No Tav e disinformazione

Esistono due tipi di dinformazione: quella militante, alla Minzolini, e quella per partito preso, travestita da dissenso. Di quest’ultima è maestro Giuliano Ferrara.
Ieri sera il giornalista anti-verità ha riassunto le vicende della Val di Susa pressapoco così: i No Tav sono, nel migliore dei casi, personaggi che si oppongono al progresso, a una migliore circolazione delle merci, e che godono solo ad avere l’ovetto a chilometro zero.
Qualunque persona di buon senso, anche senza sapere nulla delle ragioni contrapposte che stanno alla base dello scontro sul Tav, diffiderebbe di una rappresentazione così semplicistica della vicenda. Ma questo non interessa a Giuliano Ferrara. La sua missione disinformativa non prevede l’esistenza di teste pensanti, al di fuori del suo studiolo. Lui non parla, pontifica. Non vuole telespettatori o lettori, ma fedeli.
Solo che le vie della fede, come quelle del Signore, sono infinite. Quelle del Tav passano attraverso valli e montagne che non vogliono essere sfregiate.

Il Foglio vola via dalla Sicilia e dalla Sardegna

Dal primo febbraio il Foglio di Giuliano Ferrara non sarà più in edicola in Sicilia e Sardegna. Un brutto effetto della crisi dell’editoria, ma anche uno stimolo ad affidarsi al web: il giornale sarà infatti disponibile via internet.

L’alluvione salva Minzolini

Il Tg1 di ieri sera ha parlato di Berlusconi solo alle 20,15, dopo quasi venti minuti di alluvione di postumi di alluvione di riflessioni sull’alluvione e di seguiti sul post-post alluvione. Insomma, la pioggia e le esondazioni hanno salvato il prode Augusto Minzolini che, di diritto e al netto del suo editoriale, ha declassato le notizie sulla crisi del Pdl e sul conseguente destino di questo Paese ad argomento di secondo piano. Peccato che tutti i più importanti organi di informazione del mondo diano ben altro rilievo ai capricci berlusconiani e alle reazioni delle borse mondiali alle voci, ai sussurri di dimissioni.
Poi Giuliano Ferrara, non contento della bufala diffusa poche ore prima quando aveva dato per imminenti le dimissioni di Berlusconi, ha regalato la più insulsa lezione che ci si potesse aspettare da un ascaro a buon mercato: è bene che trionfi la “politica del lieto fine”, ha detto a Qui radio Londra. E’ chiaro a tutti, anche a chi non vede Ferrara, quale possa essere il lieto fine auspicato dall’elefantino.
Insomma una serata preziosa per gli aspiranti giornalisti: è bastato stare davanti alla tv mezz’ora per imparare come non si fa il mestiere. Se fossi un editore ne farei una dispensa da vendere a caro prezzo.

Uova

Giuliano Ferrara a Qui Radio Londra tuona contro gli indignati: “Quelli hanno le uova”, dice alludendo alle proteste contro il parlamento e contro i parlamentari italiani.
Già, quelli hanno le uova. E gli altri? Glielo diciamo noi a Ferrara, ché lui non si è scomodato a indagare.
Gli altri hanno il potere politico che – è acclarato – gestiscono con una disinvoltura quasi criminale: dalla compravendita dei voti alla stesura di leggi su misura del premier, dal favoreggiamento nell’omicidio di questo Paese all’accoltellamento della libertà di espressione.
Le uova sono il minimo quando il Palazzo si arrocca su posizioni anticostituzionali che mettono in pericolo la stabilità della nazione in un momento più che delicato per l’economia mondiale.
Le uova sono per tutti, anche per l’opposizione che non riesce a stare unita neanche per una foto ricordo.
Le uova sono soprattutto per la politica del baratto. Ieri, dopo la prova di forza superata per un soffio, Berlusconi ha distribuito i premi. Totale: due nuovi sottosegretari e un viceministro in più.
Non ci sono uova che bastino. Ve lo dice uno che le adora cucinate in ogni modo (memorabile l’omelette della mia amica Mara) e che odia vederle spiaccicate sui muri.

