor ti coglie, grida forte se non ti sente, dai diamanti non
    nasce niente dal letame nascono i fior…

  9. @gianni allegra: mi ha fatto riflettere, credo che la definizione “capolavoro” (almeno per quanto mi riguarda) in questo contesto sia essenzialmente legata ad un giudizio puramente soggettivo; come dire “mi è piaciuto moltissimo” o “l’ho trovato straordinario”.
    Su Arancia Meccanica (che ho visto poco tempo fa per la prima volta) sento però di poter affermare che è un capolavoro oggettivo!

  10. @Contessa: è vero, parlerei di due categorie. Capolavori oggettivi (consegnati alla storia e difficilmente confutabili) e soggettivi (legati fortemente alle emozioni di ciascuno nel breve periodo).

  11. Scusate se mi scuso ancora, ma rileggendo gli erroracci dei miei commenti (un bel po’ compulsivi) provo una profonda vergogna. Condivido ancora, invece, la sostanza (pur sgangherata).

  12. Ma per un capolavoro non ci vogliono dei parametri? E se sì, quali sono? Sono d’accordo sul capolavoro soggettivo, un po’ meno su quello oggettivo. In questo caso ci si dovrebbe attenere a dei canoni specifici che abbiano un valore per tutti.

    Dio mio.. ma che ho mangiato stamattina?

  13. Lesandro: mi includo tra gli idioti a cui il film è sembrato molto molto buono!
    E non me ne preoccupo affatto!

  14. Non ho ancora visto “the millionaire”, ma quando qualcuno mi ha accennato alla storia ho detto: che bella! Sottoscrivo le considerazioni di Gianni Allegra, soprattutto sul cinema che NON è neorealismo o, almeno, non più da 50 anni. Lo era sotto Rossellini, a quei tempi e con quei modi dettati dall’urgenza storica: il resto (oggi) è minestra riscaldata, carta da parati, roba da Dams, fighetterie travestite da furore.
    Sui capolavori… oggettivi o soggettivi… no, non se ne esce più. Per esempio, per me “Bellissima”, “Roma”, Otto e 1/2 e “Una vita difficile” sono capolavori. Lo sono molti film di Scorsese. Ma anche i film di Romero e del primo Argento. E i film di Leone. E alcune cose di Fulci. Insomma, roba che più antitetica non si può. Come si fa a stabilire un criterio? Direi che l’oggettività di un capolavoro potrebbe risiedere nell’ossessione dell’autore che, una o dieci volte nella vita, riesce ad avvicinarsi di un passo più degli altri alla perfezione. Quando ti costringe a esclamare: questa cosa non poteva che essere filmata, montata, musicata, raccontata così come ha fatto lui.

  15. @Faguni: lo dico io visto che tu ironicamente ti sottrai. Sei molto intelligente e molto sensibile, altro che!
    @Giacomo: musica per le mie orecchie cinefile le tue appassionate parole. Bellissimo quanto dici sui capolavori e sull’ossessione della perfezione! Io credo siano due i registi viventi e attivissimi che stanno inseguendo l’immortalità. Scorsese e Eastwood. Il primo possiede una padronannza del mezzo che nessuno ha mai avuto (negli ultimi trent’anni) se si fa salva l’eccezione del genio Kubrick. Eastwood, meno “artistico” (le virgolette aprono un dibattito sterminato) ha il dono raro (forse unico) di arrivare al succo con un’asciuttezza lucida e uno stile incantevole. Scorsese lo amo per i suoi numerosi sbandamenti, per i suoi bellissimi errori di ricerca, per le sue splendide soluzioni inarrivabili. Eastwood mi tocca il cuore, tutte le volte.

  16. Gianni allegra:Dire che the millionaire è un film ridicolo, assurdo e improbabile è come dire che Re Artù non poteva mai estrarre la spada dalla roccia!
    Le favole, molto spesso risultano difficili da assorbire per menti troppo concentrate a imporsi come modello assoluto.
    Il sig. S. Rushdie ha anche bocciato “the reader” “il curioso caso di Bejamin button”, insomma tutti i film che io ho gradito questa stagione.
    Sono totalmente idiota quindi.
    E mi piacciono moltissimo le favole in cui si mischia l’improbabile con la realtà. La disinvoltura dei fumetti, in cui un personaggio come flash gordon può dialogare in perfetto inglese o in nerbinese con l’imperatore Ming del pianeta Mongo!
    O la naturalezza con cui Corto Maltese tratta uno straniero come fosse un compaesano.
    Ecco, se facessero il film da “corte sconta detta arcana”, per esempio…
    Mi sentirei una vera idiota coi fiocchi!!

