Placidi criminali

Dice Michele Placido: “Vallanzasca era un criminale fino in fondo, ma in Parlamento c’è chi è peggio di lui”.
In Parlamento non so, ma nel mondo del cinema di certo sì.

Luce d’Agosti

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Qualche giorno fa domandavo in giro che ci facesse Lucilla Agosti sul tappeto rosso della Mostra del cinema di Venezia. Nessuno ha saputo spiegarmelo. Ma alla fine ho trovato una risposta convincente. E’ una “maestra di pensiero”.
Tanto da farci scoprire che preoccuparsi di Ville Certose e Palazzi Grazioli è roba da stronzi.

Urgerebbe curriculum

Lucilla Agosti
L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

E va bene. Passino (con ricorso a un robusto digestivo e nonostante i rumori convulsi dalle tombe di Huston, Ford e Fellini) Capossela in prima fila e Ligabue “giurato”. Facciamo pure il callo ad Alberoni “autorità del cinema”. Ma qualcuno, per l’amor del cielo, può spiegarmi che c’entra LUCILLA AGOSTI col tappeto rosso del sessantaseiesimo festival di Venezia? Si accettano le risposte più ingegnose.  Tranne una: “Ha fatto teatro”.

 

Mica un calcio ar culo

Il marchese del Grillo

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Il premio Oscar bagherese Giuseppe Tornatore, appreso che Silvio Berlusconi ha definito “un capolavoro” il suo “Baarìa”, mostra di non apprezzare il giudizio. E, da caratterino qual è, lo fa alla conferenza stampa di apertura della sessantaseiesima Mostra del cinema di Venezia dichiarando, con tono infastidito: “Non sapevo che Berlusconi facesse il critico cinematografico”. Ora, posso anche capire che un uomo di sinistra preferisca che un complimento arrivi da un’area politica piuttosto che da un’altra. Ma sempre complimento è.  Restando in ambito cinematografico, davanti alla levata di Peppuccio l’indignato, non posso fare a meno di pensare alla battuta di Gasperino il carbonaro – alter ego del Marchese del Grillo/Alberto Sordi nell’omonino film di Monicelli – quando, di fronte a una reazione schifata dell’anziana madre marchesa che rifiuta una sua goffa effusione, esclama: “A ma’… io  te stavo a dda’ un bacio… mica un calcio ar culo!”. Ecco.
Un complimento, mica un calcio al culo.