Natale in bianco

Nella vignetta, il Natale visto da Gianni Allegra

Sono un appassionato del Natale. E’ l’unica festa dell’anno che mi piace, probabilmente perché ha la giusta gradazione di malinconia, quel tanto che basta a far riflettere senza intristire.  Ricordo la maggior parte dei “natali” della mia esistenza: il clima che si rinfresca, i regali sotto l’albero, le serate con pochi ma buoni parenti, il tacchino ripieno di mia madre, l’avvicinarsi delle vacanze sulla neve (sono un patito di sci).  Mi piace il Natale soprattutto perché è una specie di resa dei conti con se stessi: parente del Capodanno, impone con levità bilanci e proponimenti.
Quello di quest’anno però è un Natale che mi spiazza. I requisiti per una felice festività li ho ritrovati tutti, ho persino sorvolato su alcune voci di bilancio e abbondato coi proponimenti. Tuttavia vedo in giro una tristezza che non lascia spazio all’illusione. Negozi semideserti, città buia, cinghie strette e braccia larghe. Un lamento sommesso che non raggiunge la dignità di urlo di protesta, un annuncio di privata disperazione che non prelude ad alcun gesto liberatorio. So quanto contino le congiunture internazionali, nel campo della macroeconomia, e quelle domestiche, nel campo dell’economia reale fatta di conti, bollette e liste della spesa. Questo Natale, almeno nelle mie lande, respiro una rassegnazione che non conoscevo.
Così è.
Speriamo che passi.

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Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

21 commenti su “Natale in bianco”

  1. E’ vero. Un Natale dai toni polverosi. Le vetrine dei negozi riciclano i soggetti natalizi degli anni passati, polistirolo da imballaggio al posto dell’ovatta per simulare la neve, qualche lucina “sparuta”… ed una allarmante proiezione del 20% di fatturato in meno rispetto al dicembre del 2007 (per il settore abbigliamento in Sicilia).

    Per tirarci un po’ su di morale:

  2. Invece di un bianco Natale avremo un Natale in bianco!!
    Ci saranno meno pacchetti da scartare,meno tacchini da spiumare,meno lucine da consumare,magari più voglia di rilassarsi un po’!
    Ma chi se invischia!

  3. Non sopporto il natale da anni, con insofferenza crescente. Una volta svanita la felicità più o meno implicita dell’infanzia, questa festa significava ore di macchina su autostrade più o meno congestionate, in climi più o meno favorevoli.
    Ma, alla fine di tutto, nel rettangolo di luce della porta, trovavo l’abbraccio e il sorriso di mia madre, il gusto di stringerla, piccola e con il suo profumo particolare, tra le mie braccia. Si faceva insieme qualcosa in cucina, si scoperchiavano le pentole dei consueti piatti della vigilia, si parlava del pranzo del giorno dopo, quello al quale avrebbero partecipato anche gli zii, e magari mia sorella.
    Negli ultimi anni di vita di mia madre il natale era diventato una pantomima dolorosa, vedevo il suo viso spaventato e triste, mentre si sforzava di mostrare una partecipazione fittizia e rispondere all’allegria artificiale del momento. Dominava il ritmo forzoso con cui si aprivano i regali, vero cuore della cerimonia, di anno in anno più esagerati e imponenti, come voleva il resto della famiglia.
    Ora, che i pochi protagonisti rimasti preferiscono scegliere ognuno la propria scena, rimane la consolazione di non doversi assoggettare a questo rito consumistico, così squallido quando fine a se stesso.
    Ma sarebbe bello che tutti tornassero a una dimensione più semplice per scelta propria, non per obbligo.
    Vorrei che si acquistassero doni che obblighino a pensare alla persona alla quale sono destinati, presi con cura e con in mente la sua allegra sorpresa, non quanto di più piccolo ed economico, perché si calcola quanti bisogna accontentare con il poco disponbile.
    Non sono mai belle le imposizioni. Felice di vedere appannarsi una certa ansia da acquisto, non mi piace vederla sostituita dalla mestizia dei desideri insoddisfatti.
    Stiamo imparando sobrietà e moderazione come rinunce necessarie e obbligatorie, e ci sentiamo incerti, e abbastanza soli.
    Vorrei che questo natale ci portasse almeno la consapevolezza di quanto siano preziose alcune cose che abbiamo: un affetto vero, un’amicizia, la solidarietà e tante piccoli momenti di bellezza infinita, nella nostra vita di tutti i giorni, che prendiamo per scontati.
    E poi un poco di coraggio, per raddrizzare le spalle e sapere che le cose cambiano, con quel tanto di convinzione e impegno, con la necessaria fatica e costanza, e a volte diventano, seppure diverse, migliori di quanto non fossero un tempo.

