That’s incredible

Nella classifica dei post più linkati di questo blog è balzato in prima posizione il post più personale che abbia mai scritto. Sono senza parole.
Mia moglie ringrazia.

Non esistono più le mezze ragioni

Sbirciando (ma proprio sbirciando) la tv, leggendo pochi giornali, divorando articoli e post su internet,  ho capito solo di recente ciò che ad alcuni è noto da tempo.
E cioè che gran parte delle polemiche pubbliche sono taroccate.
Non nel senso che i due contendenti hanno fatto un accordo sottobanco, ma che le regole del dibattito sono drogate.
Faccio un esempio a caso (ma proprio a caso).
Io dico che Pinco Pallino è una brava persona, sana di mente, ma che ha una singolare allergia per le donne coi capelli rossi: quando le vede comincia a parlare in latino e alza lo sguardo al cielo attendendo qualcosa, un fulmine o un’illuminazione, chissà. Ovviamente si tratta di un espediente per scherzare su quella persona.
Pinco Pallino ascolta la mia scemenza e si offende. Parte in quarta dandomi del razzista (le donne rosse vanno tutelate come ogni minoranza), del violento e del malfattore (una cugina di terzo grado di sua moglie era rossa e io non potevo non sapere).
Pinco Pallino quindi droga la discussione che da questo momento scorre su un binario apparentemente parallelo, ma che in realtà porta ben lontano rispetto alla realtà.
Cos’è successo?
In poche parole, è stato creato un mio clone, razzista, violento, malfattore sul quale da questo momento si addenseranno i commenti a seguire.
La polemica sarà quindi figlia di questo rito woodoo nel quale, pur di non dover ammettere che uno scherzo è uno scherzo (o, a seconda dei casi, di dover controbattere con cognizione di causa), si discetterà del male assoluto (provocato da un razzista, violento, malfattore) dimenticando che i cavoli a merenda sono pericolosamente indigesti.
Morale: se l’argomentazione dell’interlocutore è difficilmente attaccabile, è utile farne una copia truccata che appaia palesemente più debole e poi lasciarsi andare con le mazzate contro il clone per cercare di abbattere l’originale.
Questo meccanismo è noto ai più come straw man argument. Io non lo sapevo e mi ero lanciato nell’abbozzo di un ragionamento: vedevo una teoria affascinante che mi pareva poco esplorata. Invece era già stato tutto detto, scritto, pensato (ne ho letto qui).
Che noia, non esistono più le mezze ragioni.

Gradimento

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Post numero mille.

Mainstreaming

tombstone-netscapeNon sono un pioniere di internet, ma neanche un novellino. Bazzico il web da poco più di dieci anni e ho fatto i gradini uno per volta: Altavista, i modem “a carbone”, Netscape, Icq, Napster, i primi blog bicromatici…
Ciò che mi ha subito affascinato della Rete è stata la vastità di argomenti a me sconosciuti. Navigare o, come si diceva un tempo, surfare era come muoversi con un aratro in un terreno sconosciuto: non sapevi mai quello che veniva fuori tra le zolle e l’unico effetto garantito era quello della sorpresa.
Nel tempo, com’è normale, le cose sono cambiate.
I giornali più illuminati hanno capito che internet non era il Grande Nemico, quelli più gretti hanno tentato di far finta che non esistesse. La tv ha messo su il baraccone della multimedialità spacciando per nuovi, contenuti riciclati e affidandosi a un’interattività zoppa (cioè con tempi di risposta da piccione viaggiatore).
E il web?
Da dispensatore di chicche, dritte, pareri originali, invenzioni, è diventato un figliastro che si nutre delle carni della matrigna. Sempre più spesso – e lo scrivo con seria autocritica – i blog, cioè l’espressione più promettente della circolazione di idee alternative, riciclano materiale dei giornali e delle tv che viene riaddentato dai media tradizionali per finire nuovamente tra le fauci dei consumatori di bit e così via. La conseguenza è il mainstreaming delle voci fuori dal coro.
I blog sono un’ottima vetrina di opinioni. Pensate: in quest’ambito non valgono le spintarelle, le amicizie, il valore della testata. Valgono solo gli autori dei post e dei commenti. Non c’è mediazione, non ci sono trattative prima di andare in stampa. C’è un contenuto, c’è il suo gradimento, ci sono le reazioni.
Eppure, se ci guardiamo attorno, abbonda la pigrizia e scarseggia l’inventiva.
Il mio timore è che i blog sostituiscano i giornali solo perché gli assomigliano sempre più.