  17. Faguni: hai ragione, eccome: il ragionamento bilioso di Rushdie prescinde ottusamente dai crismi che caratterizzano la favola. In questo caso, una favola moderna, che contiene, tra l’altro, nuovi elementi narrativi e nuovi contenuti. Oltre agli stereoptipi sempiterni (il bene, il male, l’amore, la fortuna, la caparbietà, il destino) Boyle utilizza “strumentalmente” e con grande talento e intuito le peculiarità del cinema prossimo venturo (Bollywood). Filtrandole con grande raffinatezza ma confezionando un film popolare, buono per tutti i palati. Credo che sia questo il peccato che tromboni e intellettuali cotti non abbiano perdonato: aver realizzato qualcosa che palati raffinati e palati un po’ meno sofisticati godessero pienamente. Un’operazione ardua, pericolosa. La fortuna stavolta ha baciato la mano ispirata del regista irlandese.
    Sono d’accordissimo anche con “The reader”, film che conferma a chiare lettere quanto brava sia quella grande attrice che non sbaglia un colpo, Kate Winslet: la vera erde di Meryl Streep.
    Corte Sconta detta Arcana, magari no, ma Una ballata del mare salato, lo girerei, lo girerei eccome. E’ bello fantasticare, come nelle favole.

  18. Errata corrige: aver realizzato qualcosa PER CUI palati raffinati e palati un po’ meno sofisticati potessero godere pienamente.

  19. no no. per carita’. non sono d’accordo con Rushdie nel senso che considero idiote le persone a cui e’ piaciuto il film. Dico solo che a me non e’ piaciuto il film. Anzi, l’ho trovato fastidioso e per certi versi anche banale. Lungi da me voler dare dell’idiota ad alcuno.

  20. @gianni: piacere mio, maestro!
    @in generale: Io una cosa non capisco: perché quello che dice Rushdie debba essere per molti una specie di sentenza, che condanna o assolve un’opera d’ingegno. Per carità, la sua sarà anche una voce autorevole per un milione di motivi, ma è uno scrittore. Potrebbe anche non capire un’acca di cinema, visto che non è il suo mestiere. A me certi personaggi cominciano a farmi lo stesso effetto dei tuttologi: a un certo punto assumono o gli appioppano il ruolo di dogana etica: questo passa, quest’altro no, questo è scorretto, questo non si dice così, questo non si fa. La mia mente corre all'”Eminens” della Littizzetto.
    Con tutto il rispetto: ma chi se ne fotte di quello che pensa Rushdie di un film? Perché mai dovrebbe condizionare il mio/nostro giudizio?

  21. Aggiungo: una cosa forse sfugge a Rushdie e a tanti. L’opera d’arte, per sua stessa natura, NON DEVE essere sottoposta a giudizio politico. Non è quello il metro di giudizio della fantasia e della creatività. Un autore dovrebbe essere libero di esprimersi come gli pare, senza temere le bacchettate di qualcuno. Altrimenti il mondo sarebbe pieno di pii roghi che in nome della “correttezza” morale bruciano pagine e pellicole “scorrette” (un esempio? Céline in testa, per la letteratura). L’unico criterio di valutazione di un’opera d’arte dovrebbe essere: mi piace, non mi piace. Punto. Sarà grossolano, ma la penso così. Basta con ‘sta storia del messaggio giusto, sbagliato o così così. E’ un atteggiamento che ha castrato decine, forse centinaia di critici e intellettuali italiani dagli anni sessanta in poi.

  22. “Mi piace, non mi piace”: mi piace molto! E non credo sia grossolano: bisogna ritrovare il coraggio di vivere le proprie emozioni di fronte ad un’opera d’arte senza alcun vincolo ricattatorio. Per decenni si è parlato di un Eastwood di destra se non addirittura fascista. E in effeti politicamnte si colloca tra i repubblicani (cosa che onestamente mi dispiace). Ma poi vedi i suoi film e dici: ma chi se frega se è così o colì se poi quest’uomo di 79 anni è semplicemente un grande artista, un genio!

  23. Lesandro:perdonami, tu hai detto che ti trovavi a essere d’accordo col sig.Rushdie, (te ne preoccupavi pure e non ho ben capito il perchè)
    Ora dici che hai trovato il film fastidioso e banale e mi piacerebbe capirne le motivazioni.
    Perchè, francamente davanti a un lavoro così faticoso, curato nei dettagli più piccoli, ricco di contrasti drammatici e ironici, con un cast perfettamente azzeccato, con una fotografia fantastica e con un po’ di melassa assolutamente reale nel mondo umano!, non capisco la ragione di tanta acredinosa critica.
    Non voleva mica essere un docu -fiction!
    Magari non sarà il capolavoro del secolo ma rispetto a tanti “lavoretti da
    sartina di quartiere “è un bel respiro!

