Radio e libri for dummies

 radio e libriNon devo parlare di social, non devo parlare di social, non devo parlare di social… Me lo ripeto – e lo scrivo – mentre penso a quel che leggerete sotto queste righe. E spero di riuscirci, se deraglio punitemi… chessò, chiudete questa pagina.
Stamattina mentre correvo, c’è stato un momento in cui mi sono sentito felice: era finalmente arrivata la discesa, il Golfo di Mondello mi era apparso in tutta la sua azzurra bellezza, avevo ancora una buona scorta di acqua, ma non erano queste la cause di questa sensazione meravigliosa. No, il fatto determinante era che ascoltavo la radio, la musica era quella giusta (per me), c’era un programma che parlava di libri e io pensavo ai miei libri fondamentali.
Con la complicità delle endorfine da sportivo, ho capito cos’è veramente che fa bene al mio cervello: radio e libri. Sì, proprio così.
Radio e libri.
Non starò qui a rimbecillirvi sui vantaggi della radio rispetto alla tv e sul primato del libro su ogni altra forma di lettura. Darò piuttosto il mio personale contributo alla causa “felicità rapida e improvvisa”. Se fate sport o anche no, se siete incasinati o anche no, se siete annoiati o anche no, se cercate un la o anche no, provate ad accendere la radio. Ognuno ha la sua combinazione, qualche anno fa diedi la mia (oggi mi permetto di suggerirvi Radio Time dalle 12 alle 13 ma solo perché c’è il sottoscritto che blatera e prova a inanellare qualche idea di senso compiuto). La radio aiuta a non sentirsi soli quando magari lo si è davvero e non ingombra le menti affollate di pensieri. La radio è condivisione autentica (non devo parlare di social….) e lubrifica gli ingranaggi logici.
Quanto ai libri, ogni commento è sbrodolamento. Quindi vi do la mia cinquina di imperdibili, soprattutto per i giovani. Sono tentato di fare un elenco più lungo, ma mi trattengo, magari ne parliamo un’altra volta, con categorie più specifiche. Dunque, ecco i miei cinque.

Il giudice e il suo boia di Friedrich Dürrenmatt.
Le lezioni americane di Italo Calvino.
Il nome della rosa di Umberto Eco.
La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig.
De Profundis di Oscar Wilde.

Letto, approvato e sottoscritto.

Qual è la radio migliore?


Io la radio l’ascolto prevalentemente mentre corro. Quindi per me il requisito fondamentale è ormai quello della ricezione. Tuttavia riconosco che non tutto ciò che si sente forte e chiaro è effettivamente forte e chiaro.
Per anni sono stato fedele a Radio Deejay, anche se tra le migliori era quella che si sentiva peggio. Poi ho capito che avrei dovuto correre sempre e soltanto nella fascia oraria di “Deejay chiama Italia”, l’unico programma che ha mantenuto il suo appeal, e ho mollato.
Attualmente sono sulle frequenze di Radio 105, che la mattina con “105 friends” mi dà la carica giusta per sgambettare verso Mondello. Ma quando corro nel tardo pomeriggio, di tanto in tanto, allora la certezza è Radio Capital.

Parla più forte

Neanche le pizzerie sono più le stesse. Quel che prima era il locale basic per eccellenza – la pizza in sé potrebbe essere sinonimo di semplicità – ora si è trasformato in un’arena urlante.
Mi è capitato ultimamente di cenare fuori, e sempre, dico sempre, mi sono trovato in una bolgia di suoni, prevalentemente di origine televisiva.
Là dove un tempo si chiacchierava, oggi si urla.
Sui clienti incombono, incardinati al soffitto o appesi agli alberi, altoparlanti e maxischermi. In un caso addirittura, io e mia moglie ci siamo ritrovati con un subwoofer sotto il tavolo.
E’ come se ci fosse un progetto pubblico contro il dialogo privato. Un tempo le conversazioni si spiavano, adesso si annegano nel fracasso di spot pubblicitari, radio che trasmettono in tv e tv che scimmiottano la radio.
Fateci caso, è sempre più difficile trovare una pizzeria dove si mangia e si parla, dove cioè si espletano due attività primordiali che sembravano inscalfibili. La mia teoria è che sia la comunicazione verbale sia il felice appetito, stimolano la circolazione delle idee. E che le idee circolanti hanno molti nemici in questo Paese…

Parla tricolore

Traffic! è una trasmissione quotidiana on air su Radio2, da lunedi a venerdi, dalle 16 alle 17 (…) Dà spazio a ingorghi di interesse sociale (…) corre alla velocità degli status update di Facebook o dei tweets di Twitter (…) creando una vera e propria rete g-local (…) l’occasione di ascoltare session acustiche speciali dal vivo.

Dal sito di Traffic, nuovo programma finto-giovane su Radio2.

Il trucco di Fabio Volo

Da qualche giorno c’è in rete un audio di Fabio Volo che massacra verbalmente un tale che gli ha dato del comunista. Il frammento è tratto da “Il volo del mattino” (in onda su Radio Deejay), un programma che ascolto spesso. Dal podcast non si capisce, ma c’è un “metodo Volo” dietro quello che sembra un appassionato sfogo in diretta.
Si sceglie una tesi e soprattutto si sceglie un muro contro cui scagliarla: il trucco sta nel non dichiarare, e anzi nel mascherare, la fragilità del muro in modo che il suo sbriciolamento lasci stupefatto l’ascoltatore. Il risultato è quindi frutto di un trucco: non è la tesi del conduttore a essere a prova di bomba, è il bersaglio – cioè il poveraccio che ha provocato il conduttore – che è di cartapesta.
Quando Fabio Volo sceglierà interlocutori alla sua altezza capiremo se per lui “comunista” è un’offesa o un complimento.