Uno che di fucili se ne intende

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Se qualcuno tra qualche mese prende i fucili non lamentiamoci, abbiamo messo un altro banchiere all’economia. La situazione se non migliora, peggiora e non so quanto la gente possa resistere, non so quanto il Movimento possa frenare la violenza della gente, che è nella natura delle cose.

Quelle dell’ideologo del Movimento 5 Stelle, Paolo Becchi, vengono definite dichiarazioni choc, come se vivessimo a Disneyland. In realtà si tratta di acqua fresca, specie se confrontate con l’immensa mole di citazioni di uno come Umberto Bossi, capo storico della Lega Nord e ministro in due governi di Berlusconi.

“Quando avremo perso tutto, quando ci avranno messo con le spalle al muro, resta il fatto che le pallottole costano 300 lire”. 23 settembre 1993

“Se non avessimo impedito la rivolta si sarebbe incendiato tutto il Nord. E se in Sardegna, un’area isolata, qualche mitra lo puoi trovare, in Lombardia trovi tutto, dai cannoni agli aeroplani…”. 29 agosto 1994

“Il processo storico va avanti verso il cambiamento con o senza violenza, io spero senza violenza inutile. Prima della fine del ’97 l’Italia come la conosciamo non ci sarà più, ci sarà la Padania”. 26 ottobre 1996

“Amici magistrati, il rischio è che ci sia una Pasquetta, ma più che una Pasquetta come quella del 1916 in Irlanda: non verrebbero 1.500 uomini a imbracciare il fucile; saranno 150.000 e il giorno dopo un milione e poi…”. 18 aprile 1998

“Democristiani, socialisti, comunisti… Questa era gente da tirar giù, da portare in piazza e fucilare, perché quando uno fa fallire un paese lo si fucila”. 25 settembre 2003

“Non abbiamo mai tirato fuori fucili, ma c’è sempre una prima volta”. 26 agosto 2007

“Se non si va al voto facciamo la rivoluzione, vuol dire che mettiamo in piedi la polizia del Veneto, della Lombardia, del Piemonte. Certo ci mancano un pò di armi, ma prima o poi quelle le troviamo”. 23 gennaio 2008

“Se necessario, per fermare i romani che hanno stampato queste schede elettorali che sono una vera porcata e non permettono di votare in semplicità e chiarezza, potremmo anche imbracciare i fucili”. 6 aprile 2008

“Ora dobbiamo portare a casa tutto il possibile democraticamente. Per i fucili c’è tempo…”. 19 agosto 2010

Lo sparatore di Roma e gli sparatori di cazzate

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Dopo la sparatoria di ieri davanti a Palazzo Chigi il mondo della PP, Politica Pelosa, ha ceduto alla tentazione di banalizzare il banalizzabile. Di chi è la colpa? Di Grillo, del Movimento 5 Stelle e di chi usa toni accesi su blog e giornali, mica di un fallito che si è giocato tutti i suoi soldi al videopoker e che qualche media ha dipinto frettolosamente come “un disperato che ha perso il suo lavoro”.
Le parole forti in politica non le ha inventate il M5S, basti pensare senza andare troppo lontano nel tempo alle delicatezze linguistiche di Bossi, Calderoli e vari altri intellettuali della Lega Nord. O basti rievocare gli attacchi di Berlusconi ai coglioni che votano a sinistra e ai malati di mente che affollano la magistratura.
Ora se un idiota si mette a sparare all’impazzata e subito dopo ha l’accortezza di pronunciare le parole “politica, politici”, automaticamente viene come deresponsabilizzato dai media: chi alimenta il clima d’odio? Chi carica di tensione sociale gli strati deboli della popolazione? Chi bla bla bla?
Ci vorrebbe un pizzico di buonsenso prima di sfornare opinioni come se fossero pagnotte. Il clima d’odio e la tensione sociale sono frutto di ventenni di politiche dissennate, di vergognose ruberie, di atteggiamenti criminali da parte di chi dovrebbe rappresentare lo Stato e invece rappresenta il lato oscuro di uno stato fantasma.
Non sono i comizi di un comico prestato alla politica che armano la mano di un delinquente, ma l’ignoranza diffusa in un Paese sottosviluppato e affamato da una classe politica corrotta o nel migliore dei casi incapace.

Gli onanisti della politica

La serata televisiva di ieri è stata monopolizzata dagli speciali sul raduno della Lega a Bergamo con dirette, interviste, ospitate in studio, retroscena e analisi di costume. Tutti a seguire il grande evento di un piccolo partito come se si trattasse di un passo determinante nella storia italiana.
A bocce ferme vale la pena di fare alcune considerazioni per cercare di tarare l’asse della logica di un Paese allo sbando.

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Dei delitti e delle iene

Non voglio scomodare le antiche teorie lombrosiane (che tornano puntualmente ad ogni crimine/criminale scoperto) ma questa foto presa dal Corriere racconta tutta la storia in un attimo. C’è la cosiddetta pasionaria, che è un modo per dare della rompipalle a una senza offenderla e senza giudicare il suo operato, c’è il vecchio capo, rimbambito quanto basta per far da parafulmine a ogni vergogna, e c’è il fine statista della Padania, uno talmente rozzo che inquina con lo sguardo.
Un mio amico, Francesco Massaro, bravo cronista di nera, quando doveva scrivere un pezzo su un omicidio, su una rapina, o comunque su un crimine, prendeva la foto del colpevole e se la metteva davanti a mo’ di santino. Diceva che la cosa l’aiutava a capire.
Ecco, io questa foto oggi me la tengo sul desktop.  Spero che, per paradosso, mi aiuti a dimenticare.

Let’s tweet again / 3

Da Twitter, ieri.

