Intime scemenze

Una prostituta è molto rassicurante. È una presenza accogliente che non giudica. I transessuali sono donne all’ennesima potenza, esercitano una capacità di accudimento straordinaria.

Piero Marrazzo su Repubblica.

Cuccuruccucu

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Paloma. Ahi ahi ahi ahi ahi ahi ahi ahi cantava.

Trucco e parrucco

di Giacomo Cacciatore

Lorna: tu stasgera comu ti veschti per andare a Porsci-a-Porsci di Brunu Veschpa?

Japan: mi mesgi ‘u curpettu chi brillantinu, u pantacalsha e u taccu dodisgi. E tu?

Lorna: io mi svestgi seriamensgi. Un maliuncinu a collu alsgi e a’ gona da’ colesgiala.

Japan: mi presgi ‘a matisgia nera per l’ochi?

Lorna: uffa, che pali! Non ti compri mai nenti… una volsgia te manca ‘a matisgia, un’altra volsgia ‘u fard… No te presgi proprio un casu.

Japan: avansgi… si me presgi ‘a matisgia te dico una cosa segresgia de Marrasu.

Lorna: tieni a’ matisgia.

Japan: No trovo nemeno u’ rimel. Si me presgi ‘u rimel te digo una cosa comoventi di Brenda. Così fai bela figura a Porsci a Porsci. E cusì ti invita puru Monica Seti, Lambertu Spusgini y Barbara D’Urshu.

Lorna: Ecu ‘u rimel. Ahora dimi a’ cosa segreta de Pieru Marrasu.

Japan: Pieru ha i moroidi.

Lorna: E dimi ‘a cosa de Brenda.

Japan:  E’ morta.

‘azzo

Che l’avvocato di Natalì, trans del caso Marrazzo, si chiami Buttazzo è segno che il destino spesso gioca a nascondino dietro i nomi.

Grazie a Raffaella Catalano.

Killer, trans e video

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

Un video incastra il governatore del Lazio Piero Marrazzo. Un video mostra un omicidio di camorra a Napoli (l’assassino è stato catturato ieri). E, nelle nostre lande, un video accusa il professor Elio Rossitto, dell’università di Catania, di aver tentato di sedurre una studentessa con la promessa di un trenta e lode.
Un video è insomma non già prova dei fatti ma essenza della notizia.
Di Marrazzo infatti sapevano tutti da mesi: i passanti di via Gradoli, i trans della Capitale, il presidente del Consiglio. L’omicidio di Napoli risale all’11 maggio 2009, cinque mesi prima della diffusione del filmato. Agli atti vergognosi di Rossitto mancava soltanto la cornice di un varietà televisivo, dal momento che all’università di Catania non si parlava d’altro da qualche mese.
Il sistema dell’informazione moderna si basa su questo strano cortocircuito logico, ancor prima che deontologico: il video funziona da rianimatore di una notizia vecchia o, peggio, di giornalisti che non vogliono (o non sanno) più inseguire i fatti noti. Ripeto: noti.

Dieci domande posson bastare

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Mettetevi nei panni del direttore di un giornale.
Se una vostra iniziativa giornalistica diventerà una moda avrete da gioire perché la trovata ha avuto successo. Al tempo stesso avrete da deprimervi perché la vostra idea è stata degradata a chiacchiericcio, tiritera, ispirerà molte brutte imitazioni.
Accade in questo momento, e da qualche mese, con le dieci domande di Repubblica a Silvio Berlusconi.
Sui giornali e sul web c’è un fiorire di domande, anzi di dieci domande, a chiunque. Anche a chi con mezza risposta potrebbe già raccontare la propria vita, oppure a chi con dieci risposte avrebbe fatto soltanto un passo verso le attenuanti generiche. Da Marrazzo a Franceschini, dall’allenatore del Rimini Calcio a Beppe Grillo, da Fini a Emma Dante, da Augusto Minzolini a Massimo D’Alema, da Dino Boffo a Tom Wolfe, dal sindaco di Bergamo a Giancarlo Abete. In mezzo – è vero – ci sono spunti di satira e tipiche provocazioni internettiane (da salvaguardare), ma a ben leggere c’è anche una certa dose di banalità.
La mia domanda sulle dieci domande è questa: la vogliamo finire di imbastire domande come se fossero comandamenti e torniamo a chiedere quello che ci pare senza che ci sia un format da rispettare?

P.S.
Anche perché poi finisce che se siete il famoso direttore del famoso giornale poi clonate voi stessi e non è una mossa strategicamente furba.

Coca e trans

Delle confessioni dell’ex governatore del Lazio c’è un elemento che sta passando come se fosse un dettaglio. L’ammissione da parte del politico di essere un consumatore abituale di cocaina.
Ora, un amministratore pubblico che va a transessuali può essere tollerato, con un certo dispendio di pazienza, almeno fino a quando non apre le porte della politica ai suoi vizi privati.  Ma un amministratore pubblico cocainomane credo che sia un pericolo per la comunità: a parte la famosa capacità di intendere e di volere, resta l’incognita di un possibile ricatto (la droga non si compra negli hard discount).
Quindi sarebbe più socialmente utile parlare di coca che di trans.

Dopo la tempesta

Per la prima volta dal 23 ottobre, in questo istante (alle 18,59), le versioni online del Corriere, di Repubblica e della Stampa non hanno nulla su Piero Marrazzo.

Bordelli d’Italia

Sul caso Marrazzo segnalo un memorabile post di Spinoza.

Il pedigree del politico

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La vignetta è di Gianni Allegra

Una volta, fino a una quindicina di anni fa, i politici erano trasparenti, pur nella loro opacità. Si sapeva chi rubava, chi era onesto, chi era spalleggiato dalle cosche, chi prometteva bene e chi manteneva male. E la cronaca era ancora il regno della verosimiglianza.
Oggi non c’è certezza neanche di un’opacità deludente. Nella corsa all’ultimo veleno, spioni e gaffeurs fanno a gara a chi alza più veli,  scoperchia più pentole, sfonda più porte, registra clandestinamente, filma di nascosto, trama, tratta, rivende.
Il dubbio è: per offrire adeguate garanzie all’elettorato servirà più un certificato penale o un pedigree?