Il partito del sentimento

berlusconi amore

Ancora una volta la politica italiana cade nella trappola della plateale contrapposizione tra amore e odio, per illustrare cosa e giusto e cosa è sbagliato.
Utilizzare i sentimenti quando c’è in ballo la democrazia – che oltre a essere rispetto dei ruoli è anche rispetto per chi non ce li ha, quei ruoli – è un errore e un atto di slealtà perché è come bruciare oppio spacciandolo per incenso.
Secondo questa teoria dei sentimenti contrapposti, le rivoluzioni sono d’istinto catalogate tra i moti di odio e certe posizioni conservatrici hanno più a che fare con l’amore che con l’interesse di casta. Ma è anche sbagliato – come ho appena fatto – generalizzare. Solo che qualche esempio per non rendere il discorso noioso devo pur farlo.
Le stagioni ad alta tensione che il nostro Paese ha vissuto non hanno nulla a che fare con i diavoli e gli angeli. Molti dei terroristi che hanno sfregiato la vita italiana – e lo dico con tutto il ribrezzo che mi suscita la violenza – non agivano solo per mero odio, ma per triste ideologia. Che è altra cosa, ben più pericolosa.
Il sentimento è personale, l’ideologia è collettiva.
Cercare di addossare, adesso, le colpe del ferimento di Berlusconi a chi ha imbastito una campagna politica e mediatica contro il premier è un’offesa al buon senso degli italiani. Le idee di dissenso, se esposte puntualmente e motivate da un oggettivo disagio pubblico (la Repubblica non è Lotta Continua, Antonio Di Pietro non è Mario Moretti) sono forse sovrapponibili al verbo di Satana? Il partito dell’amore, a parte la parentesi grottesca di Cicciolina, è quello che promette “meno tasse per tutti”?
Forse sarebbe meglio lasciare i sentimenti al dilemma personale di ciascuno di noi e smetterla di inventarsi categorie per recensire ciò che in fondo non si vuol raccontare. Berlusconi è stato vittima di un’orribile aggressione ad opera di un fanatico che adesso si vuol agganciare a qualche formazione (politica? Criminale? Giornalistica?). Berlusconi non è J.F. Kennedy, né Martin Luter King, né (nonostante Apicella) John Lennon. Nessuno di loro era nessun altro. Nessuno di loro è stato schiacciato da un sentimento assoluto, ma da pallottole, follia, interesse, strategia.
Ammiro un solo esempio di Male organizzato per abbattere il Bene assoluto, e vorrei che non si fosse mai estinto. E’ la Spectre dei film di James Bond.
Il resto sono umane miserie.

Il delfino padano

corsera

Secondo Umberto Bossi, il caso escort è una polpetta avvelenata preparata dalla mafia per Silvio Berlusconi.
Il nemico numero uno dei disonesti, il campione della legalità, il simbolo della virtù in terra, il modello sempiterno di saggezza sarebbe – secondo Bossi – inviso alla parte più odiosa dell’odiosa criminalità italiana, europea e forse mondiale.
Quel che stupisce del delfino padano (perdonatemi l’involontario ossimoro naturalistico) è la perentorietà di ragionamento: non è vero che le vere stanze del potere sono, purtroppo spesso, le stanze da letto; è vero che se il potente sbaglia, è vittima di un vergognoso tranello, di una congiura criminale.
A seguire il suo filo logico si arriverà a incolpare la S.P.E.C.T.R.E per le polluzioni notturne del premier e Ernst Stavro Blofeld per attentato alla verginità nazionale. James Bond diventerà un personaggio interessante nell’attuale panorama politico italiano. Non per il suo coraggio, ma per il suo corredo di femmine, riserva preziosa per un eventuale rimpasto di governo.
Insomma, un’enormità appresso all’altra. Almeno fino a quando Umberto Bossi non sarà ricondotto al ruolo che merita: da leader della Lega a leader da legare.