Ragazzi, quando leggiamo delle cronache di Bossi ricordiamoci che per molto meno Craxi si prese le monetine in testa. Ci vuole memoria…

@dariofromitaly La moglie di Bossi: “E’ stato terribile, erano in quindici tutti meridionali, due ci tenevano sotto scacco e gli altri ristrutturavano…”.

@StefaniaPetyx Ho capito: In sicilia si diventa governatore per concorso… esterno.

Nervosismo negli studi di Radio Padania. Fede al confronto era un putto.

@peppecalcaterra Lo spot con la #Sandrelli è l’immagine del lavoro in Italia. Una 65enne che si ostina a far cose che spetterebbero a chi ha 30 anni in meno.

C’è un solo aspetto positivo nella fuga dei cervelli: Lippi che va ad allenare in Cina.

@VeccRicchia Ferrandelli non si presenta al dibattito sulla cultura: “Io non ci andressi nemmeno se mi costringerebbero”.

Grazie, altrettanto a te

E ora si apra un concorso di idee su come riutilizzare quel dito.

 

Sprofondo Nord

Secondo la Padania c’è in atto un piano “per mettere il bavaglio all’unica voce scomoda”. Effettivamente a sentire le intercettazioni è scomoda assai.

Il vero difetto della democrazia

Il Trota si dice sereno, e ci mancherebbe altro. Ci mancherebbe un’inquietudine tardiva in un personaggio che di inquietudine ne ha suscitata molta tra gli italiani senzienti.
E’ questo il punto cruciale, l’inquietudine. Tardiva.
Per decenni solo in pochi si sono lasciati turbare dagli aborti della politica, e Renzo Bossi ne è emblematico esempio. Si è considerato normale, peggio fisiologico, che il figlio incolto del leader grezzo di un simil-partito potesse ambire a gestire la cosa pubblica. In nome di chi e cosa? Ma del suo essere figlio, naturalmente.
Se solo in Italia qualche elettore del centrodestra fosse stato più onesto con se stesso, oggi avremmo una nazione con meno storditi al governo. Non mi fate fare altri nomi perché una querela l’ho appena scampata e devo mettere i soldi da parte per pagare la Tarsu fresca fresca di notifica.
Però lasciatemi dire, nel pieno dell’esercizio di critica, che tra quelli che in questo momento stanno provando umanissimo disprezzo nei confronti del Trota e della sua famiglia ci sono molti ipocriti.
Un sistema con un briciolo di garanzie non avrebbe mai consentito a un ignorante di arrivare dov’è arrivato Bossi jr, con la benedizione di un elettorato degli anni Duemila (non la ciurma democristiana degli anni Sessanta, per intenderci). Chi ha votato il Trota è, secondo l’ipotesi più ottimistica, come il Trota. E questo dovrebbe diventare il manifesto della nuova politica. Noi siamo, in fondo, anche chi votiamo.
Il vero difetto della democrazia è che non ha nulla di definitivo contro i cretini.

Oggi le comiche

Denuncerò chi ha utilizzato i soldi della Lega per sistemare la mia casa.

Grazie alle parole di Umberto Bossi siamo oltre la nuova frontiera della sfrontatezza del potere malato. Non solo ti beccano mentre fai una malefatta, ma tu vuoi far passare il messaggio che quella malefatta, da cui tu e solo tu trai vantaggio, è stata ordita contro di te e quindi in fondo sei una vittima che chiede vendetta.
Della serie, oggi le comiche.
In realtà già da anni i corrotti di questo Paese, non trovando più scuse, hanno cercato riparo nel paradosso, nella ricostruzione grottesca. Nel giro di qualche legislatura siamo passati dal “lei non sa chi sono io” a “quel favore mi è stato fatto a mia insaputa”, dal “tutti colpevoli, nessun colpevole” di craxiana memoria al “denuncerò chi mi ha dato i soldi”.
Il sistema politico italiano, berlusconiano e non solo, è fondato – lo si apprende giorno dopo giorno – su una concatenazione di ruberie, milioni e milioni di euro che dalle casse dei partiti transitano nei conti privati. Cifre a sette-otto zeri di cui nessuno ufficialmente sapeva niente, soldi che adesso dovrebbero finire di diritto nel bilancio dello Stato, sequestrati.
Finiamola con questa pantomima del finanziamento ai partiti. Non sono più tempi e non solo per la congiuntura economica, ma anche per una questione di umore sociale.
Prima si rideva amaro, e adesso ci si amareggia soltanto.

Se la Banda Bassotti si scioglie

La rottura drastica tra Pdl e Lega è una di quelle notizie che non andrebbero soltanto diffuse, ma declamate.
Una cosa tipo: “Udite udite, i partiti che per quasi vent’anni hanno fatto finta di essere alleati, i cui leader hanno diluito in cena, dopocena e aperitivo i rispettivi sentimenti di antipatia, i cardini di quella coalizione che ha reso possibile l’impossibile, che ha architettato leggi folli, che si è esibita in una polluzione di condoni, che ha inventato la giustizia pret-à-porter, gli attori di quella tragica messinscena che ha promesso all’Italia un sogno e che invece l’ha fatta precipitare nell’incubo, i personaggi che hanno condiviso rutti estivi e crostate invernali sfilando con canottiere o con bandane davanti ai flash dei fotografi e usando la volgarità come principale mezzo di comunicazione, ecco questi qua oggi hanno gettato la maschera. Sono sempre stati diversi, divisi e lontani, come Caino e Abele, le guardie e i ladri, Fede e Travaglio, Superman e Candy Candy. Sveglia! Stavano tutti insieme per becera strategia. Peggio di un matrimonio di convenienza quando lui, giovane e aitante, prende per moglie una decrepita petroliera texana”.
Solo che in questo caso i parenti della sposa sono sessanta milioni.
Tutti incazzati.