Il ministro impresentabile

C’è un ministro della Repubblica che parla con pernacchie e versacci spesso al limite del comprensibile. Si chiama Umberto Bossi e rappresenta una parte impresentabile della Repubblica italiana, una non-regione, un’entità frutto della paranoia e dell’ignoranza.
Quando lo vedo in tv o ne leggo i rutti sui giornali provo una pena profonda per tutti quegli italiani del Nord che pur essendo certi di vivere in Lombardia o in Piemonte o in Veneto sono costretti a parlare di Padania. Noi del Sud ce ne intendiamo di capipopolo senza ragione, di rivolte strumentali, di inganni storici.
Se gli amici del Nord vogliono qualche consiglio, non hanno che da chiedere. Per noi è semplice: gli manderemo le nostre cicatrici.

Maroni, vieni via…

C’è un equivoco di fondo dietro la partecipazione, imposta quasi per decreto, del ministro degli Interni Roberto Maroni alla trasmissione “Vieni via con me”.  Il diritto di replica è di una parte chiamata in causa, di una parte debole, non di un rappresentante del governo, di un potere forte che sta al di sopra dell’accusa.
Questo è il passaggio fondamentale per capire che quando un esponente di primo piano dello Stato impone la propria presenza in un programma televisivo, per giunta della rete pubblica, si è alla frutta (avariata).
Se un privato cittadino si sente offeso, calunniato, ingiustamente tirato in ballo, deve avere tutti i supporti di legge affinché gli si forniscano gli appigli per un replica che abbia audience adeguata. Quando un rappresentante della Repubblica ha bisogno di forzature da dittatura centroafricana per riuscire a biascicare quattro parole in tv, è segno che si è fatta un po’ di confusione:  un ministro non è un esponente di partito o se lo è – coi tempi che corrono – deve fare in modo da mimetizzarsi in modo che tutti lo possano scambiare per un persona perbene; il luogo deputato per le opinioni sono i mass media, e i rappresentanti politici non possono interferire; nello specifico esibire un fazzoletto verde nel taschino impone una reazione a ciò che quel simbolo rappresenta (divisione, Padania, ronde, celodurismo, tricolori nel cesso, eccetera), che sia una pernacchia o una dignitosa alzata di spalle sarà la sorte a deciderlo. Confido nelle pernacchie.