Il bello di essere vip

Copia di foto

Oggi nel raccontare la festa per il nuovo re d’Olanda, Laura Laurenzi su Repubblica svela un piccante retroscena del cerimoniale.

Grazie a Barbara Cappello.

Una noia mondiale


Credo che questi mondiali di poco calcio e di molti sbadigli possano essere archiviati senza rimpianti.
Una finale noiosa ha certificato lo stato di salute del football mondiale, una specie di animale con uno stomaco ipertrofico e le zampe corte.
Qual è la morale? Vincono le pochissime squadre che scommettono sui giovani, e non è poi una grande scoperta. Solo il nostro Lippi aveva la presunzione non dico di vincere ma di giocare con una formazione in avanzato stato di decomposizione.
Mi pare, ma posso sbagliare, che il calcio planetario sia in overdose di tecnica e di strategia: insomma è sempre meno sport e, quel che è peggio, è sempre meno giocato sul campo. Gli schemi prevalgono sull’inventiva, la moltiplicazione di telecamere ci dice tutto su ogni singolo filo d’erba ma non può regalare allo spettacolo la fantasia che non c’è.
Persino in Olanda-Spagna, cioè nella finale della coppa del mondo (la partita più importante degli ultimi quattro anni) ci si è dovuti arrendere al black-out del divertimento, fatta eccezione per qualche sussulto sotto porta o qualche calcione olandese sul petto degli avversari.
E quando alla fine è arrivato il gol della Spagna, gran parte del mondo ha gioito. Perché finalmente era finita.

Porco di qua, porco di là

L’olandese Christien Meindertsma ha impiegato tre anni per seguire tutto quello che origina da un singolo maiale, dopo la sua morte. Ne ha tratto un libro in cui spiega come prosciutti, valvole cardiache, medicine, chewin gum, birra, cosmetici, gasolio, sigarette, porcellana, carta fotografica e munizioni abbiano tutti la stessa origine.

Il mio amico Giovanni

le-5mila-lireUna banconota da cinquemila lire spezzata in due.
Venticinque anni fa.
Una parte a me, una parte al mio amico Giovanni Caminita. Lui partiva per l’Olanda, inseguiva il suo talento di musicista. Io restavo a Palermo, appendevo la chitarra al chiodo e inseguivo un altro mestiere.
Le due mezze banconote erano il simbolo di un’amicizia eterna.
La mia quota di ricordo cartaceo è andata smarrita non so come, non so quando.
La sua c’è ancora. Ieri me l’ha mandata via e-mail (la vedete sopra) per ricordarmi chi siamo stati e chi siamo ancora.
Confesso che mi sono scese due lacrime.
Grazie, caro Giovanni. Per aver preservato dalla distrazione anche la mia parte di affetto.

P.S.
Giovanni Caminita lavora in Olanda con Marco Borsato, che è un idolo delle folle del suo Paese. Ho a casa un dvd di un suo concerto che farebbe impallidire qualunque cantante italiano per arrangiamenti, coreografie e pubblico.

P.P.S.
Scusatemi per l’uso privatissimo di questo mezzo. Probabilmente chi di voi ha la fortuna di avere amici sinceri (e lontani) capirà.