Un Brunetta piccolo piccolo

L’insulto ai precari da parte del ministro Brunetta è la cartina di tornasole dell’arroganza di una certa politica. Ho avuto modo di sperimentare personalmente la protervia del signore in questione quando, un paio d’anni fa, mi occupai dello spam che il tizio aveva fatto per pubblicizzare un suo libro. In un colloquio di cui conservo ancora la registrazione (e che prima o poi renderò pubblico, quando i tempi saranno maturi e il de cuius sarà depotenziato, che ci volete fare tengo famigghia), Brunetta si esibì in una serie di salti mortali imperfetti, come quelli del circense che fa finta di non avere rete di salvataggio ma che in realtà sta volteggiando nel tinello.
Mi colpì la spocchia di un piccolo uomo che sa di aver torto – e in quel caso aveva torto, come poi i fatti dimostrarono – ma che deve azzannare in virtù di una mandibola e, peggio ancora, di una dentiera non sue. Il rango di ministro per uno come Brunetta è un’occasione imperdibile: lasciarsi logorare dal potere è il vizio ideale per chi non sa ammettere i propri errori. Solo che – unica perfezione del destino – il potere passa, gli errori rimangono.

Scusate e buon lavoro

Alla fine la storia dello spam per il libro di Brunetta si è risolta così: la società che si occupa delle questioni telematiche del ministro ha ammesso che alcune (quante?) e-mail sono state inviate per errore dal software usato per gestire le newsletter. Insomma, lo spam (pratica illegale) ci fu, ma senza volontarietà. Sarebbe bastato, a questo punto, che la società facesse un comunicato semplice e, se vogliamo, furbo. Del tipo: abbiamo sbagliato, scusate e buon lavoro a tutti. Invece si è lanciata in una ricostruzione polemica, fuori misura, che va all’attacco di chi ha segnalato la violazione e che si conclude “così va il web, a volte, in Italia (e non solo)”.
E’ l’unica frase che sottoscrivo, per motivi diametralmente opposti a quelli della società  in questione.
Scusate e buon lavoro a tutti.

Brunetta e il misterioso spam

La vignetta è di Gianni Allegra
La vignetta è di Gianni Allegra

Come molti blogger italiani, anch’io ho ricevuto una e-mail pubblicitaria – non richiesta – del nuovo libro del ministro Brunetta. Direte voi: e vabbè, cancellala come fai con tutte le altre sfuggite all’antispam.
In realtà la questione è più delicata di quanto sembri. Vediamo perché.

Il messaggio pubblicitario mi è arrivato in una casella di posta abbastanza riservata, che uso pochissimo.

Brunetta è un ministro che ha fondato la sua azione politica sulla ferrea intransigenza nei confronti di chi si fa beffa di leggi e regolamenti. Lo spamming in Italia è vietato (vedi pronunciamento del Garante della privacy). Quindi il ministro – ritengo inconsapevolmente – è protagonista di un’operazione non lecita.

La società che ha gestito l’operazione è la Server Studio di Palermo: per pubblicizzare il libro ha inviato 85 mila e-mail.

Io non ho mai fornito alla società in questione né la mia e-mail (riservata) né, soprattutto, il consenso ad accettare messaggi pubblicitari.

Server Studio, lo scorso anno, ha avuto rapporti con BlogItalia e ha gestito l’invio di una newsletter alle decine di migliaia di iscritti al sito.

Io sono iscritto a BlogItalia (proprio con quella e-mail).

Molti blogger sono iscritti a BlogItalia.

BlogItalia sostiene di non avere nulla a che fare con Brunetta e soprattutto di non avere mai ceduto il suo indirizzario.

E allora come ha fatto Server Studio ad avere la mia e le altre migliaia di e-mail alle quali destinare una tonnellata di spamming per conto di un ministro tutto d’un pezzo?

P.S.
Qui trovate qualche informazione utile su questioni tecniche e legislative.