Il tetto che scotta

movimento 5 stelle sul tetto di monetcitorio

Al netto delle simpatie politiche, delle tare ideologiche, dei risentimenti personali, c’è da chiedersi: ma è mai possibile che un Paese in sbattimento per scoprire come salvare dalla legge – e contro la legge – un vecchio pregiudicato, proprietario di un partito che a sua volta è proprietario di una decina di milioni di voti, abbia la faccia di chiedere il conto a quattro parlamentari incensurati che pacificamente, e per mero interesse della collettività, hanno occupato il tetto di Montecitorio?
Si può essere più Online gokken een Nederlands live casino wordt steeds populairder, met de huidige internet technologie is het mogelijk om met dealers uit een echt casino uw favoriete casinospellen te spelen . o meno d’accordo con la politica del Movimento 5 Stelle, ma sprecare tempo istituzionale per andare a cercare il pelo nell’uovo in una manifestazione che ha comunque qualcosa a che fare con la democrazia, è spaventosamente scandaloso rispetto all’esercizio di incostituzionalità in cui i nostri parlamentari si stanno esibendo per strappare dalle maglie dei codici, delle norme basilari della Repubblica, un personaggio losco e pericoloso come Silvio Berlusconi.
Insomma, il danno economico di un manipolo di parlamentari che si asserraglia sul tetto di un palazzo del governo può mai essere ipotizzato, in una Nazione asserragliata sul tetto della civiltà per evitare che i delinquenti prendano, o mantengano, il potere?

Tra leoni, grilli e pecoroni (molti i pecoroni)

Giorgio Napolitano

Il governo di Re Giorgio II, l’unico sovrano senza corona che succede a se stesso in una repubblica monca, inizia con un ruggito e qualche artigliata. E poco importa se la mano è tremante e lo sguardo è velato dalle lacrime. Il messaggio al Paese e alla Storia è chiaro: non siete stati in grado di muovere un passo da soli e siete stati costretti a chiedere aiuto a un vecchio di ottant’anni, quindi ora si fa come dico io e non rompete i coglioni.
Napolitano è, ironia della sorte, il vero artefice di una nuova stagione politica in cui ci sarà un premier con una tabella di marcia già fissata dal Presidente-Re e in cui la politica sarà chiamata a un’inusitata prova di responsabilità.
La parte più interessante del discorso di insediamento mi è parsa quella dedicata al Movimento 5 stelle con un esplicito distinguo tra piazza e Parlamento, tra rete e democrazia. Il resto (l’appello alle larghe intese, le lodi a Monti, le accuse velate all’innominato Berlusconi, la dichiarazione di inefficienza indirizzata all’invisibile Bersani) fa parte di un copione che sarà sviluppato con soporifera dovizia di dettagli dai giornali: e io non voglio conciliarvi il sonno, adesso.
I grillini dunque. Continua a leggere Tra leoni, grilli e pecoroni (molti i pecoroni)

Il bandito milanese

L’effetto urticante della vicenda di Marco Milanese non è dovuto all’odioso atto di salvataggio compiuto dal governo nei confronti di una persona sospettata di aver commesso gravi reati, ma al ghigno col quale una classe politica distante dalla realtà celebra se stessa. Nei commenti successivi al voto infatti non c’è stato spazio per una spiegazione razionale del no all’arresto, ma si sono registrati solo elogi compiaciuti (o meno) sulla “tenuta della maggioranza”, sulla compattezza del pdl.
Insomma, anziché inseguire i rapinatori si discute, ammirati, sulla potenza dell’auto che ha consentito loro la fuga.