Il web, la politica e le minacce vaganti

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

La busta coi proiettili inviata al vicepresidente dell’Ars Antonio Venturino ripropone il tema del rapporto tra il linguaggio della politica e il seme della violenza, tra la forza del verbo e l’origine di un’intimidazione. Nello specifico, trattandosi di un caso che riguarda un ex esponente del Movimento 5 Stelle, è bene sottolineare che qui nessuno sta cercando di collegare la ruvidità di certe parole di Beppe Grillo al detonatore di un qualunque tipo di violenza fisica. Non esistono cioè delinquenti “in sonno” che si risvegliano, come nel film “Telefon” di Don Siegel, quando qualcuno scandisce le parole cruciali (o magiche, fate voi).
Esiste invece un complesso amalgama sociale che trova nella Sicilia una sua specificità. Continua a leggere Il web, la politica e le minacce vaganti

A proposito del web, della giustizia e della Lucarelli

Oggi su Libero Selvaggia Lucarelli scrive un articolo molto bello sui due pesi e due misure nella lotta contro i delinquenti del web. In soldoni, se sei un politico parte subito l’operazione di protezione, le forze dell’ordine si mobilitano, i provider collaborano; se non lo sei, ti lasciano sbattere vita natural durante. A proposito di vita, l’esperienza della Lucarelli, con le dovute differenze, l’ho provata qualche anno fa quando un paio di cretini decisero di decretare la mia morte modificando reiteratamente la mia voce su Wikipedia: morivo in circostanze misteriose, con qualche psicofarmaco in corpo, a casa di una non precisata donna, con mia moglie nella parte di vedova inconsolabile e anche un po’ imbarazzata. Una cosa gradevole insomma (ne scrissi qui). Sporsi denuncia, indicai IP, circostanze, sospetti: c’era solo da andare a prendere quei malfattori e sottoporli a procedimento giudiziario. Nulla accadde, non ho mai avuto una sola notizia, silenzio.
Quando mi è capitato di criticare sul web una parlamentare nazionale invece, nel giro di un’ora, si è materializzato un agente della polizia postale che ha subito avviato la sua perfetta indagine e scritto in bella grafia il suo compitino. Una giustizia rapida, istantanea, su misura.

La professionalità che dà fastidio

A Palermo ci sono state ripetute minacce nei confronti di Stefania Petyx. Cosa c’è dietro? Semplice, Stefania è una brava cronista (ne abbiamo già parlato su queste pagine). Ai delinquenti e agli ignoranti nulla dà più fastidio della professionalità.

Il buio del parcheggio

lampione a lutto
Da Flickr, foto dell'autrice

di Cinzia Zerbini

“Signora, ci posso dire due parole?”
Mi giro e mi investe un’ondata di couperose attaccata a una faccia che sta sotto un cappello con la scritta Forza Palermo. Rosa e nero.
”Io ci volevo dire, signora, che lei dice sempre: ho pagato stamattina. Ma ora sono le sette di sera e lei ha la macchina posteggiata dalle 9. Perciò lei ha pagato mio zio Michele e non me”.
Lo guardo. C’è un freddo cane nel piazzale accanto alla piscina comunale di Palermo. Di fronte alle tre torri, sede di centinaia di poliziotti. Il vento gelido mi fa volare anche il fondotinta.
“Scusi – rispondo – Cosa vuole dirmi? Devo pagare anche lei? Quindi devo contribuire al mantenimento della sua famiglia con due euro al giorno?”
“Noooo, signora non ci sto dicendo questo. Ci volevo dire che magari può capitare che nell’ora in cui mio zio se ne va e arrivo io, magari, che ne so, uno ci può strisciare lo sportello, magari uno va indietro con la macchia e ce la può investire. Io ce lo volevo dire… Quindi lei deve pagare chi trova all’uscita”.
“Quindi – chiedo e mi stupisco che con questo freddo mi escano ancora le parole dalla bocca – lei mi sta dicendo che se non pago trovo la macchina distrutta?”.
“Noooo signora. Non ci sto dicendo questo. Ci volevo dire che noi siamo venti anni che siamo qui e ci conoscono tutti.  Io ce lo volevo dire perché può capitare che la macchina resta scoperta”.
Mi faccio forza per non piangere e gli chiedo. “Scusi, ma secondo lei questo è un discorso etico? Lei lo sa cos’è l’etica? Io non sono tenuta a pagarla, né lei a controllarmi la macchina.  Le sembra giusto che io devo andare a lavorare anche per lei? Va bene. Siccome qui lei è il padrone e mi minaccia io la macchina qui non la metterò più”.
Finisco la frase e penso ai commenti dei miei amici quando racconterò l’accaduto: ”Ma che dici  al posteggiatore… se conosce l’etica?”
“Signora, faccia finta che io niente ci dissi. Lei lo sa per quanto lavoro io qui, al freddo? E poi io che ci posso fare se il sindaco Cammarata, ‘u governo, non mi dà il lavoro?”.
Mi allunga la mano. “Una buona serata”.
Fuggo via piangendo.