L’inutile vendetta del ragioniere

pigrizia

Un vecchio detto ci ricorda che i generali, certi generali, sono come i volumi di una libreria, più in alto stanno e meno sono utili. Nulla di più vero. A dimostrarlo c’è un ragionamento che parte dalla direzione opposta, cioè da quelli non occupano posizioni apicali in un’organizzazione, in un’azienda o comunque in un sodalizio produttivo.
E’ quella che io chiamo la vendetta del ragioniere.
Se la pratica che vi riguarda è ingiustificatamente sepolta tra le scartoffie di un ufficio pubblico, se la legittima risposta a una vostra istanza non arriva entro i tempi regolamentari, se aspettate un pagamento o se, più semplicemente, chiedete un feedback per qualcosa che per voi è importante, ci sarà sempre un ragioniere al vostro capolinea. Sarà stanco, o annoiato, o preso da altro.
Rassegnatevi, non avrà mai tempo per voi perché la sua inerzia, dinanzi a qualcuno che dipende dalle sue mosse, è per lui la migliore soddisfazione. Non facendo ciò che dovrebbe fare, costui si prende la rivincita contro un mondo che cerca di relegarlo al posto che merita. E sembra urlare: “Vedete che a qualcosa e a qualcuno servo?”.
In realtà lui non serve a nulla perché è il suo non esserci a determinare il valore della sua presenza. Tanto più crea disagio, quanto più crede di salire nella scala dei ruoli sociali.
La sua vita scorre misera sino al bivio finale. O l’oblio di un pensionamento in cui la sua pacchiana pigrizia gli presenta il conto di una vita incolta e inutile, o il dolore di una carcerazione per aver accettato soldi in cambio di una mossa, di una spintarella, di un favoruccio.
In ogni caso, una vita di merda.