Il sindaco di un altro tempo

Il neo sindaco di Trapani, Vito Damiano, si presenta ai ragazzi della sua città dicendo che di mafia è meglio non parlarne più “perché le si dà importanza e poi i giovani si spaventano”.  Tipico caso di concetto imbottito di preconcetti.
Questo guardare oltre senza guardarsi dentro, questa debordante superficialità e questo discettare per assiomi sono atteggiamenti tristemente noti in Sicilia, e non da ieri. Negli anni Sessanta c’erano cardinali che negavamo l’esistenza della mafia mentre saltavano in aria le prime auto imbottite di esplosivo. Il modo più idoneo di fronteggiare cosa nostra era non parlarne: come quei bambini che chiudendo gli occhi credono di non esser più visti.
Il sindaco Damiano è un ex generale dei carabinieri ed è del Pdl, ha quindi tutte le carte in regola per parlare del fenomeno mafioso. Eppure sceglie di non farlo per non turbare i giovani.
Prima o poi qualcuno gli dovrà spiegare che il suo ruolo non è distribuire manciate di reticenza né sollevare calici di qualunquismo, ma gestire la realtà. Non i suoi confini.