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Il governo degli ignoranti

Tra pernacchie, parolacce e diti medi alzati, il ministro Bossi invoca la rivoluzione in difesa delle pensioni.
Quando assisto a certe performances del lumbard penso che un bell’esperimento sarebbe quello di costringerlo a rispondere a domande tipo: cos’è il Pil? Qual è il participio passato di risparmiare? Cosa significa la sigla Cgil? Il Grande Fratello esisteva prima della Endemol?
Roba da cultura generale, insomma, tanto per osservare la tridimensionalità del personaggio. Perché, gira e rigira, il problema è sempre quello: l’ignoranza.
Cosa volete che possa mai inventare per il bene del Paese uno che non sa nulla di nulla? Continua a leggere Il governo degli ignoranti

Santa Minetti

A Pomeriggio Cinque c’è una strana consegna del silenzio su uno degli inquilini della Casa del Grande Fratello, Filippo Pongiluppi, che è stato fidanzato con Nicole Minetti. Nemmeno un’accreditata opinionista (in questo caso il corsivo, per convenzione, sostituisce un’abbondante dose di virgolette) come Maria Monsé ieri è riuscita ad abbattere il muro eretto da Barbara D’Urso. Niente, di santa Minetti è bene non parlare.

Grazie a la Contessa.

 

Un futuro sottosegretario

Tale Marika Baldini, che ha diritto di parola in tv, informa il suo pubblico che ha da poco scoperto che Freud si legge froid. Forse, se le convergenze politiche lo consentiranno, la faranno sottosegretario alla cultura entro il prossimo anno. Il fisico ce l’ha.

Sgarbi senza sorprese

Dopo il flop della prima (e conseguentemente unica) puntata del suo nuovo programma, Vittorio Sgarbi, pur facendo autocritica, dà la colpa alla Rai perché non sarebbe interessata alla cultura.
E in qualche modo instilla il ragionamento secondo il quale, con questo pubblico, in prima serata hanno successo solo morbosità di cronaca e reality.
Non siamo lontani dalla realtà.
Tuttavia è giusto chiedersi se Sgarbi sia il protagonista ideale per un programma di buon livello culturale. E qui dobbiamo distinguere il critico dal personaggio. Se da un lato Sgarbi, piaccia o no, ha tutte le carte in regola per parlare di arte, dall’altro la sua frequentazione continua di ogni salotto televisivo in cui si discetta di Avetrana come del Grande Fratello, di sesso come di politica, di veline come di santi, lo rende mediaticamente vulnerabile: perché la sovraesposizione toglie appeal, e un personaggio che si rispetti deve (anche) incuriosire.
Invece di Sgarbi sappiamo tutto, anzi sappiamo tutto di ciò che Sgarbi sa.
Il programma su Raiuno doveva essere il contrappeso alla tv di sinistra, la celebrazione della fulgida cultura nazionale, un kolossal costosissimo, il nuovo modello di televisione di qualità.
Gli italiani non l’hanno guardato. Probabilmente perché non era scritto bene, probabilmente perché preferivano qualche tetta e qualche culo, probabilmente perché a nessuno piace aprire un pacco in cui c’è scritto “sorpresa” e trovarci dentro la solita bottiglia di whisky avanzata da Natale.

Speranze

Numeri incoraggianti sulla serata televisiva di ieri.

Grande Fratello: 5.219.000 spettatori (share del 19,98).

Vieni via con me: 9.671.000 spettatori (share del 31,59).

Lo show del peggio

Ho un’avversione ideologica nei confronti dei reality show. Ritengo che gran parte dello schifo nel quale annegano i nostri costumi e la nostra curiosità sia l’effetto del dilagare di questi programmi.
Il Grande Fratello di quest’anno è, secondo Aldo Grasso, ancora più volgare e trash di quello precedente. Non ne ho mai visto una puntata, quindi ci credo a scatola chiusa.
Il problema, secondo me, sta proprio nel concetto di reality show.
C’è una categoria di persone, alla quale mi iscrivo, secondo la quale la realtà può essere raccontata, fotografata, ignorata, presa in prestito o dimenticata. Lo spettacolo delle peggiori vite qualunque ci può anche stare a patto che serva a qualcosa: a imparare, a distinguersi, a confrontarsi, a piangere o a ridere cinicamente. L’unica cosa che, secondo me, non si dovrebbe fare è lo “show del peggio”. E il Grande Fratello va ancora più giù: è lo show del peggio che diventa opinione, termine di confronto.
Al mio paese il peggio oggettivo (perché deve ancora nascere qualcuno che dimostri che nel GF non c’è il peggio) è destinato all’oblio o alle pagine della cronaca. Se il figlio di un camorrista vuole andare in tv può farlo tranquillamente, a patto che il suo legame di sangue non diventi un titolo di merito, un elemento da curriculum che lo ha promosso a discapito del figlio di un qualunque incensurato.
Davanti al Grande Fratello una parte di Italia, colpevolmente lobotomizzata, perde il gusto della critica e la critica del gusto.
Diventa correa del peggio celebrato come il meglio del peggio.

