Si Salvo chi può

Dunque c’è un’inchiesta, quella sulla strage di via d’Amelio, condotta in modo infame per 25 anni, con un depistaggio che in un Paese civile dovrebbe vedere i responsabili in galera e non freschi come quarti di pollo in una tavola di vegetariani. C’è un rosario di omissioni, di traccheggi, di atroci bugie che si arricchisce di giorno in giorno di nuovi grani. C’è una pattuglia di magistrati che ha sonnecchiato per decenni frequentando convegni e riviste (con più pagine che lettori) anziché uffici giudiziari. Ci sono poliziotti che adesso sono sott’inchiesta per aver costruito ad arte uno pseudo-pentito, Vincenzo Scarantino, e aver aggiustato le sue dichiarazioni incolpando innocenti e proteggendo i veri colpevoli. C’è tutto questo (e molto altro) dietro l’indagine infame che per decenni ha protetto un patto criminale con uomini delle istituzioni protagonisti. E che fa la procura di Catania? Mette sotto inchiesta Salvo Palazzolo, il cronista che ha raccontato ciò che tutti noi dobbiamo sapere. Lo fa con una solerzia quantomeno sospetta, probabilmente perché i nomi coinvolti sono illustri e perché la polvere sollevata tende a coprire quella che per troppo tempo ha riempito i fascicoli di un’indagine dai risvolti mostruosi. Poi chissà, canis canem non est.
Ci sarebbe da ridere se non fosse terrorizzante.

Fondi pubblici e vizi privati

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Negli anni Novanta le cronache giudiziarie siciliane si trovarono alle prese con un termine nuovo: infungibilità. Erano i tempi delle sciabole corrusche che decapitavano, uno dopo l’altro, i protagonisti di Sanitopoli, responsabili di gravi casi di corruzione ai danni del sistema sanitario pubblico. Allora, uno dei metodi più diffusi per pilotare una gara per l’acquisto di un costoso macchinario era quello di dichiararne l’infungibilità, cioè l’insostituibilità assoluta per valore e caratteristiche tecniche. Si scoprì che con questo trucco schiere di primari si erano fatti i soldi grazie alle tangenti riscosse dai fornitori. Dopo le inchieste della magistratura fu chiaro che le norme andavano cambiate e che l’amministrazione pubblica doveva darsi una mossa in tema di controlli.
Vent’anni dopo scopriamo che la nuova frontiera del malaffare è ancora basata in parte sul concetto di infungibilità, stavolta allargato a un intero ente, come se fosse un’unica grande cosa insostituibile e quindi preziosa. Continua a leggere Fondi pubblici e vizi privati

I grillini e lo specchio deformante del web

irrealta

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

E’ vero: la vittoria ha cento padri, ma la sconfitta è orfana. Per questo già da tre giorni gli esponenti siciliani del Movimento 5 Stelle stanno cercando di trovare qualche genitore per il disastro delle amministrative siciliane. (…)
In Sicilia per queste elezioni è sostanzialmente mancato Beppe Grillo come è mancato Silvio Berlusconi, e le rispettive formazioni politiche sono colate a picco. Ciò induce a pensare che la capacità di presa, di calamitare attenzione, del Movimento 5 Stelle sia più simile a quella del Pdl che a quella del Pd, che infatti ha stravinto senza avere un vero leader (manco a pagarlo). Continua a leggere I grillini e lo specchio deformante del web

Si perdono 20.000 euro al giorno. La responsabilità? E’ di nessuno

soldi

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Mettiamo che lavoriate in una piccola azienda privata e che dobbiate provvedere al trasloco di un ufficio, due scrivanie, due computer, un fax, un piccolo armadio, varie suppellettili. L’operazione vi è stata annunciata da tre mesi e voi dovete solo assicurarvi che tutto sia a posto: impresa di trasporti allertata, nuovi locali puliti, volture effettuate. Arriva il giorno X e al momento di accedere ai nuovi locali vi rendete conto di esservi dimenticati di farvi dare la chiave dal padrone dell’immobile, che adesso è partito per la Papuasia, e dovete rimandare tutto indietro costringendo la vostra azienda a pagare per un trasloco inutile. Mettiamo anche che i vecchi locali non siano più disponibili e che si debbano sborsare tot euro al giorno per il deposito, perché scrivanie, armadio e tutto il resto non ve li potete portare a casa. Passano i giorni e le chiavi non ci sono. Mannaggia, com’è potuto succedere… è stato un disguido, un malinteso. Alla fine la vostra azienda ci rimette qualche migliaio di euro. Voi credete di farla franca? Ovviamente no, perché se avrete la fortuna di non essere licenziati in tronco, sarete costretti a risarcire il danno.
Fine della storia. Continua a leggere Si perdono 20.000 euro al giorno. La responsabilità? E’ di nessuno

Il bello di essere vip

Copia di foto

Oggi nel raccontare la festa per il nuovo re d’Olanda, Laura Laurenzi su Repubblica svela un piccante retroscena del cerimoniale.

Grazie a Barbara Cappello.

Buon lavoro, Enrico

Il nuovo capo della redazione palermitana di Repubblica è Enrico Del Mercato ed è un giornalista che conosco abbastanza bene. Ne scrivo, brevemente, solo per testimoniare che non poteva esserci scelta più adeguata, anche simbolicamente.
Enrico è uno di quei palermitani d’adozione che sanno di Palermo più di chi in questa città c’è (magari inutilmente) nato.
Curioso e appassionato, è un cronista che non conosce partiti presi. Nel suo spiccato senso dell’ironia c’è sempre spazio per l’autocritica: è una di quelle poche persone coscienti del disvalore dell’infallibilità.
Una sera d’estate di molti anni fa, ci trovammo ospiti di un importante imprenditore vinicolo e la discussione virò improvvisamente sulla politica e sulla classe imprenditoriale siciliana. Lui ravvisò gli estremi di una imperdibile polemica post-prandiale (noialtri invece eravamo svaccati e vacanzieri) e si imbarcò in una filippica che lo portò a criticare aspramente il padrone di casa e i suoi amici. A fine serata, quando rimanemmo soli, ridemmo a crepapelle per l’invettiva di inaudita passione. Lo prendemmo anche in giro dicendo che quell’imprenditore, che faceva un buon vino, non ci avrebbe mai più invitato a casa sua.
Sbagliavamo.
Poco tempo dopo ci arrivarono delle bottiglie a casa con un biglietto di ringraziamento.
Ecco, questo minimo episodio spiega come la guida di Enrico Del Mercato non potrà che fare bene a una redazione come quella di Repubblica Palermo.
Testa alta, divieto di pregiudizio, guizzo polemico e passione al cubo.
Buon lavoro, Enrico.

Se il giornalista non sa neanche copiare

Leggo su Repubblica che a Palermo vendono l’iPad da 64 GB wifi 3G a 699 euro (al Mondadori Multicenter). Siccome è lo stesso modello che aspetto io e che è stato acquistato online a 799 euro, salto in moto e mi precipito in negozio. Penso, da buon parsimonioso, che un risparmio di cento euro val bene una disputa con l’Apple Store internettiano.
Invece, arrivato in loco, la commessa mi gela: “E’ un errore di Repubblica, il nostro prezzo è quello imposto da Apple, 799 euro. Ovviamente”.
E’ quell’ovviamente che mi gela.
Ovviamente il collaboratore di Repubblica non sa né leggere né tantomeno copiare. Altro che riassuntini

La talpa

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Secondo voi è il titolista del Corriere che ha una talpa a Repubblica o viceversa?