The dark side of “The dark side of the moon”


Ho visto solo di recente questo documentario che racconta storia e retroscena del capolavoro dei Pink Floyd. Dura poco meno di 50 minuti e dentro ha tutta la forza misteriosa di un’opera unica e preziosa. Guardatelo.

Feticismi

The Dark side of the moon autografato da alan parsons

Una delle piccole gioie della vita. Accarezzare, grazie al mio amico Fabio, la copertina di The dark side of the moon (vinile) autografata da Alan Parsons e resistere all’impulso di rubarla.

I miei migliori dieci secondi iniziali

Da divoratore bulimico di musica sono molto sensibile all’attacco di un pezzo. Ecco, dopo attente riflessioni, la mia personalissima top five dei migliori primi dieci secondi in assoluto della musica rock.
Modern Love di Peter Gabriel.
Smoke on the water dei Deep Purple.
Money dei Pink Floyd.
Head over hells dei Tears for fears.
Johnny B. Good di Chuck Berry.

 

E per pegno acquistai un iPhone

A tutti noi è capitato di sottovalutare qualcuno o qualcosa. Certo, ci sono casi estremi, piccoli eventi che diventano memorabili come quello di quel giornalista che nel 1999 sconsigliò il suo editore di seguire “questa nuova moda di internet, perché tanto è roba che finisce entro l’anno”.Nel mio piccolo mi sono macchiato di due gravi colpe in tal senso.
La prima risale al 1979 quando ascoltai l’album The wall dei Pink Floyd, appena pubblicato. Lo giudicai frettolosamente una robetta. Ne discussi con i miei amici – ai tempi strapazzavo la chitarra in una rock band – e conclusi che quello era l’album peggiore del gruppo. Sbagliavo clamorosamente poiché ancora oggi The wall è un’opera attualissima per suoni e tematiche. E poi è bella, bellissima. Nel ’79 ero molto giovane e questa è un’attenuante.
Il secondo errore di valutazione l’ho commesso recentemente quando mi sono trovato in mano per la prima volta un iPhone. Dissi che era inutile avere un telefono senza tasti, che era stupido portarsi appresso un telefono che tutto è tranne che un telefono e dissi anche altre scemenze di cui adesso mi pento. Qualche tempo dopo fui costretto a constatare che non c’era uno solo dei miei rilievi che fosse fondato e che la mia lungimiranza era stata come la mira di un ubriaco.
Per pegno acquistai un iPhone.

The dark side of the music

In questi giorni The dark side of the moon dei Pink Floyd compie quarant’anni. Al di là della spinta innovativa e delle vicende storiche che ne hanno fatto uno degli album più venduti di tutti i tempi, resta – mio parere – una sola constatazione da fare. Tutti quelli che giustamente (ingenuamente?) credono che la musica sia infinita e che non si possa applicare un criterio statistico all’arte, hanno di che pensare oggi: non c’è da dire “ai miei tempi” né “il passato non ritorna”, ma semplicemente c’è da arrendersi a una musica attuale che va giù liscia come un pasto stupidamente perfetto, che non lascia nulla nel suo transito (ergo, non nutre) e si smaltisce quasi interamente coi suoi residui.
Era bello sentirsi affamati con un’improvvisazione vocale – perché di questo si trattò – come The great gig in the sky.