Il diritto di odiare

La-torre-Eiffel-spenta-in-segno-di-cordoglioIn queste ore di sdegno disorientato, di paura liquida, c’è un diritto fondamentale, spesso calpestato, che va salvato. È un diritto che origina dal profondo delle nostre anime, che supera i cancelli della prudenza, ma che è fatto di ragione. Persino il Vaticano usa il verbo “reagire” e non richiama nessun’altra guancia da porgere. Questa è una tragedia di uomini, Dio non c’entra. E chi lo tira dentro – che sia di una fazione o di un’altra – è un cialtrone. Non servono più i pelosi distinguo che separano gli islamici buoni da quelli cattivi, qui ci si divide tra assassini e vittime, senza differenze di colore o di nazionalità. Lasciamo in soffitta i complottismi e le rivisitazioni storiche (l’Occidente, il Colonialismo, i traffici d’armi, i Servizi foraggiatori di terroristi, e altre cose così) e guardiamo le cose come sono. A Parigi come in qualunque altra città del mondo, chi spara sugli inermi non ha giustificazione alcuna, né storica né sociale. Non sono i “bastardi islamici” (per dirla con Libero) i nostri nemici, ma i bastardi delinquenti: i mafiosi, notoriamente cattolici, non hanno mai ispirato titoli tipo “assassini della Madonna” o “stragisti cattolici”. Analizzare i concetti, isolandoli dalle nostre contaminazioni ideologiche, è un buon modo per costruire una reazione adeguata. E per esercitare il nostro diritto più intimo e complesso. Il diritto di odiare.

Calcio alla luna

A Montmartre ho visto un tizio con un pallone che fa cose incredibili tipo questa.

La foto è di Daniela Groppuso.

Cittadini ignavi

Ero a Parigi mentre Palermo, la mia città, si liberava di Diego Cammarata. E la circostanza è stata cruciale per capire la differenza tra una città orgogliosa e una città dimessa. Ovvero tra cittadini attivi e cittadini ignavi.
Parigi è meravigliosa quanto, con le dovute proporzioni, lo è Palermo. Ma è la percezione del bello che cambia da un luogo all’altro. Nella capitale francese tutto quello che funziona si vede, è messo in risalto. A Palermo ci si accorge del prestigio di un museo quando qualcuno decide di chiuderlo.
I parchi, i monumenti, persino i ristoranti, sono parte integrante del tessuto connettivo della comunità a Parigi come in altre città. Tranne che a Palermo, dove non c’è un parco che venga sfruttato come tale, sui monumenti si scrive con la vernice spray e i ristoranti hanno ancora una vocazione prettamente turistica (che vuol dire puntare il più delle volte al deretano del cliente).
La colpa è dei cittadini ignavi che non apprezzano ciò che hanno a portata di mano, perché non sanno, non conoscono, non si incuriosiscono. Una città povera di idee diventa automaticamente più brutta. E le idee sono materia che ha a che fare con gli uomini, mica con i panorami.
E’ troppo facile prendersela con un sindaco, per quanto inadeguato egli sia, come se toccasse a lui tenere pulita la città o organizzare materialmente eventi culturali. E’ molto più impegnativo, ma altrettanto gratificante, scegliere amministratori non ignoranti, seguire ogni tanto gli artisti di casa nostra, esercitare il diritto di critica a volto scoperto.
A Parigi, nel pomeriggio, i ragazzi del conservatorio suonano nella metropolitana per raggranellare qualche soldo. Da noi, se anche volessero e si inventassero una metropolitana, non troverebbero spazio tra mercatini improvvisati e bancarelle di abusivi.
Insomma Parigi val bene una messa, Palermo probabilmente no.

Quando Dio si diverte

Non frequento le chiese, ancor meno le messe. Eppure ieri mi è capitato di assistere alla messa cantata nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi. Le voci del coro e la potenza dell’organo a canne mi hanno regalato un’emozione nuova, quella che ha a che fare con l’arte e contemporaneamente con la fede. Poco dopo sono stato in visita alla chiesa di Saint Eustache, bellissima, dove all’interno c’era una grande tavola imbandita per i poveri: gente che mangiava, beveva, sorrideva, chiacchierava a due passi dall’altare.
Secondo me, in tutt’e due le occasioni, Dio si è molto divertito.

Le foto più grandi del mondo

Pare destinata a rimanere senza vincitore definitivo la competizione per la foto più grande del mondo sul web. Di mese in mese ne viene fuori sempre una nuova. Qui alcuni esempi: Londra, Dubai, Dresda, Parigi e Siviglia.

Terz’ultimo tango a Parigi

Patrizia D'Addario

Una nuova  diva di cui non si sentiva il bisogno.