Rosi che si approva da sola

Aveva l’aria di una che aveva fatto di tutto per essere lì in quel momento e in quel contesto Rosi Mauro, leghista e presidente di turno del Senato, che ha approvato e disapprovato tutto e meno che tutto da sola, come una maestrina indispettita.
Invece oggi la signora è una macchietta della politica italiana che probabilmente maledice quel pomeriggio di untuosa presunzione in seguito al quale è stata consacrata reginetta di un video virale. “Chi è favorevole, chi è contrario, non approvato!”
La verità è che Rosi Mauro, con il suo fiocco verde lega, ci appare come la capoburocrate (privilegiata) di un consesso di burocrati odiato dai superstiti della burocrazia: è in un posto di dominio e non si interroga su quel che accade intorno, ma va avanti secondo i suoi principi piccoli, rigidi e fragili.
In qualsiasi altra nazione una come lei sarebbe stata spedita altrove dal suo stesso partito, perché la politica vive soprattutto di attendibilità e le varie Rosi Mauro, che pur non capendo nulla di procedure sono chiamate a imporle, hanno un problema di credibilità.
Invece l’onorevole sta lì, sugli scranni del Senato a rappresentare un’Italia che non si sognerebbe mai di recitare quella parte doppiamente ridicola perché macchiettistica  e perché invalidata proceduralmente.
Rosi Mauro probabilmente dorme i sonni tranquilli che nessuno di noi, avendo fatto la sua figuraccia, dormirebbe mai. Quanto sia inconsapevolezza e quanto subcultura del neoberlusconismo (che celebra la santificazione delle minchiate) non lo sapremo mai. Il dato incontrovertibile è quello legato al primato di ridicolaggine: quello non glielo toglie nessuno, almeno fino alla prossima finta resa dei conti tra i ministri del Pdl e il Pdl stesso.

Minchia, signor Faletti

giorgio faletti

C’è il sospetto che l’ultimo romanzo di Giorgio Faletti, Io sono Dio, non sia stato scritto da Faletti stesso.
Fatta la tara alle polemiche – l’invidia per le persone di successo annebbia spesso la vista di recensori e lettori – quel che colpisce è la supponenza dell’autore che si difende violando le regole della buona creanza.
Non ho letto il libro in questione e non lo leggerò. Ho letto, anni fa, Io uccido e l’ho giudicato letterariamente pretenzioso seppur di trama efficace (a parte la deriva finale). Recentemente di Faletti mi ha colpito la trasformazione non già da cabarettista-cantante in letterato, ma da artista in divo, da battutista pacatamente cialtrone in intellettuale sospettato di cialtroneria.
Uno scrittore ha il divieto di essere migliore delle sue opere, perché altrimenti tenderebbe a imbastire un testo sacro, ma ha il dovere di rispettare i lettori. Faletti, onesto o truffaldino che sia, mostra di essere affezionato soltanto alle copie (dodici milioni) vendute, confondendole coi voti, con le preferenze. E fingendo di non sapere che un libro venduto non è assolutamente una testimonianza di gradimento. Come dimostrano i fatti.