Forello, cinque stelle di eresia

L’articolo pubblicato su Repubblica Palermo.

Manca solo la pericolosità sociale e nel meraviglioso mondo dei Cinque stelle quell’eretico di Ugo Forello potrebbe direttamente finire arso sulla pira del santo web. Chi ha un’età che consente un esercizio di memoria superiore all’emivita di una storia di Instagram, sa che le epurazioni dei sovversivi nei partiti delle grandi democrazie sono rare (e determinanti) come un autogol al 90°. Eppure nell’universo buio di un firmamento di stelle tarocche, prevale con sgarbata ignoranza una logica che sino a qualche anno fa avrebbe ispirato piazze, lenzuoli, scioperi della fame, bonzi del pensiero debole e attivisti della logica forte. A Palermo il capogruppo del M5S al Comune viene cacciato perché ha tradito “il senso di appartenenza” (sono parole di Toni Randazzo, lo statista prêt-à-porter che lo ha sostituito a poltrona ancora calda, tipo democristiano degli anni settanta). In realtà Forello ha liberamente criticato la chiusura dei porti, il pacchetto (in)sicurezza e l’attacco ai giornalisti. L’hanno trattato come un criminale, manco avesse defollowato Casalino.

Scusate, cosa c’entra Enrico Letta con Daria Bignardi?

Daria Bignardi

Non capisco. Daria Bignardi intervista il deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista e, con discreta sensibilità giornalistica, indugia con alcune domande sul passato fascista del padre del politico. Scelta legittima: nel giornalismo corretto non ci sono domande che devono piacere per forza, ma domande che devono suscitare risposte. Punto.
Per reazione all’intervista scomoda, il portavoce del M5S, Rocco Casalino scrive una lettera al blog di Beppe Grillo in cui, con discreta sensibilità politica, capovolge la situazione e domanda alla Bignardi come si sarebbe sentita se a lei, in veste di intervistata, avessero chiesto insistentemente del passato giudiziario del padre di suo marito, Adriano Sofri, condannato definitivamente come mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Scelta legittima: in politica non ci sono argomenti che devono piacere per forza, ma argomenti che devono suscitare domande e risposte. Punto.
Quindi siamo di fronte a due comportamenti semplicemente legittimi, l’uno giustifica l’altro, e come nel caso della Boldrini non vedo scandali. Non faccio parte del Movimento 5 Stelle e anzi l’ho spesso criticato – lo ribadisco perché da qualche giorno qualcuno, un po’ distratto, mi taccia di neo-cinquestellismo – ma le bassezze politiche travestite da atto di civiltà mi danno la nausea. Cosa c’entrano i messaggi di solidarietà del premier Enrico Letta e della presidente della Camera Laura Boldrini alla Bignardi e al marito Adriano Sofri? Da chi devono essere istituzionalmente difesi? Da uno che controbatte in un normale contraddittorio mediatico? Da una truppa di nuovi potenziali stupratori che si prendono d’invidia delle “Invasioni Barbariche” e magari s’inventano, mouse alla mano, qualche invasione più barbarica nel profilo facebook del potente e presuntuoso di turno?
Posso sbagliare – anche perché l’ho dichiarato in principio, non capisco – ma la sensazione sgradevole è che ci sia un accerchiamento politico senza precedenti nei confronti del Movimento 5 Stelle. E che stia decollando una strategia che punta a catalogare come violenza tutto ciò che è dissenso, a derubricare in fango ciò che è comunque opinione. Tutto questo, piacciano o no i movimenti (spesso sgraziati) del Movimento, è allarmante.