Nelle fauci di Giuliano Ferrara

A guardare la sfuriata di Giuliano Ferrara contro Massimo Bernardini, conduttore di Tv Talk su Raitre, il telespettatore inciampa in un dubbio: sarebbe stato meglio replicare oppure è stato giusto lasciar perdere.
Se non avete visto il programma e vi interessa approfondire la questione, fermatevi un attimo, guardate qui e poi tornate a queste righe. Continua a leggere Nelle fauci di Giuliano Ferrara

Calamandrei, Ferrara e un Capezzone al cubo

Ieri sera Giuliano Ferrara, nella sua trasmissione Radio Londra, ha citato Piero Calamandrei per attaccare Piero Grasso e Luigi De Magistris (e ovviamente Antonio Di Pietro, ma questo non fa notizia). “I magistrati devono essere bocche della legge”, ha  detto dimenticandosi di aver già fatto la stessa citazione due mesi fa, nello stesso programma. Ora sarebbe facile dire che Ferrara ha letto, in vita sua, solo Calamandrei se avesse riferito anche frasi del genere (tutte di Calamandrei, of course):

“La legge è uguale per tutti” è una bella frase che rincuora il povero, quando la vede scritta sopra le teste dei giudici, sulla parete di fondo delle aule giudiziarie; ma quando si accorge che, per invocar l’uguaglianza della legge a sua difesa, è indispensabile l’aiuto di quella ricchezza che egli non ha, allora quella frase gli sembra una beffa alla sua miseria.

Oppure:

Fra le tante distruzioni di cui il passaggio della pestilenza fascista è responsabile, si dovrà annoverare anche quella, non riparabile in pochi anni, del senso della legalità.  Per vent’anni il fascismo ha educato i cittadini proprio a disprezzare le leggi, a far di tutto per frodarle e per irriderle nell’ombra.

Oppure:

Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? (…) Allora il partito dominante segue un’altra strada. Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private.

Sarebbe facile, appunto, dire che Giuliano Ferrara ha letto solo Calamandrei. Infatti così non è. Perché lo ha letto, confrontato, scremato e utilizzato per propria convenienza.
La differenza che passa tra un giornalista e un Capezzone è, appunto, un Ferrara, che per stazza e multitasking politico è una frazione di giornalista e un Capezzone al cubo.

Nessuno tocchi l’elefantino

Vedo il programma di Giuliano Ferrara, non mi piace, ma sono felice che ci sia (il programma, più che Ferrara). Perché la pretestuosità delle polemiche alimentate da un Pdl a corto di argomenti (che non riguardino barzellette, after hour e vizi privati) è messa a nudo dalla messa in onda di “Qui Radio Londra”, dopo il tg delle 20 su Raiuno. Ogni sera Ferrara attacca magistrati (ieri sera Fabio De Pasquale), opposizione e non allineati senza che nessuno batta ciglio. E il bello è che così deve essere, è giusto che sia.
La democrazia vera si misura tra i picchi delle opinioni, non nelle pianure nebbiose della censura. Non si può invocare il contraddittorio come ingrediente fondamentale del giusto processo alla verità, quando in realtà è solo un condimento del verosimile: le idee non si imbrigliano per decreto legge.
Insomma, le apparizioni quotidiane di Giuliano Ferrara sono la legittimazione di qualunque altro opinionista la pensi in modo diverso da lui.
Nessuno tocchi l’elefantino.

Il rispetto dell’intelligenza

C’è un grande equivoco sulla riforma della giustizia e, nello specifico, sulla questione della prescrizione breve. Diceva ieri sera Giuliano Ferrara: è giusto che un premier debba poter governare senza che i magistrati gli mettano i bastoni tra le ruote perché è fondamentale che porti a termine il ruolo che gli elettori gli hanno dato.
Giusto. Ferrara però glissa sul fatto che le norme portate avanti da questo governo non salvano il Berlusconi premier, ma il Berlusconi cittadino, che è ben altra cosa. In questo modo c’è il rischio che si infranga un principio fondamentale, non scritto e violato quotidianamente dalle Alpi al canale di Sicilia: quello del rispetto dell’intelligenza altrui.

I numeri del Tg1

I numeri sono molto utili per raccontare la realtà. Quella del Tg1 ad esempio.

Durata in minuti del servizio sulle proteste del popolo viola ad Arcore: 0,43

Del servizio sull’altolà di Napolitano al decreto su federalismo: 1,15

Del servizio sul probabile omicidio delle sorelline Alessia e Livia: 1,21

Del servizio sulla richiesta di giudizio immediato per Silvio Berlusconi: 1,27

Dell’intervento in studio di Giuliano Ferrara contro il gruppo l’Espresso e a favore di Berlusconi: 5,45

Le idee di Ferrara

Michele Serra scrive su Repubblica quello che, da ex divoratore di giornali, ho sempre pensato (e che non ho mai scritto, altrimenti sarei Michele Serra).

Se c’è qualcosa da rimproverare a Ferrara non sono le sue idee, per quanto eccentriche e mutevoli. È avere messo un giornale ben scritto a disposizione di una causa mal scritta, quella di Berlusconi.

Via Ppr.