L’Antimafia a scrocco

equilibrista-picC’è una storia che può aiutarvi a capire certi deragliamenti dell’informazione e certi meccanismi dell’antimafia. È una storia che conosco bene perché ne sono stato protagonista, in quanto componente del Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia.
Ieri il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo firmato da Claudio Fava, Michele Gambino e Antonio Roccuzzo in cui si dice che Riccardo Orioles, tra i fondatori de I Siciliani di Pippo Fava, è stato radiato/sarà radiato (sui tempi non sono riusciti a mettersi d’accordo) dall’Ordine dei giornalisti per un “misero debito”di 1.384 euro. Orioles, in pratica, non può pagare la quota associativa da anni perché versa in condizioni economiche precarie. Nell’articolo Fava & company scrivono di “una paradossale ignominia che merita di essere raccontata”. E il racconto, in estrema sintesi, è questo: si caccia un giornalista antimafia e s’ignora invece la condotta di un giornalista come Mario Ciancio, direttore editore della Sicilia di Catania, sotto inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa. La conclusione è: “Se Riccardo sarà radiato da quest’Ordine, ce ne andremo anche noi”.
Tutto chiaro.
Solo che c’è un problema: Orioles non è mai stato radiato. Continua a leggere L’Antimafia a scrocco

Giovane?

Sul Corriere della Sera e su La Stampa di oggi Felice Cavallaro e Riccardo Arena raccontano come diPalermo ha smascherato le oscure manovre elettorali della Regione. In più, Felice mi definisce “giovane giornalista”. Se non fossi vanitoso sarei costretto a chiedere rettifica.

Il giornale che odia gli scoop

Non è un segreto e nemmeno un’infamità il fatto che al Giornale di Sicilia di Palermo non piacciano gli scoop.
Dal lontano settembre 1985, quando un giornalista fu licenziato per aver scritto su un altro giornale quel che il Gds non aveva voluto pubblicare, qualcosa è però cambiato.
Allora era accaduto che Francesco La Licata aveva pubblicato su L’Espresso i verbali di alcuni pentiti di mafia, dopo che i vertici di via Lincoln non si erano dichiarati interessati all’argomento.
C’era stato un gran casino: sciopero, mobilitazione della stampa nazionale, riassunzione del giornalista.
La Licata, dopo un paio d’anni di caienna (costretto a passare le pagine di Enna), era riuscito a fuggire: oggi è editorialista per La Stampa.
Nel corso del tempo, il Gds, ha cambiato strategia. E anche i giornalisti sono cambiati, nel senso fisico: al giornale c’è stato un enorme ricambio professionale. Via i vecchi, prepensionati. Via i giovani troppo ambiziosi, costretti a calare le corna. Via i non allineati.
Tralasciando decine di episodi degli anni Novanta, alcuni anche grottescamente divertenti, arriviamo alla fine del 2007, quando un cronista ha quella che si definisce “una signora notizia”.
Il pentimento di un boss.
Il giornalista in questione viene sottoposto al terzo grado. Ma non dalle forze dell’ordine, ché l’articolo ancora non lo ha scritto (anche se ci fu un caso in cui fummo tutti deportati in procura per un pezzo mai scritto), ma dalla direzione del Gds. Risultato: non se ne fa niente. Il cronista non convince i suoi capi.
Ovviamente l’indomani la Repubblica ha la notizia, il Giornale di Sicilia no.
E siamo a oggi.
Leggo su La Stampa uno scoop di Riccardo Arena: “Trovato un assegno di Silvio Berlusconi destinato a Vito Ciancimino”.
Salto sulla sedia e non solo per la notizia.
Riccardo Arena è il cronista giudiziario del Giornale di Sicilia. Eppure sulla prima pagina del Gds (a differenza de La Stampa che ha un richiamo) non vedo niente.
Poi per fortuna cercando all’interno trovo un pezzullo.
Sì, la situazione al Gds è nettamente migliorata: gli scoop restano ancora materia ostica, però almeno i giornalisti non vengono più strapazzati in ossequio alla vecchia regola che ancora qualcuno tra i sopravvissuti di via Lincoln ricorda: curnutu cu porta ‘na notizia.