La pubblicità era l’anima del commercio

 

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I dati Nielsen sulla raccolta pubblicitaria in Italia nel periodo gennaio-ottobre 2013.

La neve di Palermo

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Mercato del Capo, a Palermo.

Foto di Lorenzo Matassa.

Io imprenditore, il mercato e la sindrome cinese

di Giuseppe Giglio

La SDA Bocconi di Milano ha tenuto un corso master sul Luxury Market, in particolare quello italiano, dedicato a manager, imprenditori ed industriali cinesi.
Lo svolgimento del master ha avuto luogo nella loro sede di Shangai, e soltanto nella parte finale i corsisti hanno visitato il nostro Paese e alcune realtà imprenditoriali locali, simbolo della nostra eccellenza produttiva, nel campo del tessile, della gioielleria e degli alimentari.
La scorsa settimana sono stato invitato alla tavola rotonda conclusiva, presso la sede milanese dell’università per testimoniare l’esperienza aziendale della mia famiglia, nel campo dei negozi multibrand.
A margine di ciò, ho focalizzato una serie di tendenze che, a mio parere, meritano qualche riflessione.

Scarsa creatività. I cinesi, che hanno mediamente scarsissima creatività e parecchio denaro da investire, stanno cercando di replicare alcuni modelli di sviluppo della nostra economia, per esempio l’offerta di abbigliamento non più (o non solo) attraverso le monolitiche boutique monomarca che campeggiano nelle vie dello shopping di tutte le capitali, ma proprio attraverso piccoli e medi negozianti multimarca, che hanno costituito la spina dorsale del commercio italiano dal dopoguerra a oggi. Continua a leggere Io imprenditore, il mercato e la sindrome cinese

I furbetti della Telecom

staino_sulla_telecom_2Piccole soddisfazioni della vita. L’Antitrust ha multato Telecom per mercato scorretto. In pratica prometteva una velocità di collegamento internet, mediante Adsl, di sette mega che non avrebbe potuto raggiungere nemmeno col pensiero di tutti i dipendenti concentrati sul modem di casa mia. Sono stato un utente della suddetta azienda e a giorni alterni, per qualche mese, ho cercato di protestare per la qualità del servizio. Fin dall’inizio del proclama pubblicitario persino io, che ho una capacità divinatoria simile a quella degli scienziati dell’Istituto nazionale di geofisica, avevo manifestato qualche timida perplessità. Mi chiedevo: come fa un’azienda che non riesce a garantire una comunicazione elementare con i suoi abbonati (cioè uno chiama una centralinista, segnala un problema, lei dà una risposta e amen) a impegnarsi in un programma di comunicazione multipla, ultraveloce, istantanea?
La risposta sta in quel rigurgito di furberia che tanto prende dall’esperienza dei bari al tavolo verde: quando il gioco si fa pericoloso, meglio renderlo ancora più pericoloso perché l’eccitazione è parente stretta della confusione. E nella confusione si arraffa quel che si può.
Solo che prima o poi ti acchiappano e ti riempiono di schiaffoni, per fortuna. E anche se ti costringono a restituire un millesimo di  quello che hai fraudolentemente incamerato, la soddisfazione dei polli che hanno abboccato al tuo gioco è grande.
Quando si parla di signori della truffa persino una semplice tirata d’orecchi è una notizia, in questo Paese. Nell’attesa che arrivi una signora pedata nel sedere. Magari multipla, ultraveloce, con sette mega effettivi di potenza.