La politica della gonna

Non che i leader stranieri mi chiedano di queste cose, ma ogni tanto magari fanno dei complimenti circa la mia vivacità, sul mio fascino…

“Queste cose” sono le sue cose che influenzano la vita politica di un Paese inopinatamente da lui governato. E’ vero che il sesso non ha esordito oggi nell’agone politico, ma è incontestabile che mai prima d’ora un premier aveva trasformato con un tocco di bacchetta (magica e/o pelvica) le sue concubine in una squadra sapientemente assortita di ministri, deputati, europarlamentari.
Spesso il passaggio dalla storia al mito è questione di vocali: Letta, letto; papa, papi; Feltri, filtro; pena, pene.
Insomma, tanto per essere pratici, le dieci domande di Repubblica dovrebbero essere concentrate in un solo quesito: “Presidente, dal punto di vista prettamente politico conta più la gonna o il pantalone attillato?”.

Silvio Ugolino

“Non vorrei che fossi diventato come il conte Ugolino che mangiava i suoi figli” scrive il sottosegretario alla Presidenza con delega al Cipe, Gianfranco Miccichè, al premier Silvio Berlusconi.
Le citazioni sono sempre un trappolone, specialmente se la materia di discussione è sotto i riflettori della scienza.
In realtà, secondo una teoria abbastanza recente, Ugolino non si cibò affatto della carne dei suoi consanguinei e anzi morì di fame.
Lungi da me l’intenzione di riabilitare il presidente del Consiglio agli occhi di Micciché, ma Berlusconi non è tipo da divorare i suoi figli. Anche perché il direttore di Chi è in ferie e organizzare un servizio fotografico contro quel forcaiolo di Dante Alighieri non è roba che può sbrigare Gianni Letta.