Le bombe e i bambini

Illustrazione di Gianni Allegra

I tempi cambiano. E ultimamente sembra che cambino più in fretta. Tralascio le mode (di cui non capisco niente), l’economia (di cui capisco, se possibile, ancora meno) e le tendenze (nelle quali c’è poco da capire).
Politica.
Frequento molti blog: ritengo che, proprio per effetto dei tempi che cambiano, siano il vero termometro di quello che una volta si chiamava sentire comune. Trovo che quelli di sinistra siano più interessanti degli altri. E non per fede politica, quanto per volume di stimoli, contraddizioni, cortocircuiti.
C’è però qualcosa di irritante (per me, ovviamente) nei contenuti, una specie di virus subdolo che scatena tutto il suo potenziale di disturbo a distanza di tempo. Per descriverlo mi ci vorrebbero centinaia di righe, però ci ho pensato e ho trovato una parola, una parola sola, per risparmiarvi una tediosa lettura: disfattismo.
L’accettazione di una sconfitta senza lottare e la conseguente acquisizione di un dato di fatto senza schermarlo dai partiti presi è una malattia endemica della sinistra italiana.
Ecco un esempio che mi pare illuminante.
Nel sanguinoso conflitto tra israeliani e palestinesi c’è una visione univoca della vicenda, politicamente e assurdamente empatica: i buoni sono i palestinesi, i cattivi sono gli altri. Per assioma.
Ora, io non ho alcuna propensione per l’arrogante potenza militare israeliana. Ancora meno per il governo di quel Paese. Però cerco di adoperare una certa prudenza nel giudicare ciò che accade in quelle lande.
La tesi populistica, secondo la quale per giudicare il fallimento di una strategia si allineano i morti dell’ultimo bombardamento, non mi incanta: i morti si contano (e si pesano) sempre, non solo quando stanno da una parte della barricata. Perché gli errori di valutazione sono come le emorroidi: vengono fuori, dolorosamente, quando meno uno se li aspetta. La sinistra italiana, nella sua base più diffusa, ha deciso che i kamikaze, le nefandezze di Hamas e  il fanatismo di una ristretta parte dell’Islam sono quisquilie. O peggio, sono semplici adattamenti storico-sociali a un dato di fatto (la prepotenza israeliana). I palestinesi sono perdenti quindi, nella moderna logica disfattista di cui sopra, bisogna accettare la loro sconfitta celebrandola senza indugi, col massimo dell’estremismo. E’ il trionfo negativo del partito preso.
Non c’è un solo dubbio, non c’è mai un riferimento all’impotenza colpevole della sinistra europea, non c’è ombra di un concetto lontanamente affine alla solidarietà, non c’è richiamo a quel valore senza muri e volti che si chiama tolleranza: tutti baluardi del progressismo illuminato. C’è solo l’ultimo orribile missile, che fa strage di bambini in una scuola di Gaza.
Ecco, la sinistra di altri tempi si sarebbe mobilitata per i bambini, gli scuolabus, gli asili, le case, gli ospedali, gli orfanotrofi. Il Veltroni di un decennio fa sarebbe andato subito in Medio Oriente e non altrove. I radicali risalenti all’epoca geologica precedente alle minchiate di Capezzone e al rincoglionimento di Pannella si sarebbero affamati sulle pietraie della Galilea. Qualche pacifista, magari papà di quelli di oggi, che si distinguono per lingua lunga e bandiera facile (o viceversa), avrebbe scalzato gli scudi umani senza pensarci due volte.
Nessuno però avrebbe deciso che ci sono bombe più sbagliate delle altre.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

13 commenti su “Le bombe e i bambini”

  1. Punti di vista. A me sembra molto più disfattista la retorica delle bombe che sono tutte uguali. Curiosamente, se i vari Veltroni & Co hanno deciso di rimanere col sederino al calduccio (se non di stracciarsi le vesti per Israele), è proprio in nome di questa retorica. Potrei domandarti, e lo faccio, se i kamikaze, che non considero quisquilie, Hamas, che è un partito eletto dalla gente e non il Diavolo, e i Qassam non sono il risultato di 70 e più anni di oppressione sionista, che cosa sono? Come mai esistono? Mi sorprende che tu possa avere avuto l’impressione che il grande movimento di opinione che si è creato in rete successivamente alle recenti stragi, possa essere interpretato come una sorta di elogio funebre del popolo palestinese. Personalmente, io vi ho trovato tanta rabbia, tanta partecipazione e, non meno importante, tanta informazione. Di quella che viene puntualmente omessa dai media di regime. Ma, ti assicuro, nessun compiacimento.

