E per pegno acquistai un iPhone

A tutti noi è capitato di sottovalutare qualcuno o qualcosa. Certo, ci sono casi estremi, piccoli eventi che diventano memorabili come quello di quel giornalista che nel 1999 sconsigliò il suo editore di seguire “questa nuova moda di internet, perché tanto è roba che finisce entro l’anno”.Nel mio piccolo mi sono macchiato di due gravi colpe in tal senso.
La prima risale al 1979 quando ascoltai l’album The wall dei Pink Floyd, appena pubblicato. Lo giudicai frettolosamente una robetta. Ne discussi con i miei amici – ai tempi strapazzavo la chitarra in una rock band – e conclusi che quello era l’album peggiore del gruppo. Sbagliavo clamorosamente poiché ancora oggi The wall è un’opera attualissima per suoni e tematiche. E poi è bella, bellissima. Nel ’79 ero molto giovane e questa è un’attenuante.
Il secondo errore di valutazione l’ho commesso recentemente quando mi sono trovato in mano per la prima volta un iPhone. Dissi che era inutile avere un telefono senza tasti, che era stupido portarsi appresso un telefono che tutto è tranne che un telefono e dissi anche altre scemenze di cui adesso mi pento. Qualche tempo dopo fui costretto a constatare che non c’era uno solo dei miei rilievi che fosse fondato e che la mia lungimiranza era stata come la mira di un ubriaco.
Per pegno acquistai un iPhone.