Il felice riposo del piccolo guerriero

Nel riposo del guerriero, di ogni guerriero, c’è qualcosa di infinitamente grande e qualcosa di infinitamente piccolo. Ci sono i litri di adrenalina e le infusioni muscolari di acido lattico, ma ci sono anche l’affollarsi dei pensieri e le concrezioni fastidiose della responsabilità. C’è quello che si doveva fare e quello che non si voleva fare, quello che si è fatto e quello di cui ci se n’è fregato. C’è il dovere e quasi mai il piacere, c’è la battaglia per un domani e viceversa come se il domani fosse sempre frutto di un combattimento e mai di un’elargizione divina.
Solo una cosa non c’è.
La distinzione di età.
Il guerriero è guerriero senza arma anagrafica. Si batte allo stesso modo e mostra la stessa protervia quando deve uscire dalla pugna come quando deve uscire dal ventre della madre. In fondo siamo tutti ciò che siamo stati, sin dal primo respiro. Solo che non abbiamo il coraggio di confessarcelo perché crediamo che l’età ci renda più credibili, fondamentalmente ai nostri occhi miopi.
Il guerriero di questa foto è il figlio del mio amico Giuseppe, ma potrebbe essere il figlio di tutti voi. E un bimbo di tre anni che assapora il riposo con la severa maturità che solo i guerrieri sanno di avere. Infinitamente grande è la responsabilità a cui questi cuccioli di uomo sono chiamati sin dai primi passi in un mondo che è stato costruito a loro misura, non in quanto bimbi, ma in quanto consumatori. Infinitamente piccola è la scintilla che accende un piccolo motore in crescita per imporgli la più antica delle arti di saggezza, quella del riposo.
Senza indulgere nella retorica spiccia io, che padre non sono, credo che dovremo insegnare ai nostri piccoli a prendere fiato, a non considerare la pausa come un non-lavoro, ma come un premio. Quando siamo soli con il nostro fiatone, con il ritmo che si riconcilia con la nostra esistenza, con la fortissima debolezza di guardare il cielo non per disperazione ma per ispirazione, probabilmente siamo in quella condizione in cui l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo coincidono in noi stessi, sdraiati sull’acqua. Senza nulla intorno che sia più importante di un pensiero che non ha a che fare con l’ufficio, con l’asilo, con la palestra, con il poker tra amici, con le bollette, con la tata, con l’ernia iatale o col pannolino che pesa, col coniuge che ti tradisce o col compagno di banco che ti ha fottuto la merendina.
È il riposo del guerriero e tutto ciò che conta in realtà non conta.

Ricaricare le pile

Tempo permettendo, me ne vado qualche giorno sulle nevi francesi. In un posto dove, da decenni, ricarico le pile del cervello e faccio girare un po’ il vecchio motore delle gambe. Sistemando cartelle di files e preparando il computer portatile ho trovato alcune antiche foto di indimenticabili sciate. Mi è venuta una certa nostalgia, lo confesso. E non per il tempo che è passato, ma per quello che facevo, che facevamo, da ragazzi sugli sci.
Non sto qui a tediarvi, però ci buttavamo in certi canaloni…

 

… per non parlare dei salti, delle piroette, della velocità (ho ancora un nervo della mano lesionato per un incidente del 1987).
Adesso le cose sono un po’ cambiate. La velocità è diminuita, la prudenza è aumentata. Il futuro ormai appartiene a quella scheggia di mia moglie, che ha imparato a sciare ieri e già mi dà del filo da torcere (le manca solo il livello agonistico).
Insomma tutta questa tiritera per dirvi che vado in un posto bellissimo, che ispira pensieri bellissimi. Serenità a tutti.

P.S.
Comunque in questi giorni ci sentiremo, magari con temi più leggeri, quindi rimaniamo in contatto.

 

Con certificato medico

L’altra sera il sindaco di Palermo, Diego Camerata Cammarata (refuso, lo giuro), si è sentito male mentre era a casa. Gli auguriamo una pronta guarigione.
I medici gli hanno consigliato qualche giorno di riposo. Meritato, finalmente.