Autodistruzione

Un’amica ha vissuto un periodo molto difficile, con un allontanamento forzato dalla sua vita quotidiana. Si è trovata in un mondo parallelo, quasi estraneo, a gestire un’esistenza quanto più normale possibile. Un’operazione quasi impossibile. Se lei, come chiunque di noi, avesse voluto scegliere la via più facile si sarebbe incanalata con serena rassegnazione sul binario che portava al deragliamento. Non c’è nulla di più utile che consolarsi con le cose inutili e dannose quando il tempo volge al brutto, tu sei a piedi senza un ombrello e non c’è un tetto nel raggio di 500 chilometri. Ci si illude di mettere al sicuro l’anima sacrificando il corpo. L’autodistruzione nasce spesso come insano spunto di salvataggio: ed è una delle peggiori menzogne che alcuni di noi si sono raccontati almeno una volta nella vita.
Invece la mia amica ha scelto la via più difficile, fregandosene dell’anima e curandosi del corpo. Ha smesso di fumare, ha macinato chilometri di corsa, ha mangiato di meno, è dimagrita e ha preso aria, sole.
L’ho rivista l’altra sera che pareva tornata da una vacanza. Invece era appena riemersa da un mare di difficoltà.