Roncato, chi era costui?

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di Tony Gaudesi

Chissà perché pensi di pescare perle di saggezza solo nei libri di scrittori a cinque stelle. Perché quando vai in cerca di pagine che ti scaldino il cuore sfogli solo autori doc. Scansi come appestati Pinco e Palla e ti tuffi tra i soli arcinoti, per poi scoprire che il Carneade  di turno, quello che non hai mai sentito o del quale non ti risultano grandi frequentazioni con carta e penna,  ti prende più dei vicini di scaffale, ti cattura con un incipit inaspettato e ti catapulta di volata oltre le prime pagine, perfino meglio dei fascettati Coelho, Camilleri, Tamaro o Wilbur Smith.
E’ quanto è capitato a me l’altro giorno. Dovendo ingannare un’attesa alle Poste che il display e una semioceanica folla annunciavano tremendamente lunga ho cominciato a sfogliare i libri in vendita nel corner-libreria allestito all’interno dei locali. Ho sempre amato leggere trame, biografie e, soprattutto, attacchi dei maestri. Per carpirne i segreti e – soprattutto – fornire una valida motivazione alla mia smisurata voglia di portare l’ennesimo libro a casa. Ho rigirato tra le mani Coelho, tre o quattro romanzi di Camilleri, l’estrema fatica di Oriana Fallaci, e poi Baricco, Smith, Follett… Quando, dopo più di un’ora,  avevo praticamente esaurito il mini-catalogo del punto vendita,  i miei occhi sono caduti su un libretto, un centinaio di pagine, copertina cartonata e, in bella mostra, il simpatico faccione di un attore in cammino nel polveroso viale del tramonto: Andrea Roncato  (il cinquanta per cento del duo Gigi & Andrea, per intenderci).
Quasi di soppiatto, di nascosto agli sguardi dei miei due distinti vicini alle prese con sbirciatine ben più dotte della mia, ho cominciato a sfogliarne le pagine e a sfrondare l’albero dei miei pregiudizi: il guitto da pellicole mordi & fuggi sfoggiava a sorpresa nelle prime pagine (ho avuto il tempo di leggere solo quelle) una scrittura  profonda, accattivante, con  forma e contenuto unite in perfetto matrimonio per regalare al lettore un posto in prima fila con vista sulla sua vita  e sulla sua carriera.
Niente di eclatante, per carità,  nessuna roba da Bancarella o Strega, ma quanto bastava  a sottrarre momentaneamente la mia attenzione ai fuoriclasse della penna e a dare il la ad un paio di riflessioni. Prima, scontatissima: un perfetto sconosciuto molto difficilmente venderà tanto. Camilleri ha probabilmente già piazzato cataste di libri che deve ancora progettare. Pinco, Palla  e i Roncato di turno, nonostante il buon periodare, dovranno confidare in un miracolo e nei macro sforzi delle loro case editrici per fare aprire qualche portafoglio che non sia dello zio o dell’amico fraterno. Anche perché sarà sempre molto più in  dire che si sta leggendo l’ultimo Camilleri piuttosto che l’opera prima del Roncato di turno. Seconda riflessione: preconcetti e pregiudizi sono come l’erbaccia, crescono in un fiat  e non te ne liberi  praticamente più. Roncato scrittore probabilmente lo avrebbero immaginato in pochi. Perché le sue uscite pubbliche, con un’oratoria non certo sopraffina, tutto hanno lasciato immaginare tranne che decorose avventure con la penna in mano. Lo avremmo soppesato e frettolosamente liquidato in maniera preconcetta, forse inconscia, sicuramente senza  appello. “Scrivere? Non è per lui?”. E così  si fa probabilmente ogni giorno con il collega: in ufficio, all’università, nelle redazioni.  Lo si giudica, solo per giudicare, senza approfondire, spesso per sentito dire. A volte, come nel caso di Roncato, solo per averlo sentito parlare.
E, invece, inaspettata, la sorpresa.  A conferma del fatto che si può benissimo parlare in maniche di camicia e contemporaneamente scrivere in giacca e cravatta.
Un caloroso saluto a tutti i naviganti.