Se alla Rai non piacciono i gay

Ciò che dovrebbe destare scandalo nella vicenda del telefilm censurato dalla Rai a causa di una scena in cui si ricostruisce un matrimonio gay in un convento, non è il perpetrarsi di un atto odioso contro gli omosessuali (era già accaduto con I segreti di Brokeback Mountain), bensì la presunzione che tutti gli italiani siano idioti. Continua a leggere Se alla Rai non piacciono i gay

Vai Masi, vai…

Il fatto che  Masi vada a combinare guai lontano dalla Rai è una notizia che dovrebbe riempire di gioia innanzitutto gli elettori di centrodestra. Perché i danni peggiori l’ormai ex direttore generale della radiotelevisione pubblica (pubblica?) li ha causati al sistema nervoso dei simpatizzanti del suo stesso schieramento, quel Pdl che Masi ha ciecamente e ridicolmente servito. Non c’è nulla di più scocciante che vedere affidate le proprie legittime istanze agli sconsiderati: mi metto nei panni di un estimatore del Pdl.
Masi si è impegnato, con ammirevole imperizia, a perorare cause importanti, come quella del contraddittorio in tv, con metodi da Corrida (non la manifestazione spagnola, ma il programma televisivo italiano). Un dilettante allo sbaraglio con stipendio a sei zeri.
Quando ha balbettato in diretta con Santoro, conduttore sgradito alla coalizione di cui Masi è umiliato (e umiliante) alfiere, gli ha regalato il trionfo dell’Auditel. Qualcuno avrebbe potuto pensare che tutto era architettato per portare acqua al mulino della Rai e avrebbe peccato di ottimismo perché un’altra telefonata,  stavolta fantozzianamente bavosa, a un’altra trasmissione – L’isola dei famosi di Simona Ventura – ha invece segnato un declino di ascolti.
Insomma Masi scimmiotta il suo idolo, il Gran Telefonista per eccellenza, senza riuscire a ottenere lo stesso profitto. Promette scintille ai poveri elettori di centrodestra e produce solo flatulenze mediatiche. Che fanno ridere sì, ma alla fine che sollievo quando si cambia aria…

Le regole di Masi

Il direttore generale della Rai Mauro Masi ieri ha telefonato in diretta a Simona Ventura per dire che non si dissocia dall’Isola dei famosi, perché a differenza di Annozero rispetta le regole aziendali.
Ieri l’Isola dei famosi ha avuto 3.101.000 spettatori, col 12,36% di share.
La puntata “incriminata” di Annozero invece ha avuto 7.087.000 spettatori, col 25,72% di share.
Nelle regole aziendali di Masi evidentemente non c’è il buon profitto e il culto del risultato.

Grazie alla Contessa.

LSD, Lodiamo Silvio Dominante

Vediamo di chiarirci le idee. C’è un’emergenza in questo Paese e tutti sappiano come si chiama, quanti anni ha e quali sono i suoi vizi(etti). Eppure in Parlamento un ministro sino a ieri non troppo presente ha animato una discussione sulla casa a Montecarlo del presidente della Camera al quale non è stato sinora contestato alcun reato, mentre nessuno si è rischiato a mettere sul tappeto come si deve la situazione di un premier plurindagato per reati gravissimi.
In tv c’è un patto tacito per edulcorare le vicende scomode del suddetto premier e diluire i fatti, quelli veri, con le cazzate, anch’esse purtroppo vere. L’altra sera l’ineffabile Emilio Fede, mentre venivano resi noti i verbali che lo vedevano coinvolto nel Rubygate, anche come presunto truffatore del premier, discettava di economia e cronache insulse.
Poi arriva un folle come Michele Santoro che tocca il record di ascolti facendo quello che gli altri non fanno, cioè parlare di ciò di cui tutti parlano ovunque fuorché in televisione, e cosa accade? Che il direttore della Rai, cioè colui il quale dovrebbe essere più soddisfatto per il brillante risultato, si dissocia pubblicamente da Santoro durante la trasmissione del Santoro medesimo.
A Pirandello verrebbero le vertigini.
L’Italia di oggi – mi pare che il succo sia questo – è una nazione lisergica: tutto è falsato, non c’è un solo rapporto causa-effetto che vada in porto in modo consono.
Il premier puttaniere e concussore è un eroe perché uno a casa sua può far prostituire chi vuole e, se telefona per far liberare una minorenne non proprio onestissima dicendo il falso, lo fa per bontà d’animo… padre, figlio e spirito santo.
Il direttore biascicante della Rai recita, davanti a milioni di telespettatori, una dissociazione da una trasmissione che se davvero fosse illegale dovrebbe far chiudere con uno schiocco di dita. Nessuno gli ha ancora detto che, alla Rai come nel tinello di casa, più della poltrona valgono i coglioni.
Mentre il conduttore tv si diverte, con abilità, a fare il capopopolo, noi tutti aspettiamo di riprendere conoscenza, schiavi come siamo, ogni giorno, di una nuova dose di intercettazioni orgiastiche.

P.S.
Oggi ho pagato il canone Rai e sono in grado di dire che uno come Masi andrebbe cacciato via a calci nel sedere per manifesta incapacità. Un abbonato ha sempre il posto in prima fila anche per fischiare.

Pregiudicato per disinformazione

L’aspetto della nuova uscita di Minzolini che dovrebbe destare scandalo (e anche un po’ d’allarme) è quello legato alla reiterazione. Cioè – ma è lo stesso Garimberti a farlo trasparire nella sua lettera al direttore della Rai Masi – il fatto di essere un “pregiudicato” della disinformazione.
E’ chiaro anche ai bambini, anche a quelli incolpevolmente berlusconiani, che un direttore può dire la sua su qualunque tema politico, auspicare elezioni anticipate o fare il pesce in barile, ma se quel direttore non perde occasione per tirare la volata al partito di maggioranza allora abbiamo un problema.
Anche perché vale sempre la pena di ricordare al mondo intero il Tg che Minzolini dirige è parte di un costosissimo servizio pubblico che spesso è troppo al servizio e poco pubblico.