Inspiegabilmente

taxi Palermo

Taxi della Cooperativa Trinacria di Palermo. Pioggia e malumore tutti miei. Ozio e sigarette tutte sue, del tassista. Lo becco quasi immerso in un sonno nicotinico. Gli chiedo di portarmi in un luogo che dista circa due chilometri. In auto, l’aria è quasi irrespirabile persino per un ex fumatore incatramato come me. Lui non ha la sigaretta in bocca, ma i suoi polmoni rilasciano un odore che crea nell’abitacolo un’evocazione permanente del tabagismo.
La strada è libera: arriviamo a destinazione in manco cinque minuti.
Il tassametro segna inspiegabilmente 7,60 euro.
Lui ne chiede inspiegabilmente 8.
Io gliene consegno inspiegabilmente 10.
Lui dice inspiegabilmente di avere solo un euro di resto.
Io pago inspiegabilmente 9 euro per una corsa che inspiegabilmente ne valeva 7,60.
E inspiegabilmente me ne vado mandandolo soltanto affanculo.
Sto invecchiando.

La guerra tra cocchieri, tassisti e ape-taxi

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Ci sono i cocchieri che chiedono nuove stalle e nuovi stalli e giurano di aver tirato su i pannoloni ai loro cavalli per non sporcare le strade. Ci sono i tassisti che in rappresentanza al Comune si prendono a pugni nella stanza dell’assessore. Ci sono i titolari degli Ape–taxi che per il rilascio di nuove autorizzazioni vorrebbero far valere una graduatoria in cui quasi nessuno è in regola.
In mezzo c’è Palermo che, grazie a una bizzarra statistica sulle presenze straniere, si scopre città strabordante di turisti. Ventuno per cento di presenze in più nell’ultimo anno, recita una delibera consiliare: pensate, meglio di Londra che si ferma al venti per cento. E dire che la capitale inglese ha avuto le Olimpiadi come traino, mentre la nostra capacità organizzativa si ferma al torneo di bocce in spiaggia. Ma va così, evidentemente siamo premiati per l’arte dell’improvvisare, mica per la noiosa meticolosità dell’organizzare. Continua a leggere La guerra tra cocchieri, tassisti e ape-taxi

Tutto il taxi minuto per minuto

taxi

di Cinzia Zerbini

Domenica scorsa a Roma.

Piove.
Prendo un taxi. Ho la macchina vicino a Piazza Navona.
Lui, l’autista mi informa che: ha  quarantacinque anni, non si è mai sposato, ha tre nipoti, una sorella separata, è un reazionario, odia la confusione, odia le donne che parlano molto, ma anche gli uomini che parlano molto, non si taglia mai i capelli prima di Natale perché i barbieri aumentano i prezzi, va a fare la spesa in periferia, sua madre è morta di tumore alle ovaie perché un dottore non le aveva fatto una visita adeguata. Inoltre suo padre gli ha lasciato un pezzo di terra e lui coltiva le fragole (ci fa la marmellata e se le mangia tutto l’anno). Ogni mattina, come una preghiera, mangia le marmellata.
Piove che Dio la manda e la sta mandando tutta qui, addosso a questo taxi. L’autista, accelera e bestemmia contro i turisti che invadono Roma, un città che di eterno ha solo i turisti e che lui se fosse il sindaco farebbe pagare un biglietto a tutti questi giapponesi che non prendono mai il taxi (e lui è costretto a fare lo straordinario).
“Non dormo da quasi due giorni mia cara signora, lei è di Milano”.
E sto per dire “no, sono siciliana”, quando alla radio il giornalista annuncia che il Catania ha segnato contro la Lazio. E lui è della Lazio e inizia ad inveire contro i siciliani e contro i terroni e contro ‘sto Catania che non è possibile che vinca.
E allora dico che sono di Trieste.
Poi il Parma segna e lui dice che gli dispiace per il Palermo “perché Zamparini è uno grande” ed io dico “sì, è uno grande”. E lui dice che per un pelo non ha giocato in serie A. E io dico “quanto ci vuole per Piazza Navona?” e ho un accento nordico da fare invidia a Berlusconi. E lui dice “siamo arrivati ma se vuole le faccio fare un giro turistico per 20 euro” ed io dico “no grazie”.  E nell’attimo in cui, anziché prendere i soldi, lui afferra la mia mano ecco che la Lazio segna, lui esulta ed io scappo.