  4. Sono giorni che mi capita spesso (in genere accade di rado) di dover andare a piedi in centro, a Palermo. Non ho mai visto via Libertà così deserta e anche tutte le parallele a monte, dove ci sono negozi di solito affollati. Che non si corra agli acquisti idioti mi sta benissimo. Però non credo che tutti siano rinsaviti d’improvviso. E’ chiaro che si sono sgonfiati i portafogli. Chiacchierando in giro, ho sentito commercianti avviliti. E, fatto raro, le gioiellerie hanno le porte spalancate. Per invogliare a entrare, dimentiche per qualche giorno del rischio rapine. Ma poi rapine di cosa, se in cassa non c’è quasi niente?

  5. “Dum Romae consulitur, saguntum expugnantur”. Mi risuona spesso nelle orecchie in questi giorni la frase di Tito Livio rispolverata e consegnata alle masse dal cardinale Pappalardo in occasione dei funerali del prefetto Dalla Chiesa. Mentre il governo promette montagne e partorisce topolini, assicura aiuti e dispensa “tessere del pane”, famiglie ed imprese continuano a guadagnare metri nella corsa verso il baratro. Anche se lo fanno, come premier comanda, con ottimismo e col sorriso sulle labbra.
    No, caro Gery, non penso che finirà presto, anzi. Quando le palle di neve delle singole chiusure e fallimenti diventeranno valanghe e l’effetto domino si riverbererà su tutti i partafogli, ci si accorgerà che forse era più giusto procrastinare la Giustizia e le sue beghe per correre in aiuto di un’economia che non era malata, ma alla canna del gas.
    Comunque, buon Natale a tutti.
    Ps. Tra mille polemiche l’albero è arrivato anche a piazza Politeama, con il magnifico addobbo dell’ennesima sforbiciata al welfare di casa nostra: bus più cari per pensionati, studenti, invalidi e disoccupati.

  6. Mia nonna diceva che “bel tempo e cattivo tempo non dura tutto il tempo”. Bisogna essere un po’ ottimisti. Passerà questo periodo, passerà la crisi, passeranno questi tempi bui.

  7. Sono a dieta da mesi e mi sto dissolvendo a causa della fame. Ho letto qui di pandori e panettoni e sto per avere un collasso. Pietà!

  8. Certo che un po’ di ottimismo farebbe bene.I periodi di crisi si alternano a periodi di miracoli economici(dopo guerra,congiuntura sfavorevole,austerita’ecc…)Bisogna avere l’equilibrio di distinguere i piagnistei interessati,le esagerazioni in negativo e spingere la politica ad una collaborazione fattiva come e’ avvenuto in Germania.Per portare qualche esempio di esagerazioni in negativo mi viene in mente mio nonno(agricoltore) che dopo una annata eccezionale di raccolto piangeva per diversi anni in attesa di un’altra annata eccezionale.Mi fa piacere anche un accenno alla FIAT i cui azionisti nel periodo di vacche grasse si beccano gli utili mentre quando le cose vanno male pretendono e subito i contributi dello Stato.Alla faccia del conflitto d’interesse!!!

  9. Eppure, stasera, lassù in paradiso, di luci ce ne sono un paio che ardono e brillano e sorridono a più non posso.
    Due sigarette mai spente, come i loro sorrisi.
    Un bel Natale per loro e per noi.

  10. @Faguni: ho cliccato sulla tua iconcina: è davvero speciale. Grazie per i complimenti.
    (Mi incuriosisce moltissimo la scelta dei vostri nickname: siete disposti a fornire dettagli, indizi, spiegazioni addirittura?).

  11. @fuguni è la fruttivendola di un villaggio indiano.
    una storia che lessi a mia figlia e che ci divertì molto.
    Il libro è stampato in modo artigianale,con carta che viene direttamente dall’india, i disegni sono superbi.La casa editrice è la corraini.
    Io invece sono andata a sbirciare i tuoi fumetti,vignette e dipinti.Complimenti!
    Ps:a casa ho il fumetto “il giocatore”, ottima grafica e sceneggiatura.

  12. Faguni! I complimenti per “il Giocatore” mi fanno enormemente piacere (anche per la sceneggiatura che è MIA: nel libro di parla di adattamento…). Ti confesso che di graphic novel vorrei disegnarne un’altra e quanto prima: devo scegliere se scrivermela io o individuare lo scrittore che non aspetta altro di condividere con me un’esperienza di romanzo disegnato!
    Quanto alle tue letture, Faguni, sono eccellenti. Buon Natale, buon tutto.

  13. “post”, cavolo, non “posto”!!!! Oggi dita e tastiera sono in conflitto irredimibile.

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