Saggia apostrofe a tutti i caccianti

Illustrazione di Gianni Allegra
Illustrazione di Gianni Allegra
Storie minime

di Roberto Puglisi

“Fermi! Tanto non farete mai centro.
La Bestia che cercate voi,
voi ci siete dentro”.

Giorgio Caproni

Una giovane modella è stata divorata da un organismo nemico. Le hanno amputato piedi e mani. La morte è arrivata dopo l’assalto al castello. Parabola ghiotta e morale del nostro essere infinitesimali e finibili, tra le braccia di una sorte imperscrutabile. Io conosco un’altra storia un po’ così. Solo che alla fine nessuno muore, o chissà.
Lui si chiamava Enzo e suonava il pianoforte da Dio allo Zen. Un Dio misericordioso si accorse di quel talento fiorito tra i padiglioni e si fece vivo nella persona di un munifico mecenate che volle sostenere gli studi musicali di Enzo, pagandogli il conservatorio. Il metronomo cominciò a segnare tempi diversi, giornate finalmente accordate. Lo spartito cancellò la sinfonia dello spaccio e la sostituì col quartetto di un’ignota felicità.
C’è sempre una stonatura, un organismo nemico che riporta la gioia alla sua evidenza di cenere mortale. Enzo si stancò delle dita abbandonate sulla strada dei tasti. Tornò alla droga, tornò in carcere. Lasciò il piano in cantina. Sarebbe facile dire che lo lasciò nel buio con tutti i suoi sogni. Chissà se fu davvero mai così. Ora, Enzo – così mi dicono – è uno che si sta facendo avanti allo Zen, un grosso nome. Non ha rimpianti apparenti. Forse è il nostro romanticismo inguaribile che ci spinge a condire tutto con la nostalgia. Sei sempre tu ciò che ti mangia.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

8 commenti su “Saggia apostrofe a tutti i caccianti”

  1. Scusate.. prima non si è allegata

    Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

    Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
    questa morte che ci accompagna
    dal mattino alla sera, insonne,
    sorda, come un vecchio rimorso
    o un vizio assurdo. I tuoi occhi
    saranno una vana parola,
    un grido taciuto, un silenzio.
    Così li vedi ogni mattina
    quando su te sola ti pieghi
    nello specchio. O cara speranza,
    quel giorno sapremo anche noi
    che sei la vita e sei il nulla

    Per tutti la morte ha uno sguardo.
    Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
    Sarà come smettere un vizio,
    come vedere nello specchio
    riemergere un viso morto,
    come ascoltare un labbro chiuso.
    Scenderemo nel gorgo muti.

  2. @a.b.c.: sarà che vivo un periodo particolarmente felice della mia vita, ma preferisco farmi cullare dalle parole di Whitman.

    Ahimè! Ah vita! Di queste domande che ricorrono,
    degli infiniti cortei senza fede, di città piene di sciocchi,
    di me stesso che sempre mi rimprovero (perché chi più sciocco
    di me, e chi più senza fede?)
    di occhi che invano bramano la luce, di meschini scopi,
    della battaglia sempre rinnovata,
    dei poveri risultati di tutto, della folla che vedo sordida
    camminare a fatica attorno a me,
    dei vuoti ed inutili anni degli altri, io con gli altri legato in tanti nodi,
    a domanda, ahimè, la domanda così triste che ricorre: che cosa
    c’è di buono in tutto questo, ahimè, ah vita?

    Risposta:
    che tu sei qui, che esiste la vita e l’individuo,
    che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuirvi
    con un tuo verso.

  3. P.s. Mi scuso per la pessima traduzione, su internet non ho trovato di meglio e non ho sottomano l’originale. Credo che il senso si colga ugualmente…

  4. La vita e la morte sono i due estremi di noi stessi. Dentro questo filo c’è tutto. C’è la gioia e la felicità, c’è la tristezza e il morbo che ci uccide ogni giorno di più

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