  2. Vabbé, stanno aspettando la prossima fiera di Torino. Di sicuro qualche scrittore israeliano passerà da quelle parti. E gliele canteranno.
    P.S: ogni tanto corre voce che quelli di Hamas facciano uso di scudi umani. Gente della loro gente, e tra questa, anche bambini. Non credo che li convincano con le carezze. Ma fuor di polemica… perché questo manicheismo a tutti i costi? Prendiamo esempio dal solito Obama, che ha subito spinto il pedale sulla sacrosanta mediazione tra le parti.
    P.S. qualunque siano le ragioni, considero l’atto di bruciare bandiere una dimostrazione di odio degno solo dei barbari. Qualunque sia il colore delle bandiere in questione.

  3. @gery: scusa, maestro, mi era sfuggito il tuo riferimento agli scudi umani già presente nel post. Effetti del risveglio lento…

  4. Lesandro, retorica per retorica preferisco quella delle bombe uguali rispetto a quella delle bombe giustificate (la “guerra giusta” ci ricorda qualcosa?). Dico di più. Dobbiamo smetterla di considerare sempre e comunque il conflitto medio orientale come il frutto di una storia che tutti richiamano e che pochi conoscono veramente. Non possiamo cadere sempre nel solito “pippone” del sionismo e delle radici antiche del conflitto. Ogni volta che non si vuole trovare una soluzione – mi pare – si finisce per scomodare la Storia. Stiamo alla cronaca, piuttosto. E sbracciamoci per trovare quel briciolo di tolleranza che ci dia il coraggio di dire che in questa guerra il più coraggioso è quello che si mette nel mezzo e non quello che sposa una sola tesi.
    Quanto ad Hamas, è, come giustamente dici, un partito eletto dalla gente. Il volere del popolo non è però garanzia di qualità. Anche Berlusconi è eletto democraticamente, eppure sei tu il primo a criticarlo aspramente.
    La libertà di informazione che ho visto in giro è pari a quella che ho visto sui media tradizionali, cioè pochina. La verità rivelata mi insospettisce sempre: la conta dei morti è infatti soggetta a svarioni imbarazzanti e certi scenari non sono assolutamente chiari (dagli scudi umani islamici alle atrocità commesse dai soldati israeliani). I media di regime faranno pure schifo, ma quelli che sbandierano un’indipendenza non provata non mi stanno simpatici.

  5. Dal blog di Dario Cresto -Dina

    Della morte e dell’amore. Secondo dati pubblicati da un giornale saudita il numero delle nascite nella Striscia di Gaza dall’inizio della massiccia offensiva israeliana sarebbe di 3570 neonati, ovvero quasi tre volte le vittime dell’operazione “Piombo fuso”, che, stando alle stesse fonti mediche palestinesi, è stato di poco superiore a 1300. Per ogni bimbo morto, precisa il quotidiano arabo, ne sono nati dieci. La notizia forse non è vera, ma sforziamoci di credere che lo sia.

  6. E’ così difficile capire le radici e ragioni di questo antico conflitto, tanto fitta la rete degli errori e prevaricazioni da entrambe le parti. Hamas non sta con la sua gente (così come gli sceicchi miliardari che dei loro “fratelli” si lavano le mani), e molte delle azioni israeliane sono eccessive e crudeli.
    Alcuni ebrei sembrano spesso soffrire della sindrome del violentatore violentato e non esercitare quella tolleranza che dovrebbe venir loro dal proprio passato. Ma è probabilmente un atteggiamento umano più universale e spontaneo del rispetto.
    Certo che è ben strano questo mondo dove si lotta per trovare soluzioni mediche e tecnologiche in grado di protrarre la vita umana, si fanno crociate teologiche per protrarre un’esistenza vegetativa o proteggere un embrione, mentre con estrema disinvoltura si annienta un numero enorme di individui.
    E, se può essere (forse) confortante credere alle nascite di Gaza, sappiamo che nessun essere vivente è intercambiabile.