  24. me ne preoccupavo proprio per quello che ha detto il cacciatorino. Sui motivi per cui non m’è piaciuto, bè il discorso sarebbe lungo ma provo a sintetizzarlo. In primo luogo il mio giudizio non riguarda alcun aspetto ‘tecnico’. Il film, per quel che ne capisco, può anche essere stato girato alla perfezione. Però ritengo che compito del cinema (a voi decidere se il concetto si applica all’arte in generale oppure no), oltre all’intrattenere, dovrebbe essere anche quello di comunicare un qualsivoglia messaggio allo spettatore. E sinceramente, vedere eserciti di bambini di strada, vecchi, mendicanti ecc. mutilati, sfregiati, minorati ‘ad arte’, che esultano perchè un loro ex-pari ha vinto milioni ad un quiz televisivo non mi pare proprio un messaggio da premiare. Mi si dirà che il film vuole essere una favola. Ok. Però nelle favole in genere non scorre sangue e non si vedono ‘lupi’ che cavano gli occhi ai bambini con cucchiai arroventati. Semmai si vede il cacciatore (ogni riferimento…) che tira fuori cappuccetto rosso e la nonna dalla pancia del lupo tali e quali erano prima di essere mangiate. Sennò i bambini vanno a dormire terrorizzati! La prima parte del film è terribile e reale, perchè quelle cose succedono davvero e non c’è niente di inventato. La seconda non sta nè in cielo nè in terra, come si conviene alle favole. Una delle due è di troppo. Non ho letto il libro e non so fino a che punto il film sia ‘liberamente’ o meno tratto da esso. Però ho avuto lo stesso l’impressione che Danny Boyle abbia voluto, meritoriamente, presentare una realtà sconosciuta ai più, ma poi non sia riuscito a ‘svoltare’ il lieto fine in maniera originale ed intelligente, come invece aveva fatto in trainspotting. E si sia rifugiato nel fumettone con tanto di coriandoli e balletto finali. Con il risultato che anche quella realtà così drammatica e vera finisce per essere banalizzata e dimenticata dalla gente, che difatti esce dal cinema convinta di aver assistito ad una bella favola.
    Volevo sintetizzare ma mi sa che non ci sono riuscito.

  25. I film sono: riprese, colonne sonore, fotografia, effetti speciali, tecnologia,
    Cast, trucco…
    L’india è un paese immerso nelle contraddizioni!

    Quando sono uscita dalla sala ho pensato al destino. Così diverso per due fratelli, due vite opposte nella stessa radice familiare.
    Uno muore trucidato in una vasca da bagno zeppa di bigliettoni sporchi di sangue
    e l’altro riscatta la sua vita per un puro colpo di fortuna e coincidenza in un gioco pulito.
    E il conduttore misero e invidioso che non sopporta la vittoria di chi considera inferiore è una figura straordinariamente reale!

    Il balletto è solo un fuori scena teatrale, non un finale.

  26. Mi dispiace aggiungere altri elementi ed abbondare in dettagli (mi riferisco a chi non ha ancora visto il film e intende farlo), ma quel balletto, come giustamente osserva Faguni, non è un finale (perché il film potrebbe finire un attimo prima), è “semplicemente” un cortocircuito tra i più belli che io ricordi nel cinema recente. (Solo in “Arancia meccanica” balletti, scene teatrali, coreografie) erano perfettamente inserite nel corpo del film: ricordate Billy Boy che con i suoi sgherri cerca di violentare una bella pupa prima che giunga la bamda di Alex? In quel caso Kubrick mescola divinamente teatro e coreografia). Liquidare come un balletto banale con coriandoli quello di Slumdog Millionaire è estremamente ingiusto e ingeneroso (ma de gustibus). Boyle, maestro indiscusso nella realizzazione dei finali (ricordo ancora quello memorabile di “Trainspotting”) aggiunge un quid prezioso: che per me (sempre de gustibus) è folgorante. Finito il film col bacio canonico del vissero felici e contenti il mio voto pesonalissimo si aggirava intorno all’otto-nove: un buon otto e mezzo. Quella coreografia che smaccatamente dice che il film è trucco (e non neorealismo) e che il futuro ormai sotto i nostri occhi è Bollywood fa impennare il mio giudizio: dieci. Boyle sublima il pacchiano e melenso che spesso caratterizza Bollywood e da artista geniale offre un fuori programma buono come un dessert che non ti aspetti, dopo un pasto tutt’altro che frugale. C’è chi lo ha trovato indigesto. Io mi ci sono tuffato in modo ingordo e voluttuoso.

  27. Ragazzi, oggi arriva l’ultimo capolavoro di Clint: Gran Torino. Voglio vederlo subito!!!
    @Faguni: anche tu non scherzi!

  28. Ieri sera ho visto “Gran Torino”. Il Maestro Eastwood mi ha steso per l’ennesima volta. Avevo deciso di guardarlo con distacco per evitare che la commozione avesse il sopravvento. Niente fa fare, il più grande cineasta americano vivente mi ha toccato l’anima ancora.

  29. sn pienamente d’accordo con gianni allegra…il film è piaciuto talmente tanto alla mia classe che abbiamo deciso di ricreare il balletto finale al nostro saggio di scuola!!!

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