Calamandrei, Ferrara e un Capezzone al cubo

Ieri sera Giuliano Ferrara, nella sua trasmissione Radio Londra, ha citato Piero Calamandrei per attaccare Piero Grasso e Luigi De Magistris (e ovviamente Antonio Di Pietro, ma questo non fa notizia). “I magistrati devono essere bocche della legge”, ha  detto dimenticandosi di aver già fatto la stessa citazione due mesi fa, nello stesso programma. Ora sarebbe facile dire che Ferrara ha letto, in vita sua, solo Calamandrei se avesse riferito anche frasi del genere (tutte di Calamandrei, of course):

“La legge è uguale per tutti” è una bella frase che rincuora il povero, quando la vede scritta sopra le teste dei giudici, sulla parete di fondo delle aule giudiziarie; ma quando si accorge che, per invocar l’uguaglianza della legge a sua difesa, è indispensabile l’aiuto di quella ricchezza che egli non ha, allora quella frase gli sembra una beffa alla sua miseria.

Oppure:

Fra le tante distruzioni di cui il passaggio della pestilenza fascista è responsabile, si dovrà annoverare anche quella, non riparabile in pochi anni, del senso della legalità.  Per vent’anni il fascismo ha educato i cittadini proprio a disprezzare le leggi, a far di tutto per frodarle e per irriderle nell’ombra.

Oppure:

Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? (…) Allora il partito dominante segue un’altra strada. Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private.

Sarebbe facile, appunto, dire che Giuliano Ferrara ha letto solo Calamandrei. Infatti così non è. Perché lo ha letto, confrontato, scremato e utilizzato per propria convenienza.
La differenza che passa tra un giornalista e un Capezzone è, appunto, un Ferrara, che per stazza e multitasking politico è una frazione di giornalista e un Capezzone al cubo.