Solo lui?

Il settimanale Chi comunica che Mauro Marin, vincitore del Grande Fratello 10, ha gravi problemi psichici.
A quando un’inchiesta a tappeto sugli altri concorrenti di tutte le edizioni?

La nuova ignoranza

Per motivi di lavoro, in questo periodo, leggo molto di ciò che scrivono i non giornalisti, i non scrittori, i non addetti ad alcuna forma di comunicazione. E mi accorgo di quanto sia sempre più difficile trovare persone che siano in grado, o che abbiamo voglia, di esprimere un concetto in modo semplice. Cioè usando le parole (anche poche) di cui si conosce il significato.
Attenzione: non sto parlando di strafalcioni né di sfoggio di cultura ma, lo ripeto, di concetti.
C’è molta distrazione, si è perso il gusto per i particolari, si digita poco e si copia-incolla moltissimo. Si saccheggia il file altrui persino per inviare una e-mail  a un parente, come se per scrivere “Caro Peppinello, il mal di pancia non mi abbandona da due giorni” ci volesse chissà quale ispirazione.
Si è stitici al limite dell’insopportabilità: lo slang stile telefonino contagia i fogli di word che abbondano di nn, xké, c6, 1 altro.
Si fanno domande senza fornire elementi che possano far decollare una risposta decente: nell’era della comunicazione globale il buon senso, che pure è gratuito, ha pochi clienti.
Non si cerca di sorprendere, la sorpresa ha una controindicazione in chi la deve confezionare, comporta uno sforzo intellettuale. Pratica intollerabile per chi deve scegliere se utilizzare il proprio tempo per rispondere ai finti amici di Facebook o per tuffarsi nello zapping impoltronito del trash pomeridiano.
Il concetto scritto è in decadenza perché ci mette faccia a faccia con quella concretezza che la tv ha sublimato in urla e volgarità. La forza della ragione si piega a quella dell’ugola e per farsi capire è più semplice aggrapparsi all’illusione catodica che al vocabolario.
Morale: prevale chi è più violento, chi è più maschio (anche se donna), chi digrigna i denti; soccombe chi vorrebbe spiegare, chi riflette, chi conosce la differenza che passa tra realtà e reality.
I nuovi ignoranti non sono identificabili per censo, casta, livello di istruzione, appartenenza politica (un tempo accadeva così). La loro categoria è trasversale come la televisione, il Blackberry, il mega screen di Trony e il 1288 che se lo chiami ti dice persino dove cenerai domani e con chi ti tradirà tua moglie.
La crisi dei valori, che pure credevamo apocalittica, è solo un ricordo piacevole al confronto con la nuova emergenza.
Perché? 
Perché la morte dei concetti comporta l’estinzione dei sistemi di relazione basati sulla qualità e sulla logica.
Il futuro è un pianeta lobotomizzato che vibra solo per gli istinti dei peggiori che hanno un palco, dei più abietti che hanno i muscoli, degli avanzi che si sono autoeletti sostanza.
Pensateci, l’avvenire è il Grande Fratello.

Dio ci salvi dall’oroscopo

oroscopo

Appena rientrato in Italia, la notizia che mi ha colpito di più è stata quella che riguarda la sollevazione contro gli oroscopi in tv. Secondo l’associazione dei telespettatori cattolici Aiart (ce n’è una anche di quelli atei?) e secondo l’Agicom proporre trasmissioni che alimentano la superstizione è sbagliato e pericoloso.
D’accordo.
Ma cosa fanno i telespettatori cattolici e i porporati catodici dell’Agicom ogni pomeriggio, domeniche incluse, quando su tutte le reti nazionali va in onda l’immondizia umana di sguaiataggini ben più inquinanti di un qualsiasi segno zodiacale? Prima di far calare la censura sulla Vergine ascendente Coniglio o sul Capricorno, non sarebbe meglio far calare le saracinesche su – andiamo a caso – il Grande Fratello e affini?