Questa è la vera rivoluzione

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Da Ratzinger a Bergoglio, in una sola frase

bergoglio ratzinger

Nel suo discorso di insediamento Papa Ratzinger cercò di toccare le corde dell’emozione con queste parole.

 La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza.

Era il massimo che potesse dire, lui, Papa teologo, tedesco, freddo e distante come un extraterrestre in scarpette rosse.

Oggi Papa Bergoglio nel suo discorso di insediamento ha volato basso.

Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza: il prendersi cura chiede bontà. Il vero potere è il servizio, soprattutto dei più deboli e dei più poveri.

Un Papa che fa l’elogio della tenerezza è un genio. Un Papa che identifica nel vero potere il servizio è finalmente un Papa che sta coi piedi per terra.

Toh, un Papa che respira

Nella smania di trovare nuovi aneddoti sul Papa Francesco i giornali, tra poco, titoleranno sul numero di respiri al minuto del Pontefice. Per poi scoprire che, udite udite, è umano anche dal punto di vista biologico.

 

Capo della Chiesssa

 

Stanchezza

Si dimette il Papa più antico dell’era moderna. Il pastore che doveva coltivare la forza di una Chiesa fiaccata dagli scandali rivela la sua debolezza. E l’unico momento in cui un pontefice che non lascerà traccia nella storia può incidere in qualche modo nel futuro del mondo, è quello in cui toglie il disturbo. Parlando ai vivi in una lingua morta.

Il Papa contumace

A parte le giustificazioni ufficiali, tutte ufficialmente valide, pesa notevolmente l’assenza del Papa ai funerali del cardinale Martini. Una benedizione-discorsetto in contumacia la dice lunga sulla volontà di rinnovamento e sulla capacità di introspezione della Chiesa guidata da herr Ratzinger. Del resto, non è una novità che questo pontefice si guardi bene dal vestire i panni di un papa del terzo millennio: è come se l’attualità lo infastidisse al pari di un faro abbagliante sparato sugli occhi.
La lotta senza quartiere di Benedetto XVI contro il relativismo è, ai miei occhi di cattolico orecchiante e disilluso, un alibi per mascherare una pericolosissima sordità sociale: in realtà non sono gli altri che non parlano – pur agitando idee e sentimenti – è lui che non ascolta, che non vuole ascoltare.
La Chiesa del 2012 ha troppe preziose occasioni per ritornare al centro dello scacchiere umano, però le dribbla tutte, inspiegabilmente.
Ci vorrebbe un reset, tra Storia e coscienza.
Ci vorrebbe un binocolo per guardare lontano, nelle lande del sottosviluppo.
Ci vorrebbe una lente di ingrandimento per osservare da vicino le trame della modernità.
Ci vorrebbe un Papa.

Provaci ancora Ben

Non so quale sia la fonte del Pontefice, ma dal mio modesto osservatorio vedo un panorama molto diverso. I sacrifici si fanno, eccome. Solo che non li fanno tutti. Ad esempio chi rimprovera dovrebbe innanzitutto dare l’esempio.

La vera emergenza del terzo millennio

Il Papa, con ammirevole puntualità, prende di petto la vera emergenza del terzo millennio: le coppie di fatto.
Il fulcro del mondo è la famiglia, e una vera famiglia è solo quella fondata sul matrimonio, bemollizza (senza musica) il pontefice. Il resto – conviventi che ogni sera vanno a letto insieme da trent’anni, giovani che fanno l’amore e che scoprono il vero senso della vita, anziani uniti da un’improvvisa “affettuosa amicizia”, sodali per sentimento di ogni sesso, sperimentatori degli affetti, vedove che ritrovano un’anima gemella e che non hanno voglia dell’ennesima cerimonia, pazzi innamorati di ogni longitudine, innamorati pazzi di ogni latitudine età e religione – il resto, dicevamo, non conta un tubo.
Ci sarebbe di che urlare se non fosse che il senso del ridicolo ha l’obbligo di sterilizzare le parole di  chi ha l’ardire di discettare della stratosfera senza aver mai neanche guardato il cielo dalla finestra di casa. Che ne sa dell’amore quello lì? Chi gli ha dato certe dritte sulla vita di coppia?
E poi, se volete, anche dal punto di vista strettamente politico il Pontefice è perdente: il matrimonio è in crisi da decenni e ormai in Italia si separa una coppia su quattro.
Insomma, è come se Berlusconi oggi puntasse tutto sull’amministrazione comunale di Milano e pretendesse di avere ragione per diritto divino.

Beato chi ricorda

Di Karol Wojtyla mi piace ricordare il suo grido contro la mafia, nel maggio del 1993, quando nella Valle dei Templi di Agrigento ruppe il protocollo e, a braccio, lanciò la sua invettiva contro i mafiosi ordinando loro di convertirsi (il pentimento era troppo poco per crimini così grandi).
Nel giorno della sua beatificazione preferisco invece sorvolare sulle sue posizioni conservatrici a proposito di aborto e ordinazione sacerdotale femminile, sul silenzio da lui “ispirato” per evitare che i casi di pedofilia del clero divenissero di dominio pubblico, e sulla sua ferma avversione contro l’uso del preservativo come mezzo di prevenzione dell’AIDS.

Il Papa, la vita e il suo contrario


Il Vaticano ha attaccato il nuovo premio Nobel, il pioniere della fecondazione in vitro. E’ un ulteriore passo verso lo scollamento definitivo della Chiesa dal mondo dei vivi. L’anatema equivale, senza incorrere in complessi sillogismi, al seppellimento di una realtà di figli, esseri viventi, nati grazie al progresso della medicina di cui Robert Edwards è alfiere.
Questa classe di porporati, inopinatamente catapultati in un secolo che fingono di non conoscere, ritiene di dover scacciare il demonio da ogni laboratorio: per questi oscuri figuri, il seme del male sta nei vetrini e nelle provette, mica nelle mutande di certi preti.
Adesso ogni cattolico è legittimamente autorizzato a chiedere al Papa, o a chi blatera per lui: sei per la vita o per il suo contrario? Come riesci a essere contemporaneamente contro l’aborto e contro il suo contrario? Come fai a propalare tutto e il suo contrario?
Lo so, queste domande fanno un po’ slogan da partito dell’amore, però Ratzinger non è personaggio da sottovalutare solo perché c’è un Berlusconi che racconta più barzellette di lui.