Teniamo lo Stato lontano dai nostri computer

Da più parti si è invocato un ministero per Internet. Monti, per fortuna, ha tirato dritto e non si è lasciato coinvolgere.
Il fatto che la rete sia ormai parte integrante delle vite di molti di noi non significa che automaticamente ci debba essere un dicastero ad hoc (si mangia molto sushi ultimamente e nessuno di noi penserebbe a un sottosegretario al wasabi). Internet è un ambito in cui valgono le regole come altrove quindi non c’è un’emergenza sicurezza. In più la Rete ha quell’allure di clandestinità (finta, eh!) che dà un che di esclusivo ai suoi circoli virtuali: chi mai vorrebbe peccare di ineleganza mettendo un prefetto su Twitter, o mandando gli ispettori da Anobii?
Ve l’immaginate un pachiderma burocratico tra i mille vicoli della rete? Sarebbe un disastro.
Tasse sul clic, permessi d’accesso, tunnel di silicio da Taormina a Bardonecchia, lodo per i pornazzi, legittimo impedimento di mouse, spread di ip, Ici sulla prima homepage, divieto di cumulo di wi-fi…
No, grazie. Per quanto è possibile, teniamo lo Stato lontano dai nostri computer.

Affari di Bondi

Il ministro del dicastero più disastrato, la cultura, dice che non ci sono più soldi, assiste impotente alla protesta del mondo del cinema, al crollo di Pompei e ad altre catastrofi culturali senza però dimenticarsi di assumere al ministero il fratello della sua compagna ed elargire venticinquemila euro di finanziamento all’ex marito di lei dichiarando che si trattava di due casi umani, giustificazione alla moda tra i berlusconiani, e spingendosi a far godere di soldi pubblici anche la banda musicale del paese in cui vive sempre la solita compagna e persino la compagnia teatrale di un paesello vicino al suo, suo di lui non della compagna, e non contento ottiene che a Venezia s’inventi un premio per far contenta una sconosciuta regista e attrice bulgara molto amica di Berlusconi che ha un concetto di sé del tipo “in quanto a popolarità sto tra Papa Giovanni XIII e Gino Bartali” e che per la cronaca fa soltanto Michelle Bonev, non si sa quanto Michelle ma abbastanza Bonev, il che spiega molte cose.

La cultura del cinepanettone

Me ne sono accorto in ritardo, ma c’è una notizia che merita una pausa di riflessione.
La Commissione cinema del ministero dei Beni culturali (quello del poeta Bondi, sì) ha riconosciuto l’interesse culturale del film “Natale a Beverly Hills”  di Neri Parenti. Ripeto: interesse culturale.

Divieto di ricerca

Nel sito del ministero della Salute non funziona il motore di ricerca interno, che è l’unica cosa che serve per consultare un sito istituzionale.