StraButtanissima speranza

Ci sono vari modi di raccontare la Sicilia. La maggior parte mi innervosisce: l’elogio della panella, il culto del piagnisteo, la gretta ricerca della superiorità inferiore di un popolo che ha sempre festeggiato le sconfitte come vittorie.
Chi fa il mio mestiere sa che c’è un filo invisibile che lega l’eterna celebrazione dell’ultimo Gattopardo (uno qualunque, tanto ne esce sempre uno nuovo) e l’arresto del braccio destro di Matteo Messina Denaro (ne hanno presi e dichiarati una dozzina): la minchiata che soddisfa l’insano desiderio di minchiate.
Non è un segreto, spesso uno racconta solo quel che l’altro vuol sentire. È una sorta di eterno compromesso tra il marketing e il negazionismo che premia il prosciutto sugli occhi.
Però ci sono le eccezioni. Una di queste è la narrazione di Giuseppe Sottile e Pietrangelo Buttafuoco affidata all’energia di Salvo Piparo. “StraButtanissima Sicilia”, di scena al teatro Biondo di Palermo il 28 e il 29 marzo prossimi, è un antidoto contro la rarefazione del pensiero. Si raccontano la politica e i suoi misfatti senza innamorarsi dell’effetto del disvelamento, ma con una sola consapevolezza quasi salvifica: una risata è una speranza che ce l’ha fatta.

Buttafuoco, buttafuochino…

Pare, scrivo “pare” perché non ho notizie di prima mano, che Pietrangelo Buttafuoco sia stato allontanato da Panorama, dopo che su Repubblica ha scritto articoli non proprio affettuosi nei confronti di Berlusconi.
La frettolosità con la quale ci si schiera senza pensare, in Italia, è pari soltanto alla quantità di pensiero superficiale prodotto sui social network.
A me Buttafuoco piace, e non sono di certo un berlusconiano. Però l’idea di scrivere contro il proprio editore sul giornale nemico del proprio editore e pretendere di continuare a prendere lo stipendio dal proprio editore senza che il proprio editore si possa incazzare, non mi sembra geniale.
E soprattutto sguainare la libertà di stampa quando si combatte sul terreno della coerenza, credo sia un’offesa al briciolo di intelligenza superstite in un’Italia lobotomizzata dagli hashtag e dalle smorfiette di Barbara D’Urso.
Le opinioni sono una cosa. Il proprio tornaconto un’altra. Per tutto il resto esistono le dimissioni (di cui, con presunzione, sono un discreto esperto).