  7. Gery, trovare una soluzione non spetta certo a me. Magari fosse cosi’! Pero’ da blogger, ovvero da persona che ci tiene a capire il perche’ delle cose, non posso certo tralasciarle quelle radici. Vogliamo limitarci ai fatti recenti? Benissimo. Hamas e’ un partito eletto dalla gente, e non appena e’ salito al potere, lo Shin Bet ha cominciato a decimarlo. E’ da qui che sono nati i Qassam, questo lo sanno tutti. Vogliamo buttare anche questo nella pialla del ‘chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato’? Insomma, che altro dovrebbe succedere perche’ la gente capisca che qui c’e’ chi opprime, chi occupa, chi impone da un lato e chi resiste dall’altro? Possiamo davvero mettere sullo stesso piano i morti italiani causati dal terzo reich e quelli tedeschi uccisi dalla resistenza? Certo, alla fine son sempre persone che muoiono e meritano forse per questo lo stesso rispetto. ma non e’ che le cause possano essere ignorate con tanta facilita’. A meno di non voler giustificare l’ingiustificabile.

  8. Notizia del tg di oggi: Obama apre le trattative diplomatiche per la questione di Gaza. Hamas risponde chiudendogli subito le porte in faccia, affermando che è uguale a Bush e definendolo, da subito, un nemico numero uno. Non mi sembra l’atteggiamento di chi si predispone a un dialogo costruttivo. E poi vorrei fare un distinguo tra Palestinesi e portavoce di Hamas. I primi non credo proprio che ci tengano a morire sotto le bombe, poveracci. Riguardo ai secondi, a che cosa tengano e che progetti abbiano dai loro posti di comando, non ho gli strumenti né le certezze per definirlo. Forse qualche dubbio in proposito bisognerebbe considerarlo. Sarò fissato, ma consiglio di rivedere il film “Giù la testa” di Sergio Leone. E’ un bellissimo apologo della differenza tra chi le organizza e le dirige, le rivoluzioni, e chi, invece, con la rivoluzione ci lascia la pelle. Si disse che il film lanciava un messaggio qualunquista. Qualunquismo: parola chiave da usarsi a convenienza, per ammazzare una visione forse azzardata, fuori dagli schemi, ma di sicuro disincantata e scomoda della realtà. Per quanto mi riguarda, ho sempre diffidato di chi ha solo certezze e accusa di qualunquismo coloro che, ragionevolmente e senza preconcetti, dà voce ai propri dubbi.

  9. Lesandro, nessuno qui vuole ignorare le cause, né vuole giustificare l’ingiustificabile. Ci mancherebbe!
    Il mio ragionamento è semplice: se ogni volta che si discute del conflitto in questione ci si impantana nelle radici, il risultato è comunque il muro contro muro. Ripeto: secondo me, ci vuole coraggio a mettersi nel mezzo, non dietro una delle trincee contrapposte.
    Ma per questo ci vogliono tolleranza e capacità strategica: che la sinistra italiana non ha. Il tema del mio post, in fondo, è proprio questo.

  10. La sinistra impotente (italiana) è un’ottimo strumento per la propaganda di questo sanguinario governo israeliano (finchè c’è Hamas c’è speranza). Vedi anche la disonesta puntata di Annozero che mette nelle mani di due ragazzine le ragioni di un conflitto. Il giochetto squallido dei piccoli ometti jihadisti che pregano davanti al duomo segnando il territorio come i cagnolini a zonzo per la città, per poi essere difesi senza se e senza ma dai tolleranti “centri sociali” che però i preti “per favore non rompano la m*****ia con i loro crocifissi nelle aule.

  11. Bellissima analisi che dimostra il coraggio delle propie opinioni.Sicurmente i piu’ coraggiosi sono coloro che hanno la visione ‘ chiara di cio’ che si aspetta per l’avvenire.Mi piace ricordare una frase che ho letto in un articolo su B.Franklin”Non ci sono mai state una buona guerra o una cattiva pace.

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