La casetta di carta

La crisi dell’Espresso e le dimissioni del suo direttore sono solo la tappa intermedia di un disastro annunciato e ancora lontano dal suo fatale compimento. Quando nel 2008 mi dimisi dal giornale in cui lavoravo da vent’anni, la stragrande maggioranza dei miei colleghi mi prese per pazzo: non avevo una lira da parte e non ero ricco di famiglia. Però nel mio piccolo avevo un’intuizione, solo quella: il giornalismo italiano aveva imboccato una strada senza uscita. Per motivi che feci miei nelle scelte professionali che seguirono. Il rapporto col web me lo inventai fuori da quell’azienda che aveva addirittura spento il suo sito. Per il lavoro flessibile e delocalizzato non aspettai una pandemia. I podcast e la videocultura li capii allora lavorando come autore per committenti saggi, lungimiranti e ovviamente non siciliani (i grandi gruppi editoriali italiani i podcast li hanno scoperti e/o valorizzati solo da qualche mese). L’infotainment come stabilizzatore di ascolti cercai di portarlo in radio e nel web, ma poteva andare meglio se solo avessi trovato qualcuno un po’ più deciso su questa linea.Insomma oggi siamo dinanzi al disastro, che non è solo quello di una testata gloriosa come L’espresso. E se faccio la figura dello scassacazzi che ammonisce “io ve lo avevo detto”, mi prendo l’insulto ma sono onestamente a posto con la coscienza. Perché effettivamente lo avevo detto e scritto, a raffica, compulsivamente. Tipo stalker del giornalismo. Voci nel nulla, quasi fosse una mia paranoia. Oggi comunque abbraccio i miei colleghi in difficolta. Anche quelli che a quei tempi erano drogati da una sacralità del mestiere che li spingeva a snobbare le nuove tecnologie, a irrigidirsi in questioni sindacali assurde (tipo, premere un tasto in più necessita di un compenso straordinario). O più semplicemente erano talmente occupati a occuparsi del presente che si erano dimenticati che esiste un futuro. O dovrebbe esistere.

Un record tra le gambe

Sepolto il governo fallocratico di Berlusconi, c’eravamo illusi di prenderci una vacanza da argomentazioni spinte, disquisizioni sessuali e battutacce varie. Illusi sì, perché grazie all’Espresso torna prepotentemente sulla cronaca un tema di cruciale rilevanza sociale: i maschi di Venezuela, Sudan e Bolivia sono i più dotati del mondo.
Con un colpo di intuizione giornalistica, la gara a chi ce l’ha più lungo viene quindi sdoganata, dalle caserme alle redazioni il passo è breve e leggero.
Azzardo un pronostico sui prossimi reportage.
Chi piscia più lontano?
Intervista al più potente ruttatore del globo.
Quale popolo produce più escrementi (con grafico a forma di montagna)?

Comunque Berlusconi

Sapete quanto io ami Silvio Berlusconi. Però nell’inchiesta dell’Espresso sulle tangenti pagate dal governo italiano ai talebani c’è un sottotesto che non convince. Continua a leggere Comunque Berlusconi

Toh, si rivede Brunetta

L’Espresso questa settimana si accorge di una notizia non proprio nuova. Però è meglio tardissimo che mai.

La faccia come il sito

ministero innovazione

Se un qualunque cittadino, come me, ieri sera cercava il sito del ministero per la Pubblica amministrazione e per l’innovazione, quello di Brunetta insomma, si trovava davanti all’home page che vedete sopra.
Un sito pubblico, pagato quindi dal qualunque cittadino, che si occupa di un ambito esclusivamente privato: quello che si estende in un’area inclusa tra i problemi di Brunetta e le accuse dell’Espresso.
Ho pensato e ripensato a frasi per esprimere stupore e scoramento. Ne ho scritte e cancellate decine.
Ne è sopravvissuta una sola, in forma di domanda. Questa: ma sono impazziti?

Un muto dice a un sordo

Il Corriere.it oggi riesce nel triplo salto mortale con avvitamento carpiato e piegamento esterno delle ginocchia: dedica cioè ampio spazio alle intercettazioni pubblicate dall’Espresso (nel frattempo ce ne sono delle nuove) ma si guarda bene dal linkarle. Il che è come descrivere un panorama a un gruppo di non vedenti tenendo la bocca chiusa.

Letto anche su Manteblog.

E poi mi aspetti nel lettone

L’audio originale degli incontri tra Silvio Papi Berlusconi e Patrizia D’Addario.