Il fascino della strada sbagliata

Da molti anni, quando mi sposto in auto per le vacanze, uso il navigatore. Ultimamente mi è capitato di provare anche l’app Mappe dell’iPad e l’ho trovata molto divertente (in verità l’ha provata mia moglie che riesce tranquillamente a leggere mentre l’auto è in movimento).
Quello che mi chiedo è quanto il divertimento per un oggetto che ti toglie un pensiero (quello di dover stare attento a svincoli e traverse) sfoci in un atteggiamento passivo, di pigrizia e intorpidimento mentale.
Ricordo decine di casi in cui sbagliando strada, ho scoperto nuovi posti, ho apprezzato panorami che non mi aspettavo, mi sono imbattuto in suggestive locande, e così via.
Non voglio fare il solito pippone sulla tecnologia che raffredda le nostre esperienze o su quanto erano belli i tempi in cui la vita era analogica al cento per cento. Sono il primo che si rompe le scatole quando imbocca la traversa sbagliata.
Però penso che di tanto in tanto potremmo usare questo strumento in maniera meno nevrotica, ad esempio chiedendogli di proporci l’itinerario più suggestivo anziché quello più breve. Oppure indugiando un po’ sulle mappe digitali alla ricerca di luoghi poco noti.
Insomma se ormai è difficile sbagliare strada, regaliamoci l’illusione di non vivere in un mondo dove tutto è deciso da un preziosissimo e odiosissimo microchip.

Carrozzieri e la cocaina

Moris CarrozzieriE’ la pratica del lancio delle uova dal balcone. Ci si apposta, si individua il bersaglio ideale (quindi qualcuno che cammini lentamente per problemi suoi), si lancia, ci si nasconde, si ride.
Quello su Moris Carrozzieri, difensore del Palermo scoperto dall’antidoping dopo una tirata di cocaina,  è un lancio di uova collettivo.
Non ho familiarità con gli stupefacenti. Ancor prima che pericolosi, li trovo tragicamente annoianti. Però mi metto nei panni di un ragazzone ricco, sportivo e discretamente famoso che, per decreto biologico, ha la facoltà di poter sbagliare da solo.
Nel fatalismo di una scelta c’è tutto quello che un’altra fetta di umanità, quella infelice e gretta a causa delle sue certezze senza opzioni, non conoscerà mai.
E’ un attimo: non ci pensi, non hai problemi, spegni il cervello (che da acceso ha invece molte più chance di successo) e prendi una strada invece che un’altra.
Carrozzieri aveva due strade: rifiutare la cocaina del festino in discoteca e avere una storia esaltante in più da raccontare ai suoi figli; oppure cedere alla vacua tentazione del momento e sperare nell’oblio chimico ancor prima che della sua coscienza.
Ha scelto la seconda. E, nel momento in cui esercitava il suo diritto da titolare privilegiato della grande partita della vita, ha sbagliato.
La via che ha imboccato è quella che gli infelici sorvegliano con patologica attenzione: cosa c’è di meglio che godere delle sventure di un fortunato? Quale migliore soddisfazione nel sentirsi sollevati per le disgrazie degli eletti?
Cazzate da popolo di serie Z.
Ora non servono le uova tirate di nascosto, che sanno di moralismo peloso, per macchiare la sua bella maglietta costosa e ridacchiare al riparo del balcone. Servono domande silenziose che lo inducano a risposte rumorose.
Come pensi di rimediare?
Cosa farai domani per ripulirti?
Quando troverai un rimedio alla mia atroce delusione di tifoso?
Lo sai che sei un fortunato che ha sposato la sventura come compagna di strada?
Moris Carrozzieri è condannato a rispondere.